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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Napoli
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1896, pagine 450

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Par te Quarta — Italia Meridionale
   signore > e gl'immerse la spada in seno. Corradino salì sul palco eretto in Napoli nella piazza del Mercato il 20 ottobre 1209, vide mozzar la testa al suo giovane zìo Federico d'Austria della casa di Bade» la tolse in mano e baciolla e pose la propria sul ceppo esclamando: Povera madre mia! Furon queste le sue ultime parole. Perirono anche con essi per mano del carnefice il conte Gherardo di Pisa, nove baroni del regno ed un nobile tedesco. I restì di Corradino e di Federico furono sepolti nella chiesa del Carmine.
   Carlo d'Angiò arricchì Napoli, come già abbiamo visto, di chiese sontuose e di monasteri, edificò San Lorenzo, ampliò il Duomo, fondò Castel Nuovo, favorì l'Università e trasferì la reggia da Palermo a Napoli.
   A Carlo I d'Angiò, morto nel 1285 a Foggia, succede il figliuolo, principe di Salerno, che viveva prigioniero in Ispagna e fu liberato per intercessione di papa Niccolò IV e del re d'Inghilterra. Regnò col nome di Carlo II e il suo regno giovò alquanto a ristorare il reame dalle sventure che gli aveva tirato addosso il suo genitore. Gli succedette Roberto il Savio (1309-43), assunto al trono per volere di Clemente V, essendoché il trono spettasse, a buon diritto a Caroberto, figliuolo del re degli Ungheri, Carlo Martello primogenito di Carlo IL li papa così volle per evitare che si avessero, quando che fosse, a congiungere le due corone d'Ungheria e di Napoli. Roberto fu un re giusto, clemente, religioso e liberale; protesse i begli studi e le istituzioni civili; fu mecenate del Petrarca che dimorò nella sua corte e a cui fe' dono del suo manto regale quando fu incoronato in Campidoglio. Amante della pace si tenne sempre parato alla guerra e seppe reprimere l'alterigia dei Baroni e l'ardimento di Arrigo VII, il quale, per far risorgere l'autorità imperiale in Occidente, era venuto a minacciar Roma e Napoli. E il simigliante fece contro Lodovico ilJBavaro che succedette ad Arrigo VII.
   Roberto aveva perduto in fresca età il figlio Carlo, detto YIllustre, principe virtuosissimo e nella sua vecchiezza congiunse in matrimonio Giovanna, sua erede presunta, con Andrea, figliuolo del predetto Caroberto, figlio di Carlo Martello, re d'Ungheria, acciocché la corona tornasse a chi spettava senza toglierla ai suoi. A 10 anni Giovanna I fu acclamata regina (134-3-81). Era, dicono gli storici, una principessa di grande cultura, ma agitata dalle più ardenti passioni; ella pose in non cale il testamento di re Roberto, disprezzò il suo poco culto marito Andrea d'Ungheria, duca di Calabria, e la sua corte ungherese, accordò la sua confidenza a persone indegne e largì a larga mano favori ed onori ai suoi favoriti.
   Alla regina associar'ousi due nipoti di Roberto: Carlo di Durazzo, che aveva rapito Maria sorella di Giovanna e l'aveva sposata contro l'ordine di Roberto, e Ludovico eli Taranto, che aveva pretensioni al trono greco e la cui madre si faceva chiamare imperatrice. Quando Andrea doveva ricevere il titolo dì re morì strozzato ad un balcone nel castello di Aversa; ma non fu chiarita la complicità della bella regina Giovanna nell'assassinio del marito. Però quando Giovanna diede la mano di sposa a Ludovico di Taranto, sotto condizione a dir vero che il regno passasse a suo tempo a Carlo Roberto figlinolo di Giovanna, allora la discordia scoppiò nella stessa famiglia Angioina. Carlo di Durazzo, sdegnato della preferenza data al cugino, si unì al partito ungherese, il quale nel 131-S chiamò a Napoli Ludovico d'Ungheria. Giovanna fuggì in Provenza suo possedimento in Francia.
   11 re d'Ungheria diede in Aversa un gran banchetto a cui invitò tutti i nobili che non avevano preso parte all'assassinio del suo fratello. V'intervenne anche Carlo di Durazzo, ma, levate le mense, fu ucciso davanti agli occhi di Ludovico; il figliuoletto di Giovanna trovò in Ungheria una morte immatura. Appresso il re entrò in Napoli alla testa del suo esercito, ma tornò poi tosto al suo paese. Galee genovesi ricondussero Giovanna a Napoli dopo ch'ella ebbe venduto al papa Avignone. Fu riconquistato il reame travagliato, oltrecchè dai mali della guerra, dalla morte, nera o peste (1348). Le belle contrade della Bassa Italia furono trasformate in deserti