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l'arie Quarta — Italia Meridionale
c due rialzi sui quali collocavansi tini mezzani. Qui si rinvenne mia grande quantità di luto fullonko adoperalo dagli antichi principalmente per lavar le lane e di cui erano sì premurosi che nel 354 di Roma la Legge' Metella stabilì le norme secondo le quali 1 Fulloni dovevano lavar le vesti. Codesto luto, composto principalmente di terre saponacee, sciolto nell'acqua e stropicciato nelle mani, opera come il sapone, toglie il sudiciume e rammorbidisce la pelle.
Lungo il porticato eran le stanze dfei Fulloni, i quali formavano un corpo non ìspregevole come quelli che avevano collegio e sacerdoti proprii. furono essi clic innalzarono nella cripta la bella statua della sacerdotessa Ei)machia. Oltre codeste stanze oravi un forno con un phallus e non marea va l'acqua che altingevasi alla cisterna o scorreva dalla fontana, accanto alla quale era dipinto un fiume appoggiato all'urna ed una donna che andava ad attinger acqua con una brocca. Un pilastro trasportato nel Museo rappresenta quattro Fulloni con gambe ignudo che stanno lavando, e saltano sopra i panni in grandi vasi pieni d'acqua. In un compartimento superiore uno schiavo sta asciugando un pannolino sul quale è una civetta; ed un altro scardassa una mantellina di lana sospesa ad una pertica. Dall'altro lato del pilastro vedesi un torchio con festoni fioriti sotto del quale pone-vansi i panni per digrassarli e spianarli. Finalmente la padrona della Follonica, a quel che sembra, siede in un angolo della sala e sta parlando agli schiavi che sciorinano panni sopra una pertica. Nella sala delle vasche, ove scalpicciavansi i panni, si rinvenne un mncchio di sapone ed una cameretta con residui di legno lavorato che pare appartenessero al suddetto torchio.
In una dispcnsetta nel recesso della easa e tra i frantumi di una cassa di legno furono trovati cinque vasi di vetro, uno dei quali contenente un liquido che, per essersi spezzalo il vaso, andò perduto; in un altro era un liquido vegetale con olio e caviale e in un terzo ulive col loro gambo galleggiante sull'olio. Ili altro luogo scoprironsi grandi vasi pieni di calce, molte caldaie, pali, bacini, candelabri, una sega e due ascie io ferro.
Casa del Fauno. — Già chiamata Casa di Goethe, in onore del sommo scrittore tedesco, perchè fu incominciata a scoprire nel 1830 alla presenza di suo figlio. Fu detta poi del Fauno per la stupenda statua in bronzo del Fauno nell'atrio, ed è una delle case più vaste, più sontuose e più ben distribuite di Pompei, rinomata pe' suoi musaici, per quello principalmente della Battaglia di Alessandro da noi già descritta nel Museo Nazionale di Napoli di cui forma uno degli ornamenti principali.
E una doppia casa che occupa un'isola intiera. L'atrio spazioso e scoperto ha il pavimento di alabastro orientale (opus signinum) e ai due lati sono stanzine da letto con altri appartamenti per usi diversi. Si esce quindi in un giardino con bella fontana marmorea, portici c due tempietti domestici. Separato dal rimanente della casa, il gineceo sta lungo l'impluvio e il giardino, e in esso furono raccolte due armille pesanti, due orecchini, sette anella e un gran numero di monete d'oro, d'argento e di bronzo. Da una delle sale da pranzo si estrassero tre vasi d'argento con manichi, uri braciere in bronzo, molti vasi del medesimo metallo e di forma elegantissima ed un piede di letto in avorio di magistero bellissimo.
La casa non ha grandi dipinti murali e la sua ricchezza principale consiste, come abbiam detto, ne' suoi pavimenti a musaico. Un'altra sua singolarità si è quella che le sue pareti sono foderate di lamine di piombo inchiodate con perni di ferro le cui capocchie sporgenti sorreggevano lo stucco che rivestiva le pareti. Sembra che gli Antichi si premunissero a questo modo contro l'umidità.
La sala dei banchetti e delle danze sta fra il giardino e il viridario. Questo superbo appartamento non è chiuso che da piccoli lali, mentre il grande che dà sull'atrio e serve di via alla sala va ornato di due colonne corinzie dipinte in rosso ; il lato opposto impedisce l'accesso al giardino senza impedirne la vista. Codesto triclinio ha sopra i due lati due aje quadrate con portici, uno dei quali con ventotto colonne e 1 altro con quarantadue.
Gli scavi nella Casa del Fauno hanno tratto in luce ricchezze artistiche inapprezzabili 11 tablino aveva per pavimento il predetto famoso musaico della Battaglia di Alessandro con Dario, il cui fregio rappresenta il fiume Nilo, co' suoi pesci ed anlibii. Nel primo triclinio fu rinvenuto il bel musaico d Aeralo o del Genio di Bacco che doma la Pantera, simbolo ingegnoso della virtù del vino, e quello del leone lasciato dov'era perchè guasto. Vi fu inoltre scoperto il musaico del magnifico festone di fiori e frutta con maschere sceniche di espressione vivente e quelli non meno stupendi del gatto che