Circondario di Castellammare di Stabia — Pompei
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per quello di mia giovane donna eon denti candidissimi, simili a dne fdze di perle. Non aveva addosso che due monete romane d'argento e allato un bel candelabro di bronzo e una casseruola d'argento con parecchi altri oggetti. Altre botteghe furono sgombrate alla presenza della duchessa di Parma il 14 agosto 1851 ed erano occupate, a quel che sembra, da un fabbricante di colori (pigmentai'ius) posciachè se ne rinvenne una grande quantità in un con pietre pomici di forma emisferica e un bottoncino per maneggiarle, pece, una terra saponosa (hilum fullonicum) di cui servi-vansi gli antichi per lavare le loro vesti di lana, come abbiam visto, e lilialmente un mucchio d'asfalto, bitume noto a Pompei per esser il marciapiede delle. Terme in asfalto.
Dall'altro lato del vicolo sono le botteghe che furono sgomberate, nel 1849, alla presenza di Pio IX e nelle quali fu rinvenuto un gran numero di oggetti curiosi, fra gli altri uu piccolo cinghiale in bronzo di lavoro squisito, due coltelli di ferro, uu bel vasetto iu terracotta, una grande caldaia di bronzo di forma conica, un bacino di bronzo a due manichi di forma elittiea, una colonnina spirale di marmo statuario, un bassorilievo in marmo di pretto stile greco rappresentante un Giovane con cappello ad ampie lese (eansia), la clamide e i colurni, sopra un cavallo focoso e senza freno : egli afferra con una mano la sua criniera e co!l'altra la scutica, o frustino, per domarlo. Secondo il eoinm. Avellino sarebbe Alessandro che doma il cavallo Bucefalo, ora nel Museo Etrusco in Vaticano.
l'anatlcria. — In via degli Augustali s'incontra una Panalleria, iu cui fu trovato un forno, con entro ottantaduo piccie di pane carbonizzato (1), ora nei Musei di Napoli e di Pompei. Il forno, come tutti gli airi in Pompei, era chiuso da un disco in ferro. Il porcellino cotto, conservato nel Museo, fu rinvenuto nella cucina.
Casa dell'Orso. — Piccola ma ben rifornita e già ricca di dipinti e musaici. Nelle pareti, dipinte come tende all'ingresso, Figure alate; ucl mezzo, teste di Pan coronata di pino e di una Baccante. Nella prima camera, a destra dell'atrio, Danae con in braccio Perseo in fasce ed allato due medaglioni con Capra e Paesaggio. Dirimpetto, Narciso, e nei medaglioni Paesaggio e Paniera. La cucina alla sinistra dell'atrio ha due finestre sulla strada. Nel gabinetto della camera seguente, Gallo e Scimmia. Nel pavimento del tablino, musaico con giallo antico nel mezzo.
Casa del Lavandaio (o di Narciso, sulla cui porta è una finestra con cancello o graticcio). — Vi si vede ancora il truogolo in pietra e il focolare con la fuliggine prodotta dal fuoco accesovi da oltre diciotto secoli. In una delle stanze interne si raccolse la bellissima statuetta in bronzo di Narciso, uno dei cimelii del Musco Nazionale di Napoli (vedi pag. 200).
Xuoao Lupanare. — Forma angolo alla congiunzione di via Lupanare con via del Balcone Pensile ed ha ingresso da ciascuna. L'interno è diviso iu celle o camerette ciascuna con un lettuccio in pietra. Nelle pareti, dipinti lascivi e molti graditi ed iscrizioni greche e romane oseenissinic. Vi si saliva dal suddetto vico del Balcone per una porta segreta, e al presente non è. lecito a tutti salirvi.
Proseguendo m via del Lupanare s'incontra a sinistra Albergo dell'Elefante, casetta notevole soltanto per un elefante dipinto sul muro verso la strada con iscrizione che dice esservi tre letti disponibili, con un triclinio e lutti i comodi (cnm commodis). Iscrizione e dipinto obliterali e nulla interessante nell'interno.
Casa di Yedio Sirico (o del Salve Lumini). — In via del Lupanare, anche con ingresso da via Slabiana. Nel tablino si rinvenne un sigillo col nome di Siricitm e sulla soglia verso l'atrio sia scritto sul pavimento in musaico bianco: Salve Lucrum (« ISenvenuto il guadagno » clic fu, é e sarà sempre il primo e vero Dio dell umana razza!). Era la casa di un mercante. A destra del protiro o vestibolo è la cella del portinaio; a sinistra l'esedra, o sala, vagamente decorata di rabeschi e di dipinti architettonici con le figure di Apollo e delle Muse. Vi si veggono inoltre tre grandi quadri di cui quello in faccia rappresenta Ercole ubbriaco coricalo in terra e disarmato delia tiara da quattro Amorini che si sforzano a trarlo su mentre altri quattro recano sitile loro spalle il turcasso dell'eroe, danzando sopra un'ara in fondo al quadro, e come spettatori della scena, Venere con due Ninfe, Bacco, un Fauno e Ire Baccanti. Il secondo quadro a sinistra contiene Apollo e 1 ideano cito
(1) Più pani attaccati assieme colla slessa pasta.