Mandamenti e Comuni del Circondario di Napoli — Ercolano
261
Il Teatro andava ornato esternamente di archi e pilastri, cornice e capitelli di ottimo stile. Due iscrizioni sopra i suddetti vomitorii recano che L. Annio Marnmiano Rufo, duumviro quinquennale della città, edificò il teatro coll'orchestra a sue spese e che Publio Ninnisi» ne fu l'architetto. Una tessera di avorio col nome d'Eschilo, rinvenuta nelle rovine del teatro, induce a credere che vi si rappresentassero anche drammi greci e l'ultimo fu per avventura una tragedia greca del sommo tragico di cui la tessera portava il nome.
AlIri edilizi ili i!rcolano. — Una pianta generale ed esatta delle vie sotterranee e degli edilìzi scoperti in Ercolano fu eseguita dall'ingegnere svizzero Weber. I francesi Cochin e Pellicani fecero in seguito un piano degli altri luoghi, del Foro, della Basilica, del Tempio, clic son di bel nuovo interrati. Essendo Ercolano una città poco estesa, non ebbe, a parer nostro, un Forum civile propriamente detto, sì una Basilica che ne teneva le veci, e le solo notizie che ce ne pervennero son quelle tramandateci dai suddetti Cochin e Bcllicard.
i« Basìlica. —Un ambulacro coperto conduceva a due tempii, presso il grande edilìzio che alcuni vogliono un Caldàico (portico), altri il Foro ed altri ancora la Basilica, a cui metteva l'altro ambulacro a colonne. Quest'edifizio era di forma quadrilunga con portici nella parte interna, chiusi da un lato da colonne addossate al muro, e dall'altro da colonne staccate; vi si entrava da cinque porte e dirimpetto era una specie di edicola a cui si saliva per tre gradini. IJu basamento continuo ne occupava tutta la muratura interna e fra le colonne addossate alle pareti incavavansi altrettante nicchie nelle quali furono rinvenute tre statue marmoree, una dell'imperatore Vespasiano e due altre acefale e sedute in sedie curali. Davanti a due nicchie semicircolari in capo ai portici, due piedestalli reggevano le statue in bronzo alte 0 piedi (m. 2 70), di Augusto e di Claudio Brnso. Nei muri del fondo del portico erano, fra gli intercolunnii, altre statue di marmo e di bronzo, e da due nicchie furono staccati i quadri circolari del Teseo e dell'&eofe. Il portico d'ingresso era diviso in cinque parti uguali quelle delle estremità mettevano ai portici interni e sotto ciascuna vòlta torreggiava una statua equestre. Non ne furono ricuperate che due di marmo di cui una, quella di M. N. Balbo, vuoisi annoverare fra . monumenti più belli dell'antichità ed ammirasi nel Museo Nazionale di Napoli (vedi pag, 188). Allato a questa statua di Balbo sorgeva quella del fìgliuol suo, anch'esso a cavallo.
La Basilica, secondo le carte del Weber suddetto e del Lavega, poteva aver la lunghezza dì 228 piedi (m. (58.40) e la larghezza di 132 (m. 39.60). Leggevasi sopra la porta che fu edificata da M. Nonio Balbo in un con le porte e le mura della città, come rilevasi dalla seguente epigrafe: N. Nonius . il/. F. Dalbus . Procos Basilicam. , Porlas . Murum . Pecunia Sua.
2. Tempii. — Nella carta topografica del Weber sono indicati tre tempii, ma vuoisi osservare che gli antichi orati corrivi a dare il nome di tempio ad ogni edilizio ornato di colonne. Di un vero tempio però hannosi indizii distinti.
Narra il Venuti (Prime scoverte di ErcoUmo, Roma 1748) « che il precitato principe d'Elbccuf, iniziatore degli scavi, dopo averne fatti nel pozzo dietro la scena del teatro, ed avervi rinvenute varie statue, s'inoltrò verso il podere di Antonio Brancaccio, ove incontraronsi i cavatori in molte colonne di alabastro fiorito e si avvidero essere quello stato un tempio di figura rotonda, ornato al di fuori con ventiquattro delle mentovate colonne, la maggior parte di giallo antico, molte delle quali nel podere del consigliere Salerno furono trasportate. L'interiore di detto tempio, oltre aver avuto la corrispondenza di altre colonne fra le quali erauvi altrettante statue di marmo greco benché infrante, era similmente lastricato di giallo antico ».
Un altro tempio quadrilungo aveva due porte in mezzo alle quali era un gran piedestallo con suvvi una quadriga di bronzo, al dire dei succitati Cochin e Bellicard. La cella stava all'estremità ove forse veneravasi Ercole di cui si scoprì la statua, alta poco men del naturale in un con molti vasi sacrificatorii, patere, simboli, ecc. In quest'istesso tempio fu rinvenuta la bella mensa marmorea pei sacrifizi, clic ammirasi nel Musco Nazionale. Nell'abaco o fregio, è una leggenda in caratteri osci, che, secondo gli inlerpetri, suona così: G. Stabio, G. Aquìlìo medisluliei (magistrati supremi della città), dedicano questa mensa a Venere Ericina. Il tempio andava ornato di dipinti Stupendi, che amniiransi ili gran parte nel Museo Nazionale, e rappresentano il Ritorno di Teseo dopo ucciso il Minotauro; Telefo allattato dalla cerva; Chirone che ammaestra Achille nella musica; Olimpo che impara da Mursia