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Parte Quarta — Italia Meridionale
L'i parto nord è, la via naturale del commercio dell'isola, i cui abitatili in numero di 5000 circa danno opera principalmente alia pesca del corallo rinomato, alla fabbricazione del vino e dell'olio, alla pesca del tonno e di altri pasci ed alla caccia delle quaglie. Alla Sirena, in vicinanza dell'/lrco Naturale, del pari clie nei terreni sotto Ànacapri e lungo la piccola Marina, la caccia delle quaglie è, nel maggio e nel giugno, così copiosa clie il vescovo di Capri, il cui reddito principale consisteva anticamente nella caccia, si ebbe il soprannome di Vescovo delle Quaglie. Questi uccelli arrivano nell'isola cosi spossati che si lasciano spesso pigliar con le inani. Si fanno ingrassare, le femmine principalmente, e colte col riso o in arrosto sono un piatto squisito.
Cenni storici dell'Isola di Capri. — Capirne, dal vocabolo tirrenico che significa Capra e forse in allusione alla sua l'orina rassomigliante a quella di una capra, vuoisi fosse abitata in origine dagli Osci e dai Tirreni. Pochissimo però si sa della sua storia prima del tempo di Angusto. Una tradizione, a cui alludono parecchi podi latini ma di cui non si sa spiegar l'origine, la rappresenta come occupata antichissimamente da un popolo detto Teleboì, lo slesso apparentemente che troviamo mentovato quale una razza di pirati dimoranti nelle isole Echinatii sulle coste dell'Acarnama. Virgilio (/£»., vii) ne parla come soggetti ad un re di nome Telone:
Nè tu senza il tuo nome a questa impresa Capri al vecchio lasciando e i Telelioi,
Ebaio, te n'andrai, del gran Telone Fe' d'esterni paesi ampio conquisto,
E de la bella Mula di Sebeto E fu re de' Sarrasti e de le genti
Figlio onorato. Di costui si dice Che Sarno irriga.
Clic, non contento del paterno regno, Tradnz. del Catio.
Di che Silio Ilalico chiama Capri Antiqua saxosa Teloni insula (vii), 543).
Nei tempi storici noi troviamo che 1 isola passò in potere dei Napoletani ed i suoi abitanti pare adottassero e conservassero sino ad un tardo periodo i cositi.ni greci di quél popolo. Ma Angusto, invaghitosi de,H'isola per un augurio favorevole che v'incontrò sbarcandovi, ne prese possesso come parte del dominio imperiale, cedendo in cambio ai Napoletani l'assai più bella isola Aenaria od Ischia (Svet., Aiuj., 93). Pare la visitasse a più riprese e vi passasse quattro giorni poco prima della sua morte.
Ma fu il suo successore Tiberio che diede la principale celebrità a Capri, ponendovi stabile dimora nel 27 di C. e passandovi gli ultimi dieci anni della sua vita. Al dire di Tacito (/bui., iv, 07, ecc.) non fu tanto la mitezza del clima e I ameniià dell'isola quanto la sua giacitura appartata ed inaccessibile che la assicurava dai pericoli e dalle spie, quel che l'indusse a ritirarvisi per coiti mettervi atrocità e nefandezze (sedes arcanorum MMinirm) che hanno reso il suo nome non meno esecrando delle sue crudellà. Come già abbiamo visto, ei vi costruì dodici ville di alcune delle quali rimangono i ruderi che abbiamo descritto (1).
Dopi Tiberio, Conimodo relegò a Capri la moglie Crispina e la sorella Lucilla. Giustiniano diede l'isola ai Benedettini. Nell'8G8 passò in potere degli Amalfitani. Iluggie.ro l'aggregò alla monarchia di cui seguì le vicende. L'ebbero quindi i signori Eliseo Areuceio grande aiiiniiragf'o dello svevo Federico 11 e Giacomo Arcuceio, segretario di Giovanna li, che vi balte moneta col suo stemma e con quello di Giovanna.
Nel 1528 la comprò dalla lì. Curia Girolamo Pellegrino il quale ne assunse il (itolo di conte. Appartenne quindi al II'. Demanio e Ferdinando 1, clic soleva recarsi noli isola alla caccia delle quaglie, vi fondò varie opere di beneficenza, fra le altre, un seniiu irio, una scuola di nautica, un conservatorio di fanciulle addette alle arti e alle scuole normali. A lui si deve lo spianamento delle
(1) Il celebre scrittore inglese John Amh.n'Oton Svmonds, morto nel 1S94, ne'suoi bei Skctcles in Itali/, riferisce: « Il Museo di Napoli contiene un piccolo bassorilievo rappresentante Tiberio con le ben note fattezze di Casa Claudia seduto a bisdosso di un asino con dinanzi un fanciullo. Uno schiavo conduce l'asino e il cavalcatore ad una statua terminale sotto un ulivo. Questa reliquia curiosa, trovata a Capri non ha mollo, mi tornava alla memoria mentre io saliva i pendii ulivali della sua alta villa suH'.lra- Tiberii. È un conforto, fra tanto tragiche memorie nelle associazioni di codesto luogo, pensale all'orribil Tiberio, comicamente seduto a cavallo di un asino! ».