22 Par te Quarta — Italia Meridionale
sul Ribera in Napoli nobilissima, anno ni, fase, tu) e comparso in Napoli nel 1010, rappresentò, nei suoi dipinti, tanto insuperabilmente veri quanto insuperabilmente comuni, energiche cosidette figure di carattere formatesi nell'aspra scuola della vita. E il Caravaggio esagerato con maggior forza e diligenza di colorito che invela i suoi Stridii primitivi del Correggio e dei Veneziani. Il suo miglior dipinto è la Deposizione dalla Croce in San Martino. Fu suo allievo Amelio Falcone, pittore di battaglie.
In contrapposto al Ribera, Massimo Stanzioni (1585-1656), il pittore più coscienzioso ed espressivo di quel tempo, diede prova di una nobile semplicità e chiarezza nelle linee, spesso di grandiosa bellezza e sempre di un bel colorito, raro a que' tempi. Suo miglior allievo fu Paolo Domenico Finoglia (San Bruno nel Museo Nazionale). Andrea Vaccaro (1.598-1670) è quello fra i cosidetti estatici che possiede maggior serietà, dignità e moderazione.
Il più celebre degli allievi del Ribera fu Salvator Rosa (1615-73), nato all'Arenella presa Napoli di cui la strada porta il nome, pittore di un sentimento profondo e di una passione che trascende sino al fantastico. È valente soprattutto nel dipingere scene montane selvatiche o forre solitarie nei foschi tramonti ; ma i suoi dipinti migliori non sono a Napoli, bensì a Roma, Firenze, Volterra.
La maggior fama fra tutti i pittori di Napoli suoi contemporanei ed anco ili tutto il secolo XVIII l'ebbe Luca Giordano (1632-1705), artista geniale, dotato di vero senso della bellezza, così sbrigativo e frettoloso nel dipingere che s'ebbe il nome di Luca Fa presto. Napoli infatti è piena delle sue opere di cui le migliori sono i freschi nella vòlta della sagrestia di San Martino. Fra i suoi seguaci segnalaronsi Paolo de Matteis (morto nel 1729), Sebastiano Conca (morto nel 17G4) e Francesco Solimene (1657-1747) formatosi sii Pietro da Cortona e valente pittore decorativo.
La pittura moderna contemporanea ha, in Napoli, rappresentanti d'un valore indiscusso. A capo d'una schiera di artisti geniali, forti coloritori, magistrali in plastica, è Domenico Morelli, il cui nome snona riverito e glorioso non pur in tutta Italia, quanto pur ne'paesi stranieri. Con Morelli, tra gli anziani, annoveriamo Saverio Altainnra, l'autore del Mario (palazzo di Capodimonte); Camillo Miola, autore del celebre Flauto (pinacoteca del Municipio); Filippo Palizzi, animalista d'una potenza meravigliosa e compagno del Morelli nella direzione dell'Istituto di Belle Arti e del Museo Industriale; Edoardo Dalbono, artista d'una gaiezza, d'una genialità, d'una poesia di colore e di immagini assolutamente mirabili; Francesco Netti (morto il 28 agosto 1894), pittore aristocratico e scrittore d'arte; Vincenzo Migliare, artista personale, oggettivo, pieno di carattere ; Vincenzo Trulli, Vincenzo Volpe, Carlo Brancaccio, Vincenzo Montefasco che all'ultima Esposizione di Roma ha posto il suo bel quadro rappresentante Seti imbrini nell'ergastolo di Santo Stefano; Vincenzo Caprile, Salvatore Postiglione, Attilio Pratella, più bolognese che napoletano; tra i giovani il più forte, il più puro è Paolo Vetri, allievo prediletto del Morelli, poi suo genero.
2 Architettura. — Delle costruzioni antiche di Napoli nulla quasi ci è pervenuto. Nell'area di Santa Maria Maggiore sorgeva un tempio di Diana e davanti la chiesa di San Paolo Maggiore stanno ancor due colossali colonne corinzie scandiate di cipollino greco di un tempio sacro ai Dioscuri. L'ex-convento dei Teatini, presso il Vico al Purgatorio, sorge sul luogo del teatro antico in cui si presentò Nerone quale attore, e ventiquattro colonne delle antiche arcate del teatro ne ornavano la crociera. La cappella di Santa Restituta fu rizzata sulle rovine di un tempio di Apollo da cui furono tratte sette colonne di cipollino e otto di granito egiziano. Le colonne nella Confessione di San Gennaro sotto l'aitar maggiore, incastrate negli alti pilastri del Duomo, sono anch'esse antiche, ecc.
L'antica architettura cristiana è rappresentata dalle Catacombe, già da noi descritte, più spaziose ed architettonicamente più belle di quelle di Roma, del pari che dal