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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Napoli
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1896, pagine 450

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Mandamenti e Comuni del Circondario di Napoli — Ercolano 269
   fumanti sue ceneri. Ben si appone perciò, nel sno stemma, il motto: Post fata resurgo. Ed ora più che mai è diventata ima grande e bella città, di oltre 40,000 anime, numero perfettamente raddoppiato dal 1860 (1).
   L'odierna città è in gran parte costruzione di questo secolo, specialmente dopo l'ultima rovina subita per l'eruzione dell'8 dicembre 1861, ì cui danni furono leniti dai fraterni soccorsi inviati da ogni parte d'Italia, allora unita sotto il vessillo nazionale. Il centro dell'abitato conserva però ancora alcune chiese e qualche edifizio dei secoli XV, XVI, XVII e XVIII, superstiti delle citate eruzioni ; nel contado sonvi tre chiese, la cui origine si fa rimontare ai primi tempi del Cristianesimo; al lido si esumarono e si scavano tuttora cospicui avanzi romani.
   La città è divisa in due centri di vita: la parte bassa della marina col porto, il cantiere navale e la ferrovia ; la parte alta col Municipio, i pubblici uffizi, le scuole, la parrocchia di Santa Croce, il teatro, le manifatture e gli innumerevoli villini che si perdono fra la rigogliosa vegetazioné dei giardini.
   L'ingresso della città è l'ameno viale Vittorio Emanuele, detto il Mìglio incantato, stilla cui sinistra si trovano eleganti Iwtcls e pensioni. Questo corso dirama a sinistra la strada di circonvallazione che va ai Cappuccini, poi si biforca a Capotorre in due vie, il corso Avezzana e la via Principe Amedeo, che percorrono in tutta la lunghezza il centro della città, ricongiungendosi alla parte opposta di essa, alla piazza del Popolo, dove sorge un monumento di bronzo a Giuseppe ¥1%,— Torre del Greco: Monumento in
   Garibaldi (fig. 172). La via Principe Amedeo bronzo a Giuseppe Garibaldi (da fotografia segue l'antico tracciato e mette al largo di Uè Vita). Santa Croce (à 26 m. sul livello del mare),
   che è il centro della vita torrese. Qui l'occhio resta subito colpito dal contrasto del maestoso e candido aspetto della chiesa parrocchiale di Santa Croce e del bruno e tozzo campanile, di austera architettura barocca a robusti bugnati di lava basalti® e mattoni (fig. 173), sul quale una lapide ricorda ai posteri ch'esso solo restò immoto testimone e segnacolo dell'immane rovina della città nella notte del 15 ghigno 1794, travolta da una spaventevole enorme fiumana di fuoco, clic, giunta improvvisa sullo abitato in sole tre ore e mezza, andò a spegnersi nel mare, formando quell'avanzata scogliera detta La Scarpetta, clic chiude a levante il porto. La sontuosa parrocchia antica di S. Croce, del XVI secolo, sparì perciò in quel lago d'ignea lava, che circondò
   (1) Tutta la spiaggia vesuviana, ma specialmente fra Resina e Torre Annunziata, porge testimonianza delle periodiche devastazioni vulcaniche; il che non toglie che la popolazione vi si addensi ogni dì più, sì che calcolasi che da San Giovanni a Teduccio a Torre Annunziata ossa superi le 100,000 anime. Dalle ripetute distruzioni di Torre del Greco venne il detto popolare: Napoli fu i peccati e la Torre li aconta.