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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Napoli
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1896, pagine 450

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Napoli
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   ascrivono VAscensione in Montoliveto, la Madonna con Santa lìestituta, San Michele in Santa Resti tata e parecchi altri quadri nel Museo Nazionale.
   Nel Rinascimento segnalaronsi fra i pittori napoletani particolarmente Cola dell'A-matrice ed Andrea da Salerno. Sino al 1520 Cola dipinse ancora nello stile arido e sforzato che rammenta il Crivelli, il Signorelli, Nicolò da Foligno e il Pinturicchio, ma in seguito in uno stile più sciolto ed ardito, affine al nuovo raffaellesco.
   Andrea Sabbatini da Salerno (1480-154-5), allievo di Raffaello e suo rappresentante più geniale a Napoli, nei cui dipinti (in San Gennaro de' Poveri, nel Museo Nazionale e in molte chiese) apparisce ancora la semplice bellezza senza ricerca di effetto, sublimò l'arte pittorica del secolo XVI in Napoli insieme a Gian Francesco Penni, detto il Fattore (cognato di Pierin del Vaga) ed al suo allievo Lionardo da Pistoja sulle cui prime pitture influì Leonardo da Vinci, e, insieme a Polidoro Caldara da Caravaggio, un lombardo, che trascese in Napoli al più sbrigliato naturalismo, come vedesi nella sua Salita al Calvario nel Musco Nazionale.
   La maniera del Caravaggio fu il fondamento delle scuole napoletane posteriori. I suoi allievi, Marco Cardisco e il calabrese Pietro Negrone (ambedue nel Museo), serbano ancora un riflesso di Raffaello. Anche Gerolamo Siciolante da Sermoneta, che visse nel 1570, aspirò alla maniera raffaellesca. Simone Papa il Giovine, che dipinse nel coro di Santa Maria la Nuova, fu il valentuomo di quel tempo già declinante al manierismo.
   I freschi di Giovanili Filippo Crisaiolo (1494-1582) incontransi assai di frequente a Napoli; ei fu tenuto lungamente per uno dei migliori pittori di Napoli, studiò in Roma da Raffaello sotto Pierin del Vaga, si accostò a Napoli ad Andrea da Salerno e nella sua fredda mainerà convenzionale conservò ancora purezza di disegno e semplicità di composizione.
   Marco (di Pino) da Siena puossi annoverare fra i pittori napoletani, come quello che dal 1556 dipinse in Napoli e vi ottenne la cittadinanza. E seguace di Daniele da Volterra, vale a dire michelangiolista, ma ha anche della maniera raffaellesca di Polidoro. Quantunque energici ed alquanto esagerati i suoi dipinti appartengono però sempre ai migliori di quel tempo già decadente. Di tutti quattro i suddetti pittori son numerosi i dipinti nelle chiese di Napoli.
   Francesco Curia, formatosi nella scuola del Crisaiolo, piace per la morbidezza del suo colorito; ma il suo allievo Ippolito Borghese lo supera per esecuzione più diligente e pel modo di comporre più raffaellesco, come vedesi ne' suoi dipinti al Monte di pietà. Gerolamo Imparato andò soggetto all'influsso di Tarma e di Venezia (Duomo e Santa Maria la Nuova) ma sta già in pieno manierismo. Il suo allievo Gian Battista Caracciolo (Lavanda dei Piedi in San Martino), che si formò parimenti sui Carni cM è notevole quale maestro dello Stanzioni. Fabrizio Santa Fede (1560-1634) attiensi ancora con una certa moderazione ai modelli tizianeschi (vòlta di Santa Maria la Nuova) ma trascese nello studio dell'antico.
   Il più rinomato di questa serie di pittori fu Giuseppe Cesari, più noto sotto il nome dì Cavalier WArpino (1560-1640), il (piale fu tenuto un prodigio a' dì suoi e per uno de' maggiori entrepreneurs di quei tempi, non barocco, ma di un'eleganza senz'anima. Michelangelo Amerighi da Caravaggio, già aiuto subordinato del Cavalier d'Arpino, fuggì nel 1606, per un omicidio, da Roma a Napoli e qui divenne il fondatore di una scuola pittorica realistica fondata sul contrasto di chiaro e scuro. Ei fu perciò lodato qual vero imitatore della natura e i suoi dipinti furono ammirati come miracoli e, naturalmente, scimmiottegginti.
   Il frescante incredibilmente fecondo, Belisario Corenzio (1588-1648), un Greco che incontrasi nella più parte delle chiese di Napoli, è Vimprovvisatore di quel tempo: egli tessè con lo Spagnoletto intrighi e composizioni senza carattere. Questo Spagnoletto, ossia Giuseppe di Ribera, spagnuolo, nato a Nativa in Valenza (vedi ultimi documenti