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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Napoli
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1896, pagine 450

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Circondario di Castellammare di Slabia — Pompei
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   Il ninfeo, o bagno, è piccolo ma ben conservato, con nn cortile ornato ai due lati da un portico con colonne ottagono. In fondo un'ampia vasca all'aria aperta pei bagni freddi. Precedeva Vapodilcrio, o spogliatoio, in cui si deponevano le vesti e seguivano il frigidario e il tepidario la cui finestra era guernita di lastre di vetro doppio. Nel ninfeo, come vedesi, pare che una sola persona potesse prendere il bagno e la stufa ed adoperatisi per bagno freddo, tiepido, caldo, a vapore o a doccia. La sala annessa doveva servire di vestiarium o guardaroba, posciachè vi furon trovate stoffe polverizzate e residui di armadii e di tavole carbonizzate.
   Dalla galleria suddescritta si pon piede in un triclìnio estivo, con allato il gabinetto per lo schiavo di guardia, e si scende nel piano inferiore, in un ampio cosidetto oecns ajzicenv.s, che serviva, al dir di Vitruvio, al doppio uso di triclinio e di sala di conversazione. Tutte le finestre di quest'appartamento schiudevansi quasi a livello del suolo e lasciavano vedere il giardino, i terrazzi e il vasto orizzonte del mare e del Vesuvio. Una scalinata conduceva all'appartamento delle donne o gineceo.
   Annessa al corpo dell'edifizio è una specie di casa campestre con tutte le sue dipendenze: la cucina, il forno, l'alloggio degli schiavi coltivatori e del colono, la scuderia e altri accessorii. Vi si rinvennero quaranta pezzi di lastre di vetro fittissimo, che guernivano le finestre, una quantità di vasi-, un'anfora piena di miglio, un'altra con lina breve iscrizione ad inchiostro, uno scheletro d'uomo poco lungi da un altro di capra, con la sua campanella al collo, lucerne e variistrumenti campestri, monete evasi di vetro. Sotto il portico un focolare con suvvi una casseruola in bronzo col suo coperchio ; una bottiglia impagliata era ancora appesa ad un chiodo nel muro.
   Dal piano a livello della strada comunicavasi con quello del giardino in due maniere: da un lato pel corridoio a dolce pendìo riserbato alle persone di servizio e dall'altro lato per la scala della parte opposta che formava la comunicazione frequentala più particolarmente dai padroni come rilevasi dalla sua situazione interna. Un portico rialzato circondava il giardino ed alla sua estremità occidentale aprivasi una sala ben decorata. Una fontana, alimentata dall'acqua della cisterna, corrispondeva col serbatoio dell'appartamento soprastante. Il portico andava inoltre fornito di sale, di triclinii e di altri appartamenti ornati nella maniera più graziosa e squisita. Disgraziatamente i dipinti deteriorarono con una rapidità desolante, ma se ne possono veder le copie nel Musco Nazionale c in un volume dell'Accademia di Napoli in cui sono riprodotti in gran parte.
   In questi appartamenti trovaronsi duo scheletri : uno aveva accanto ventitré monete in bronzo dell'imperatore Galba e l'altro una moneta in oro di Nerone, quattro orecchini in forma di spiccili d'aglio, quarantatre piccole monete di argento, una cornalina ovale con inciso un cocchio tratto da due cervi e guidato da un genio alato con in mano lo scudiscio : tutti questi oggetti erano rinchiusi in un panierino conico tessuto di vimini (fiscella).
   Per un andito elle va ad una delle scalinate si scende nei sotterranei sotto i portici, i quali formano un cripto-portico, o galleria sotterranea rischiarata da spiratoli a fior di terra. Doveva essere la Cella vinaria o cantina, posciachè vi si trovarono molte anfore addossate al muro e sepolte nella sabbia. Lo scavo riuscì malagevole e faticoso sì perchè il terreno arrivava sino alla vòlta ed era molto compatto e sì ancora a cagione della mofela o gas acido carbonico che sprigionavasi da osso. All'ingresso di questa galleria, che gira attorno al giardino, furon trovati diciotto scheletri di persone adulte, uno di una fanciulla e un altro di un bambino. Erano tutti in un gruppo e i corpi avevano lasciato la loro impronta nella cenere come in una matrice e le vesti consunte e frammiste al terreno serbavano ancora le trame diverse. Molti avevano le teste coperte dai panni secondo l'usanza degli Antichi nel rassegnarsi a morire. Furono trasportati nel Museo varii pezzi del terreno indurato c vi si ravvisarono le impressioni di alcune membra, fra le altre delle poppe protuberanti di una giovine donna e della testa di una fanciulla a cui aderivano ancora i capegli.
   « Si raccolsero accanto ad essi — narra Gaetano Nobili — gli oggetti seguenti: in oro, due annille a piastre ritorte in cerchio ; un monile a catenella donde pende una bolla e che si allaccia per mezzo di un uncinetto fissalo alla bolla da cui pendono due altre catenelle più corte le quali finiscono in painpano; altro monile o vezzo formato da doppio intreccio di piastre, cui sono incastonati uovo smeraldi ed una lametta pendente; un anello a pietra verde ovale coli intaglio di una testa; altro anello con opale piccolissima, coll'intagiio figurante un vaso; due altri anelli semplici con incisione,