Circondario di Castellammare di Stabia — Pompei
293
L. Frontone suo figlio, costruì a sue spese il calcidico, la cripta ed i portici e li dedicò alla Pietà e alla Concordia Augusta. Il grande atrio verso il Fòro (il calcidico) che serviva di piccola F>orsa, è lungo m. 59.30 e fondo m. 42.50 ed aveva sedici colonne di travertino con pavimento e facciata rivestiti di marmo. Quattro statue e due tribune con le loro scale decoravano il muro ov'è la porta d'ingresso. Nelle due prime nicchie, a sinistra della porla, stavano le statue di Enea o di Romolo e nelle due altre, a destra, stavano forse quello di Giulio Cesare e di Augusto.
Varcata la porta principale, ch'era circondata di ornati marmorei delicatissimi rappresentanti una Vite con foglie ed uccelli che conserva usi nel Museo Nazionale di Napoli, si pone piede in un'ampia corte aperta (lunga m. 38 e larga in. 19.50), il cui pavimento era anticamente di marmo e con in mezzo una cisterna con piccoli bacini nell'orlo. Codesta corte era circondata da un portico con cinquantotto colonne marmoree, e in ambedue, durante l'estate, si faceva, certo, il commercio delle stoffe. Di fuori, il portico aperto era circondato da una grande galleria coperta (cripta) divisa in campi gialli e rossi con dipinti in mezzo piccoli paesaggi e con dieci finestre che aprivansi nell'interno. Dirimpetto all'ingresso un niccliione semi-tondo già con la statua àcìh Concordia Augusta (coi lineamenti di Livia), e nelle due nicchie laterali, le statue, al certo, di Tiberio e di suo figlio Drusa come nel suddescritto Macello, per porre l'edilìzio sotto la protezione imperiale. In un'altra nicchia quadrata, di dietro presso l'uscita, la bella statua (copia in gesso dell'originale che ammirasi nel Museo Nazionale in Napoli) della suddetta sacerdotessa EumacMa dedicatale dai Fullones (folloni o gualchierai che dànno opera alla sodatura dei panni). Nel lato sinistro della nicchia vedesi la celebre Porta dipinta per far simmetria all'altra dirimpetto.
Per una via transversale si arriva quindi alla cosidetta Scuola del Verna, una gran sala quadrangolare, lunga m, 21 e larga 17, la quale esisteva già ai tempi Sannitici e serviva certamente ad usi pubblici. Sembra vi si adunassero i comizi e vi si entrava per una porta che dava nella strada verso la quale è rivolta la tribuna (suggesto) in cui sedeva il magistrato delegato a raccogliere i voti.
Tre Tribunali. ¦— Tre sale contigue, spogliate intieramente dei loro ornati ma di bella costruzione (opus incerlum, con angoli e facciata in mattoni incrostati di marmo di cui conservansi ancora frammenti). La sala in mezzo termina con un muro diritto e le altre due in emiciclo. È da supporre che una di queste tre sale, quella di mezzo probabilmente, servisse alle adunanze del consiglio municipale e le altre fossero uffici o tribunali.
Tempio della Fortuna Angusta (fig. 190). —Dedicato alla dea Fortuna, protettrice dell'imperatore Augusto (secondo un'iscrizione nell'architrave), da Marco Tullio figlio di Marco, a proprie spese e su terreno proprio. Il collegio sacerdotale dei Ministri Fortunae Auguslae, fondato nell'anno 3 di C., componevasi di schiavi e liberti che attendevano per commissione dei duumviri al servizio del tempio. Il quale è un tempietto spogliato di tutti i suoi marmi ma di pittoresca costruzione, lungo solo m. 24 e largo 9, senza recinto particolare. Due scalette a destra e a sinistra sono interrotte da un pianerottolo per l'altare dei sacrifizi ; sopra queste due scalette una scala di nove gradini mette all'atrio, già con quattro colonne corinzie. In fondo, la nicchia col piedestallo della statua della Fortuna, fra due pilastri corinzii. Nelle quattro nicchie delle mura laterali stavano certamente le statue di Augusto e della sua famiglia. Fuori, i muri della cella, già rivestiti di marmo, sono ornati di pilastri e sono alti ancora in. 4.50.
All'angolo nord-ovest del tempio della Fortuna dividonsi le strade : a destra la strada della Fortuna ; in mezzo l'aristocratica strada di Mercurio, con all'ingresso un arco con la statua di Caligola e a sinistra la strada delle Terme che inetto allo
Piccole Terme. —• Isola rinchiusa fra quattro strade sopra un'arca quadrata, irregolare-, larga davanti m. 49.50, dietro m. 28.30. Un'iscrizione trovata in vicinanza nomina L Cesio, C. Vaio e L. Nirenio (un duumviro e due edili) quali ufficiali sotto la cui direzione furono costruite, a pubbliche spese e per uso pubblico, le Terme. L'architettura, corrispondente a quella dell'Anfiteatro e del Piccolo Teatro, le dimostra del tempo posteriore allo stabilimento della colonia di Siila.
Le Terme avevano divisioni speciali pei bagni degli uomini c delle donne. L'ingresso conduco subito per un andito a vòlta M'Apodijterium (spogliatoio) del bagno per gli uomini, lungo ni. 11.50 e largo m. 6.80. Sotto l'antica vòlta a botte correva un ricco cornicione stuccato c dipinto (di cui