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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Napoli
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1896, pagine 450

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Par te Quarta — Italia Meridionale
   capo Circeo alle Calabrie, dell'interno del paese sino agli Apennini, del vicino Posi-tano, del Vesuvio e delle pianure beate della Campania sino agli Abruzzi, forma una prospettiva clie non ha pari al mondo. La discesa da monte Sant'Angelo si può anche compiere in tre ore verso Sorrento
   Il predetto monte o Ripiano di Faito (1103 ni.) merita un'ascensione in due ore circa da Quisisana e dal campo della Ceppane» Dalla vetta si gode di una veduta stupenda della penisola di Sorrento, cinta dal mare e vestita di folti oliveti, delle isole delle Sirene e di Capri. Anche dal monte Coppola, a cui si sale per bello strade fra i boschi, apronsi superbe vedute sul golfo di Napoli e sul Vesuvio.
   Quisisana. — E dacché abbiala tocco di questa superba antica villa reale, descriviamola brevemente. Essa appartiene ora alla città di Castellammare e il castello reale fu trasformato, non ha gran tempo, in Grand-Hotel Margherita con 150 camere. Vi si sale lungo ombrosi viali di castagni, di ontani, di quercie, al mormorio dei ruscelli e delle fontane e vi s'incontrano niolini e villini in situazione pittoresca ed alcuni curios per le loro iscrizioni. La sua altezza sul mare è di 180 metri.
   Carlo II d'Angiò prose in affetto Castellammare per l'aria salubre che vi si respira e, ricuperatavi la sanità, vi fondò un palazzo che chiamò Casasana (trasformato poi in Quisisana o Qui si guarisce); vi fece anche costruire un convento per l'ordine riformato di San Francesco e concesse molti privilegi ai nobili di Castellammare.
   Anche per motivi di salute amò questa città re Roberto d'Angiò, il quale, dimorandovi del continuo, vi fece edificare ben dodici chiese ai dodici Apostoli ed un monastero di monache nel luogo detto ora Valacaia. Ampliò anche Quisisana si che ne fu creduto erroneamente il fondatore.
   Abbandonata dai principi successivi la villa di Quisisana fu riabbellita di molto da Ferdinando I finche il dittatore Garibaldi la converti in un ospedale pei suoi volontarii. Ora è divenuta, com'è detto più sopra, un grande albergo.
   Fiumi. — Il fiume principale del circondario (li Castellammare, del quale abbiamo già trattato nell'introduzione alla provincia di Napoli (vedi pag. 29), è il Sarno. Ai tempi di Belisario e di Narsete il Sarno avea nome Dragone e nella sua pianura Teja, re dei Goti, fu sconfitto dai Greci sotto il comando di Narsete. Vi stette a campo Guiscardo e nel 1132 il re Ruggiero vi fu sconfitto dai Baroni. Vicino alle sue sponde Carlo I d'Angiò fece edificare l'abbazia di Iìeal Valle per un sogno che aveva fatto prima della battaglia di Tagliacozzo in cui fu vinto Corradino, e di quest'abbazia veg-gonsi ancora le rovine imponenti.
   Nelle pianure irrigate dal Sarno avvenne una battaglia fra l'esercito di Alfonso I di Aragona e quello di Ferdinando figlio di Renato d'Angiò; e qui fu anche sconfitto Giovanni d'Angiò venuto con un esercito poderoso per ricuperare e togliere il regno a Ferdinando di Aragona. Sul Sarno finalmente fu sconfitto nel 14G0 Ferrante.
   11 governo Borbonico divisò di somministrare col Sarno acqua sufficiente alla sua polveriera di Scafati e di renderlo nell'istesso tempo navigabile sino al mare bonificando le campagne. Notevoli fra ì lavori eseguiti i cinque ponti in ferro per strade comunali ed uno sul vicino canale Botturo, oltre un ponte grandioso in muratura. Nel 18S4 Alfredo Cottrau di Napoli gittò sul Sarno, largo 24 metri, un ponte di acciaio politeti-agonale di costruzione rapidissima, composto tutto di quadrilateri d'acciaio del peso ciascuno di soli 90 chilogrammi. Il suddetto ponte in muratura, a tre arcate, potrebbe far figura in una città per la finitezza del lavoro in pietra ed in mattoni. Ha nel mezzo iscrizioni in bronzo e la pianta, riprodotta con la galvanoplastica, del Sarno prima e dopo la sua rettificazione.
   Yalle del Sarno. — I'uossi considerare come tale la parte meridionale della grande pianura della Campania, avente a destra il Vesuvio, a sinistra i colli di Nocera e Castellammare, nello sfondo i inoliti di Sarno, sui quali si erge il pizzo d'Alvano a