3-20 l'arie Quarta — Italia Meridionale
Alle ore 17 del 23 novembre dell'anno 70 di 0., il Vesuvio, credulo esausto da secoli, come ora l'Epomeo nell'isola d'Ischia, scoppiò improvviso con tale una violenza, che si squarciò il cratere antico e vomitò tanta copiadi ceneri e lapilli clic rimasero sepolte Pompei, Ercolano, Stallia, Resina, Oplonto, Taurania e Veseridc. Questa terribile eruzione, la prima ricordata negli annali romani, durò tre, giorni intieri. Dione Cassio e Plinio il Giovine, nelle sue note Lettere a Tacito, narrano le ambascio dei miseri abitanti, i quali ad altro non pensarono naturalmente che a porsi in salvo verso la marina.-
Dei Pompeiani, i quali, secondo il computo attendibile del senatore Fiorclli, sommavano a circa dodicimila, la maggior parie scamparono fuggendo a piedi, a cavallo o sopra carri. I morti dentro la città, in proporzione agli scheletri rinvenuti sinora, si possono ragguagliare da cinquecento a seicento, ricoverati la più parte o rimasti dentro le case mentre grandinavano i sassi e i lapilli, chi schiacciato sotto le rovine, chi asfissialo in luoghi chiusi, o consunto miseramente dalla fame. Trova-ronsi spesso scheletri con qualche lucerna accanto o pel buio notturno o per la fitta oscurità di quei giorni fatali, e non di rado stretti in un gruppo di due o più.
Avuta contezza della calamità della già fiorente Campania, l'imperatore Tito Vespasiano venne in soccorso delle città disgraziate, e con paterna sollecitudine si occupò dei cittadini superstiti.
Rimasta intanto Pompei non intieramente sotterra, perchè dalle ceneri, dalle scorie e dai lapilli eruttati sopravanzavano molti tetti e sommità di muri, i Pompeiani scampati poterono riconoscere facilmente il luogo delle proprie case, dei tempii, del Fòro, ecc., ed estreme le statue, i marmi e gli oggetti di maggior valore che vi avevano lasciati. E fra le incertezze dei tempi posteriori quel che sappiamo di certo si è che la sepolta Pompei fu esplorata e frugata in certi punti a più riprese. Ancora nel regno di Alessandro Severo, furono dalla città estratti marmi e colonne ; e non rimane dubbio clic in quello e nei tempi posteriori furono tolte dal Fòro e da altri pubblici edilizi le statue che mancano sui piedestalli e nelle nicchie.
1 secoli e le eruzioni successive del Vesuvio vi accumularono altre sabbie, terre e detriti, che, divenute poi, per le alterazioni naturali, atte alla coltivazione, fecero si che tutto il suolo fosse tramutato in campi e vigneti, non altro avanzando della città sepolta clic una ricordanza dubbiosa nel nome di Cieitas continuato a quel luogo sino ai tempi moderni.
Scoperla di Pompei e scavi successivi. — Come già abbiamo visto d'Ercolano, anche la scoperta di Pompei fu casuale. Nel 1749 alcuni contadini, cavando fosse per piantar vili in un podere di certo Filippo Iran, situato a pie del Vesuvio, nei suddetto luogo di Civitas presso Torre Annunziata rinvennero alcuni oggetti antichi ed una lapide clic faceva menzione di Pompei. Era l'Anfiteatro.
Nel 1750, in quel medesimo luogo, detto dai contadini il lìapillo e nel medesimo podere Iran, si trovarono due piccole pitture con uomini e donne, e nello stesso anno, in altro podere detto Vocagiro, vaiii frammenti con dipinte alcune figurine e paeselli e ventiquattro chiodi di bronzo per usi diversi. Nel dicembre del medesimo anno fu tratto fuori un pavimento in musaico. Nel 1751, da una grotta detta del 31oscardello, si estrassero alcuni vasi di bronzo, un candelabro, una statuetta, uiia cote e parecchi altri oggetti.
Continuarono gli scavi (fig. 182), ma non cosi attivamente come in Ercolano ed a Stabia; ciò non di manco nel 1751 si scopri la casa doviziosa di certa Giulia Felice, figlia di Spurio, come dice l'iscrizione ora nel Museo Nazionale, casa che fu poi ricoperla secondo l'uso di quei tempi. L'iscrizione, una delle più singolari, porge un'idea dell'opulenza di alcuni Pompeiani e dell'estensione del commercio di quella città ed è, in italiano, del tenore seguente : « Nei fondi di Giulia Felice, figlia di Spurio, si affittano dall'I al 0 degli hlj di agosto un appartamento per bagni, un venenum (sala di ricreazione dopo il bagno) e novecento botteghe (nongentum tabernae) con pergole (loggie ove ì venditori mettevano in mostra le loro mercanzie), per cinque anni consecutivi ». L'iscrizione termina con le iniziali in maiuscolo delle seguenti parole: Si Quis Dumi Lcnocinium Exerceal Non Conducilo, clic suonano in italiano : Se si stabilirà in questa casa vn postribolo la locazione sarà nulla. Dal che si vede che non c'è proprio nulla di nuovo sotto il sole e che gli antichi padroni di casa di quei tempi remoti pigliavano le loro precauzioni come gli odierni. La casa di Giulia Felice fu la prima scoperta intieramente in Pompei ; era di forma quadrata e il suo vestibolo aveva un bell'ordine di pilastri stuccati a somiglianza del marma, con capitelli d'ordine corinzio. Vi si