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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Napoli
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1896, pagine 450

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Par te Quarta — Italia Meridionale
   nò in occasione della colonizzazione della Campania nel 336 av. C.; essa seguì probabilmente la sorte della sua potente vicina Capua, quantunque la sua indipendenza sia attestata dalle sue monete.
   Nella seconda Guerra Punica gli Atcllani furon dei primi a dichiararsi in favore dei Cartaginesi dopo la battaglia di Canne, sì disastrosa pei Romani (Liv., xxn, 61 ; Sil. Ital., xi, 14); e però quando caddero, dopo la presa di Capua nel 211 av. C. in potere dei Romani, furono trattati severissimamente. I principali cittadini ed autori della ribellione furono messi a morte, mentre del rimanente degli abitanti la maggior parte furono venduti quali schiavi ed altri rimossi e trasportati in colonie lontane. L'anno seguente (210) i pochi abitanti rimasti furono costretti ad emigrare a Calatici, altra città della Campania sulla via Àppia, situata fra Capua e Benevento, e gli abitanti di Nuceria (Nocera), la cui città era stata distrutta da Annibale, furono stabiliti in lor vece in Àtella (Liv., xxvi, 16, 33, 34, ecc.). Dopo di ciò par rifiorisse rapidamente e Cicerone ne parla come di un'importante e prospera città municipale de' dì suoi. Essa, non sappiamo per quale ragione, era sotto la protezione del grande oratore (Cic., de Leg. Agr., ir, 31 ; Ad Fani., xiii, 7, ecc.).
   Sotto Augusto, Àtella ricevette una colonia militare; ma continuò ad essere soltanto una città di grado municipale ed è annoverata da Strabone (v, p. 249), fra quelle più piccole della Campania. Continuò ad esistere qual sede episcopale sino al secolo IX, ma era allora assai scaduta: nel 1030 dell'era volgare gli abitanti furon rimossi nella vicina città di Aversa fondata dal conte Rainolfo, normanno. Alcuni ruderi delle sue mura ed altre rovine sono ancora visibili in un luogo a circa 3 Va chilometri da Aversa presso il villaggio dì Sant'Arpino o Saut'Elpidio, denominato Cast elione, ed un'antica chiesa nel predetto villaggio di Sant'Arpino addiniandasi tuttora Santa Maria di Atella, ufficiata un tempo dai PP. Minimi ed ora chiesa del Camposanto comunale. Vi furono rinvenute numerose iscrizioni, terrecotte, ecc. (Romanelli, voi. ni, p. 592).
   Il nome di xltella è più noto per quella specie di rappresentazioni drammatiche dette Fahulae Atellanae che ebbero per qualche tempo molta voga in Roma. In seguito però divennero così licenziose che nel regno di Tiberio furono proibite e sbanditi dall'Italia gli attori. Codesti drammi popolari (ludi Atellani, ludi Osci) con le maschere di Macco e di Lucco (specie di arlecchino e pulcinella) erano scritte in dialetto osco e ne scrissero il Munk (De Fabulis Atellani s) e il Gii ari ni (In osca epigrammatica, Napoli 1831).
   L'importanza primitiva di Atella è attestata inoltre dalle sue monete che rassomigliano nei loro tipi a quelle di Capua, ma con la leggenda in caratteri osci Aderì, evidentemente forma nativa del nome.
   Uomini illustri. — In Sant'Arpino vi ebbero la culla nell'antichità: Cajo Celio Censorino, console della Campania ; Mellonia, la quale por aver negato mi bacio a Tiberio fu da lui accusata di adulterio e si diede la morte. Nei tempi moderni vi nacque, fra gli altri, il sacerdote Vincenzo De Muro, morto nel 1811, cattedratico di eloquenza e direttore degli studii nella Reale Accademia militare, di Napoli, autore di opere pregiate (tra cui la Storia di Atella) e segretario perpetuo dell'Accademia Pontaniana.
   Coli, elett. Napoli IV — Diuc. Aversa — P?, T. e SLr. l'err. locali.