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l'arie Quarta — Italia Meridionale
dal livello del mare. Le porte chiudevano la via rotabile e la via pei pedoni versola città. L'architettura della porta è intieramente romana e costruita di mattoni e di lava in istrati alternanti. L'arco centrale era difeso esternamente da una saracinesca che abbassavasi per iscanalature di cui veggonsi ancora le traccio e internamente cliiudevasi con porle a due battenti. Nel caso clic la saracinesca fosse presa, gli assediati potevano scagliar freccio contro gli assalitori. 11 tutto era rivestito di stucco bianco sul quale furono trovali scritti, in lettere rosse o nere, annunzi di ludi gladiatori e notizie pubbliche. Un orologio solare in marino fu rinvenuto fuori della porta nell'angolo formato dall'ingresso a sinistra e dalle mura della città. A sinistra di codesta porta vedesi una delle porzioni meglio preservate delle mura di Pompei, un bel modello dell'antica muratura consistente in istrati orizzontali di massi del più antico tufo vulcanico simile a quello che si estrae nei dintorni di Napoli. Oltre la porta stendevasi l'ampio sobborgo detto Panus Awjustus Felix.
Strada dei Sepolcri (fig. 103). — E un'ampia strada fiancheggiata ai due lati da tombe varie di forma e stile e elio rammenta, comecché in proporzioni minori, le classiche glorie della via Appia di l'ionia. Bellissime da questa strada sono le vedute del golfo e delle eontrade adiacenti.
A destra presso la porta, piedestallo di una statua equestre e, a sinistra, Tomba dell' Alt gustale HI. Cerrinius Reslìlutus, piccola nicchia a vòlta, la quale fu trovata, quando fu aperta, ornata di dipinti. La storiella dello scheletro dì un soldato in piena armatura rinvenutovi la fece considerare una garretta per le sentinelle; ma, non essendovi ricordo autentico di un siffatto scheletro, la leggenda del soldato romano elio muore al suo posto sotto le ceneri e i lapilli durante l'eruzione vesuviana vuoisi relegar fra le favole.
Seguono due emicicli con le tombe di Aulo Vejo e di Porcio. Appiè del primo è una pietra ritta che ricorda un deereto dei Decurioni concedente a RI. Porcio un tratto di terreno di 1 mq. Un'altra pietra reca il nome di A. Vejo a cui fu concesso del pari un tratto di terreno. Il secondo emiciclo del diametro di 5 mq., con un banco sorretto alle due estremità da una zampa di leone, ha un'iscrizione che dice qualmente i Decurioni decretarono un luogo di sepoltura a Marnmia figliuola di I'(orcio) sacerdotessa pubblica.
Dietro quest'emiciclo è la Tomba della sacerdotessa Mammia. Sta in un cortile a cui si sale per una scala da un chiuso detto, dalle molte maschere rinvenutevi, Tomba dei Commedianti. È una tomba quadrata in muratura stuccata con in fronte le colonne. Le pareti interne erano dipinte a rabeschi ed avevano undici nicchie nella maggiore delle quali era un'urna in terracotta rinchiusa in un'altra di piombo. Nel circuito della camera erano sedici piedestalli che reggevano cippi ed uno nel centro su cui stava probabilmente l'urna principale. Parecchi cippi furono trovati nel eliiuso fuori della camera coi nomi, fra le altre, della famiglia fstacidia. Un altro chiuso dietro, in eui fu rinvenuta una grande quantità di ossa scmiarse, era probabilmente un Ustrhnim o luogo di cremazione dei cadaveri.
Dirimpetto, a destra, la tomba semplice di T. Terenzio circondata da un'area in cui erano le ceneri. L'iscrizione sulla tomba suona: ,< A T. Terentius Felix Major, figlio di Tito della tribù Menennia, Edile. Il Comune gli concesse il luogo con 2000 sesterzi. Fabia Sabina, figliuola di Probo, moglie sua ». — ludi la Tomba delle Ghirlande, semplice dado d'o/ws incertum rivestito di lastre di tufo stuccate, con agli angoli pilastri corinzi, fra i cui capitelli intrecciami ghirlande; dai primi tempi della colonia romana.
Dirimpetto, a sinistra, la cosidetta Villa di Cicerone, semplicemente dal fatto ch'ei lasciò scritto in parecchie delle sue lettere clic possedeva una villa in Pompei : ma, da un'iscrizione rinvenuta nel giardino, questa villa pare che sia probabilmente di certo M. Crapus Frwji, di cui rimangono gli avanzi di un portico sontuoso. Certo è ad ogni modo clic essa ora una splendida dimora, dacché nelle sue rovine furono dissotterrati alcuni de' più bei musaici e dipinti che sono ora nel Musco Nazionale di Napoli, fra i quali il celebre dipinto delle otto Danzatrici e i due musaici con soggetti comici elio portano il nome di Dioscoride di Samo. La sua situazione doveva essere mirabile e superiore anche a quella della Villa di Diomede.
A destra : Sepolcro del p,,i di vetro, di cui più non esiste che la parte inferiore di massi riquadrati. Nella piccola cella fu trovalo il prezioso vaso di vetro con la vendemmia, ora nel Museo