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Par te Quarta — Italia Meridionale
a suonare la tibia; Ercole bambino che strozza nella culla i serpenti; e quattro raonocromi sopra il marino, opera forse del medesimo artista, Alessandro di Atene, il cui nome si legge sopra uno di essi.
L'altro tempio doveva esser sacro a Cibele ed, atterrato dal tremuoto clic precede l'eruzione, fu restauralo da Vespasiano, come attesta lina epigrafe. Era coperto a vòlta ed ornato di colonne, di dipinti a fresco e di qualche iscrizione. Eravi finalmente anche un tempio dedicato ad Augusto (Divo Julia Augusto), coi suoi sacerdoti, come attestano le epigrafi.
Intorno a questi tempii erano case decorate più o meno di pitture, alcune con pavimento marmoreo di colori varianti c con musaici.
Altri edilizi pubblici e statue. •— Citeremo fra questi il Ponderale, o luogo ove serba va nsi i pesi pubblici e se ne distribuivano le copie esatte ; il Caldàico (di cui s'ignora l'uso), e la Schola o luogo di comune trattenimento e riposo. Questi edifizi furono costruiti a spese dei M. IVI. Mommi Bufi padre e figlio ed affidati per decreto dei decurioni ercolancnsi alla loro direzione.
Dalle molle statue d'insigni personaggi estratte dagli scavi d'Ercolano, e di cui è sì ricco come abbiamo visto, il Museo Nazionale, chiaro apparisce che i luoghi pubblici ne dovevano essere copiosamente ornati. Una statua colossale in bronzo, rappresentava l'imperatore Claudio, un'altra L. Mamnuo Massimo Augustale, il quale eresse egli stesso statue a Livia, a Germanico, ad Antonia madre di Claudio e ad Agrippina. Questo Mainmio Massimo si rese benemerito della città, non solamente per aver contribuito alla edificazione del teatro col suo danaro, si anco a quella del Macellimi, o mercato pubblico, il quale rovinò forse nel tremuolo del 03 di C., essendo stato edificato in prima a spese di M. Spurio Rufu duumviro, secondo attesta una tavola marmorea. Ed oltre le belle statue equestri dei due Nonii Balbi padre e figlio (orgoglio del Museo Nazionale) credesi che gli Ercolanesi ne erigessero anche una 111 marmo a Cicerone per averli liberati dalla deduzione della colonia proposta dal tribuno Rullo (Walchius, Cic. Uercul. negli Ada Soc. Jenae, voi. i, p. 115).
Vie, case d'Ercolano ed o
11 precitato Venuti, descrivendo una delle più notabili di queste case, dice che aveva una porta assai grande, chiusa da un cancello di ferro : un corridoino conduceva ad una stanza a terreno dipinta in rosso, in cui Iran vasi di grosso cristallo ancor pieni d'acqua, un piccolo astuccio di bronzo con tre o quattro pugili da scrivere, ed un altro del medesimo metallo con una sottilissima 1 aminetta d'argento scritta tutta a caratteri greci.
Per una comoda scala salivasi al piano soprastante ove molti vasi in bronzo e in terracotta, treppiedi e scodelle indicavano una cucina. Vi si rinvennero uova intatte maravigliosamente conservate, mandorle, noci col loro color naturale e il frutto incarbonito o incenerito. Altrove rovine di bagni, con pavimento ben lastricato, vasi, conche di bronzo e strigili (spazzole), di varie specie. Maggior attenzione attrasse una Cella vinaria con porta marmorea, divisa in due stanze, con lastrico in marmo e con intorno alle pareti vasi grandi in terracotta (doliti), od orci, sotto un gradino coperto di lastre marmoree coi coperchi corrispondenti anch'essi di marmo.
Villa detta dell'Aristide o dei Papiri. — Cosidetta perchè fra tanti oggetti preziosi clic verremo descrivendo, vi si rinvennero i famosi papiri (manoscritti su rotoli di carta papiracea) e la statua impareggiabile di Aristide. È questo uno dei più vasti e preziosi edilìzi privati che ci sia pervenuto della antichità e porge testimonianza della ricchezza, della cultura e del lusso del proprietario, seguace di Epicuro, ed amante delle scienze, delle arti c del vivere lietamente.
La sua casa presentò internamente (come riferisce il Paderni), nella scoperta : una corte quadrilunga somigliante ad un Foro, e ad ogni angolo una colonna terminale che sosteneva un busto di bronzo di lavoro greco, in uno dei quali v'era il nome dell'artefice: Apollonio figlio di Archia, ateniese. Davanti a ciascuna di queste colonne terminali, era una picciola fontana costruita in questo modo : a livello del pavimento era un vaso per ricevere l'acqua che cadeva dall'alto, nel mezzo del