Mandamenti e Comuni del Circondario di Napoli —
Ercolano 255
Maria Immacolata e S. Gennaro Il disegno e la costruzione del palazzo furono affidati al mediocre architetto romano Antonio Canevari, il quale lo edificò sopra un terreno coperto in addietro dalle eruzioni vesuviane e la lava detta del Granaiello servì di fondamento. Il cortile del palazzo, che è parte della pubblica strada, sorge in forma quasi ottagonale. La strada che vien da Napoli entra nel palazzo per tre archi verso il lato occidentale ed uscendo per altri tre archi dal lato opposto, prosegue per Resina, Torre del Greco, ecc. I Iati meridionali e settentrionali della corte, più lunghi degli altri, hanno 11 finestre ciascuno nei due piani e nel mezzo di questi due lati maggiori schiudonsi altri tre archi che mettono ai giardini verso la collina ed a quelli verso il mare i quali giungevano un tempo sino al suddetto fortino del Granatello.
Quando il real palazzo di Portici (1) fu destinato ad accogliere i capi d'arte che dis-sotterravansi ad Ercola.no, sotto questi archi dal lato sud e nord sorgevano le due statue equestri che ora si ammirano nel Museo Nazionale come opere di rara bellezza, una di Nonio Balbo figlio e l'altra del padre, i quali ottennero l'onore di essere così effigiati per aver benerneritato dagli Ercolanesi; e questi avanzi preziosi dell'arte antica furono da principio collocati là nel palazzo davanti alle due magnifiche scale marmoree che giungono al primo appartamento.
Carlo III, avuta notizia degli scavi incominciati con buon esito in Ercolano al principio di quel secolo da Emmanuele di Lorena, principe d'Elbeuf, ordinò che fossero continuati destinando il palazzo di Portici a contenerne gli oggetti. Tutte quelle ricchezze artistiche, cresciute in numero straordinario, furono, negli anni successivi, trasportate, come dicemmo, nel Museo Borbonico (ora Nazionale); ma nell'ex-reale appartamento, composto di oltre 40 stanze, meritano ammirazione i pavimenti di alcune fra esse trasportati intieri dalle rovine ercolanensi.
Dopo il trasporto a Napoli di tutti gli oggetti trovati in Ercolano il palazzo fu ornato in altri modi dai regnanti successivi. Le pareti furono arricchite di stoffe lavorate nella fabbrica di San Leucio e trasportati colà alcuni quadri in giunta agli altri di scuola napoletana che già vi erano. Non mancarono persino gli arazzi istoriati secondo i dipinti del De Dominicis dalla celebre fabbrica dei Gobelins in Francia, arazzi che passarono poi ad ornare i regi palazzi di Palermo e di Caserta. Eranvi del Gerard il ritratto in piedi di Napoleone I in abito imperiale; quello di Gioacchino Murai (che aveva la sua dimora prediletta a Portici) in abbigliamento spaglinolo ; quello di Letizia Sctmolmo madre di Bonaparte, del Martini, e quello del maresciallo Mas sene, del Wicar. In un quadro a tempera, Edoardo Fischetti rappresentò lo Sbarco di Napoleone 1 in Antibo.
La cappella ha la facciata e la porta ornate di quattro colonne e un cornicione in inarmo su cui stanno due angeli che suonano le trombe; i dipinti sono di buon pennello del secolo scorso, pregevoli per semplicità ed espressione naturale, delle fisionomie. Le varie statue marmoree sono apprezzate per disegno, azione e panneggiamento, In un grande tabernacolo all'aitar maggiore è la Statua della Madonna in metallo. Tutta la cappella è ornata di pilastri, cornicioni e fregi in istucco e nelle pareti della sagrestia veggonsi freschi pregiati, fra gli altri un Ecce Homo od una Caduta di Gesù sotto la croce.
Da molti e varii terrazzi del palazzo lo sguardo spazia tutto in giro all'orizzonte. A est dell'ex-appartamento reale prolungasi un terrazzino da cui scorgonsi i monti Lattari sopra Gragnano. Verso sud è un terrazzo a cui ne sovrasta un altro; da quest'ultimo si scopre quanto di più pittoresco e stupendo si ammira nel golfo di Napoli. Verso ovest, da un terrazzino semicircolare, si ha la veduta magnifica del Vesuvio.
Dalla parte settentrionale si pon piede nel bosco e negli ampi giardini con larghi viali carrozzabili e in alto un picciol castello fortificato fatto costruire — nel 1775, su
(1) Una completa descrizione del palazzo e dei boschi annessi è nel libro Iical Villa di Tortici, illustrata dal rev. D. Nicola Nocerino, parroco in essa. Napoli 1787,