Napoli
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diritti su Napoli e lasciò erede del trono Alfonso II (1494) il quale in un sol anno di regno immiserì il reame ed atterrito all'annunzio dell'arrivo di Carlo VIII di Francia, rinunciò la corona al figlio Ferdinando e fuggì a Messina ove vestì l'abito degli Olivetani e morì in capo a pochi mesi.
Ferdinando II, disperando di poter oppor resistenza a Carlo VIII, sciolse i sudditi dal giuramento e riparò nell'isola d'Ischia, mentre Carlo faceva con 50,000 uomini il suo ingresso trionfale in Napoli. Ei non vi rimase però a lungo che Ferdinando il Cattolico, re di Spagna, mandò contro di lui il celebre capitano Consalvo di Cordova, il quale sconfisse Carlo VIII costringendolo a far ritorno in Francia e Ferdinando II risalì per poco sul trono ch'ei lasciò morendo nel 149G a suo zio Federigo di Aragona. Ma Francia e Spagna agognavano ambedue al possesso di Napoli e Federico II, principe ornato d'ogni virtù civile, giusto, savio e clemente, fu costretto ad esulare in Francia ospitato e pensionato da Luigi XII, mentre il suo regno era lacerato dalle anni di Spagna e di Francia che se ne contendevano il dominio. Vinsero gli Spagnuoli e Ferdinando il Cattolico pose piede nel 1506 in Napoli che divenne una ¦filiale della Spagna sotto i luogotenenti e i viceré.
La dinastia Aragonese regnò in Napoli dal 1442 al 1496 e fu un periodo di splendore per le scienze, le lettere e le belle arti. Nella chiesa di San Domenico annoveransi ben dieci sarcofaghi dei principi di Aragona.
Da Consalvo di Cordova, primo luogotenente nominato da Ferdinando il Cattolico, sino a Giulio Visconti, espulso dalle armi di Carlo Borbone, Napoli fu governata da quaranta viceré e venti luogotenenti inviati or da sovrani Austro-Spagnuoli, or da Spagnuoli ed ora da Austriaci.
Consalvo, il conquistatore di Napoli, fu richiamato per sospetti in Ispagna, ove morì in disgrazia di Ferdinando il Cattolico, il quale inviò successivamente a viceré e luogotenenti in Napoli. Consalvo Fernando di Cordova duca di Terranova (1502), Giovanni d'Aragona conte di Ripacorsa (1507), Antonio Giù vara (1508) e Raimondo di Cardona (1509). Sotto Carlo V, erede per Giovanna la Pazza del re Cattolico, fu viceré Ugo di Moncada (1527), assediato m Napoli pel re di Francia dal Lautrec che vi perì per la malaria insieme ad oltre 25,000 Francesi, sepolti in Santa Maria detta perciò del Pianto.
Fu anche viceré di Napoli per Carlo V il celebre Pietro di Toledo, marchese di Villafranca (1432-53) pastigliano, benemeritissimo della città. Egli edificò la nuova Vicaria per tutti i tribunali, ristabilì l'esercizio imparziale della giustizia, assicurò le coste contro gli assalti dei Turchi e del corsaro Barbarossa, accrebbe le feste popolari, introdusse il combattimento dei tori e i grandi tornei e fece molte altre cose per l'abbellimento della città. La principale e la più popolosa arteria di Napoli, via Toledo (ora via Roma), fu opera sua ; ei fece rettilineare le vie tortuose e paludose, ampliare le mura, migliorare le fogne, abbellir case e palazzi, rendere inespugnabile Castel Sant'Elmo, allargare della metà l'arsenale, ornare di pubbliche marmoree fontano le piazze, costruire la chiesa e l'ospedale di San Giacomo, passare i tribunali nel Castel Capuano e scolpire, mentre era ancora in vita, il proprio monumento da Giovanni da Nola.
Per l'abdicazione di Carlo V, il reame passò a Filippo II di Spagna e sotto di lui tennero il potere in Napoli i seguenti viceré: Ferrante Alvarez di Toledo, duca d'Alba ( 1555), il cardinal della Cueva (1558), Parafan de Rivera, duca d'Alcala (1569), Inigo de Mcndoza (1565), il cardinal Gran vela (1571), il principe di Miranda (1579), il duca d'Ossuna (1582) e Gusman d'Olivares (1585), oltre vari luogotenenti.
A Filippo II tenne dietro Filippo ìli sotto il cui regno sette viceré cercarono, qua! più qual meno, di ampliare le civili istituzioni del regno. Filippo IV smunse avidamente l'erario napoletano finché, nel 1647, le enormità insopportabili dei balzelli e delle estorsioni scatenarono la memoranda, pericolosa insurrezione di Masaniello, pescatore nato in Napoli3 in piazza del Carmine, il quale, acclamato capitano generale, tenne