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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Napoli
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1896, pagine 450

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   iòi l' arie Quarta — Italia Meridionale
   DINTORNI DI NAPOLI
   j!. Camaldoli. — Cesi peut-clre de là qn'on a le phis beau point de vite de tonte l'Italie, dicono le guide. Vi si va in carrozza partendo A&W Infrascata ove si trovano gli asinelli che fanno tutto il giorno questo viaggio. Queste docili bestie si pagano pochi soldi ai loro conduttori: un posto è anche al principio della via Salvator Ilosa che precede VInfrascata suddetta. Si può andare a' Camaldoli anche a piedi, dopo saliti sopra una delle funicolari, al Vomero e dopo attraversato Antignano sino alla l'orla V Archelicllo, ov'è l'uffizio del dazio consumo. Lasciata addietro la fattoria Camal-dolilli e una trattoria di campagna, da cui si gode di una bella veduta di castel S. Elmo, di Napoli e del Vesuvio, s'arriva finalmente al convento e alla chiesa di Camaldoli.
   11 vescovo B. Gaudioso di Salerno santificò questa cresta di monte fondandovi una chiesuola del Salvatore che fu chiamata Salvatore a prospetto dai pochi contadini che coltivavano gli attigui terreni, come quella ch'era situata sur una vetta donde
   10 sguardo spaziava sulle sottoposte regioni, sul mare, sui monti lontani. Morto il fondatore, la chiesetta rimase lungo tempo abbandonata e quasi diruta la vedeva perire ne'suoi poderi G. B. Crispo sul cadere del secolo XVI, finché nel 15S5 i Benedettini, sovvenuti dalla pietà di Carlo Caracciolo, fondaronvi un cenobio ed ampliarono la chiesa col nuovo nome di Santa Maria Scala Codi, ornandola di bei marmi e di pregiati dipinti, fra i quali una Cena, lavoro pregiatissimo dello Stanzioni, e una Santa Candida di Marco da Siena, nella sagrestia.
   Il Governo italiano soppresse nel 18G3 il convento, il quale divenne nel 1S85 proprietà particolare ed è ora abitato da dieci monaci camaldolesi. Il convento sorge sulla vetta orientale delle alture che circondano a nord gli antichi Campi Flegrei, a 458 metri dal livello del mare, l'altezza maggiore in vicinanza di Napoli.
   Un viale ombroso di lauri conduce al Belvedere da cui si gode il panorama indescrivibile di tutta la Campagna Felice e dove si dice che sia stato detto per la prima volta il celebre motto: Veder Napoli e poi morire.
   Verso nord, nello sfondo più lontano, son le montagne del Sannio e della Marsica sino ai monti Ausonii e al promontorio Circeo al nord-ovest. In faccia i golfi di Napoli, di Pozzuoli e di Gaeta, la città, nascosta in parte da castel Sant'Elmo ; le sue adiacenze,
   11 cratere di Agnano, quelli della Solfatara e di Astroni, i capi Posillipo e Miseno, le isole di Nisida, Procida, Ischia, le campagne di Baia, di Cuma e di Literno. Verso sud lo sguardo sì ferma sull'isola di Capri e la punta Campanella; si scopre Massalubrense, Sorrento, Castellammare, monte Sant'Angelo, la cima fumante del Vesuvio e Nola, Torre del Greco, Pompei sotto di esso. Verso ovest stendesi il mare con le isole Pontine: Ventotene, Santo Stefano, Ponza e la Botte.
   Scendendo per un sentiero si arriva, in capo ad 8 minuti, alla porta di un giardino su cui sta scritto: Veduta Pagliano. La prospettiva non v'è guari men bella che lassù dal Belvedere.
   2. Grotte di Posillipo e Sepolcro di Virgilio, — Di Posillipo e delle sue grotte già abbiam detto in principio (V. pag. 2G). La Grotta Nuova di Posillipo, galleria perforata dal 1883 al 1885 per surrogare l'antica ora chiusa, è lunga 734 in., alta 12 e larga quasi altrettanto. È sempre illuminata a gas e all'uscita a ovest è il villaggio di Fuorigrotta, con la chiesetta di San Vitale, ov'è sepolto il poeta sovrano Giacomo Leopardi, e con una stazione del tramvia a vapore.
   La Grotta Vecchia, chiusa provvisoriamente, sta a 100 m. a sud dalla Nuova ed è nel suo genere un capolavoro fra le opere dell'antichità. Fu scavata probabilmente sotto Augusto, e Seneca e Petronio ne parlano come di un passaggio angusto e cupo. Fu ampliata e spianata nel 1142 da Alfonso I e un secolo appresso dal viceré Don Fedro