Napoli
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Clima, Nola, Ercolano, Pompei, Sorrento, Bautìa). Le iscrizioni latine sono distribuite secondo le regioni a cui appartengono i luoghi in cui furon rinvenute.
Ai lati dell' ingresso nella sala principale, statue colossali : a destra è quella di Alreo che porta il figlio di suo fratello Tieste per ucciderlo; a sinistra e l'altra di Tiberio.
Nella sala- principale vi sono le due lunghe celebri Tavole in bronzo di Eraclea, rinvenute, nel 1732, nel golfo di Taranto (a Lecce) che recano in greco antico i particolari-delie dipendenze di un tempio e dall'altro lato l'organizzazione delle città' d'Italia fatta da Cesare nel fi* av. C., iscrizione per conseguenza assai più recente della prima.
All' estremità meridionale dell'ala orientale sta il formosissimo Ercole Farnese (fig. 119), scolpito, giusta l'iscrizione, da Glicone ateniese, rinvenuto nel 15ÌO nelle Terme di Caracalla in Roma, sotlo il regno di Paolo III. Mancavano però le gambe e il cardinale Alessandro Farnese, nipote del papa, invitò Michelangelo a farle e le fece infatti, ma le distrusse poi tosto dicendo che non toccava agli uomini compier l'opera degli Dei. Le gambe furono poi scolpile da Guglielmo della Porta, ina, scolpite che furono, le originali primitive furono rinvenute hi un pozzo dei Borghesi, cinque chilometri discosto dal luogo ove era stata scoperta la statua. Il principe Marcantonio Borghese le inviò a Ferdinando II. La statua è ora compiuta e sol furono restaurate la pimla del naso, metà dell'avambraccio sinistro e la mano sinistra. La statua, di cui esistono parecchie copie antiche, si vede incisa sulle monete di Atene e sulle-romane di Caracalla clic la portò in Roma dalla Grecia.
Dì quest'opera divina cosi vien ragionando il tedesco Liibke nella sua dotta Geschichle dcr Piastik o Storia della Plastica;
« L'Ercole Farnese è lavoro dell'ateniese Glicone ed uua copia dell' originale di Lisippo. L'eroe è rappresentato in atto di riposare da una delle sue l'atiche d'Ercok e sia in piedi appoggiato soltanto alla sua clava coperta dalla pelle di un leone. Nella destra tiene i pomi d'oro delle Esperidi 11 disegno e estremamente grandioso e la figura ha alcunché della forma ideale di un
2Ì — l.a l'alila. voi. IV.
semidio, non solo perla statura colossale, ma più ancora per la struttura poderosa delle membra. La picciolezza eccessiva della testa altresì, accoppiata alla larghezza esagerata delle spalle, del petto, e delle coscie, si può giustificare coinè caratteristica del tipo erculeo. L'ostentazione dal-
Fig. 121. — Napoli (Museo Nazionale). Livia in costume di sacerdotessa (Pompei). — Da fotogr. Buogi.
l'altra parte con cui son trattati i muscoli esprimenti l'apparenza esterna piuttosloehó la forza interna non si può attribuire certamente ad un originale di Lisippo, si soltanto allo stile esagerato di Glicone ».
All'estremità settentrionale della Galleria delle iscrizioni sorge un altro capolavoro dell'antica statuaria, il più celebre gruppo in marmo antico del Museo Nazionale di Napoli, vogliamo dire il Toro Fauni-si-: (fig. 120). Autori di quest'opera maravigliosa, trasportata da Rodi a Roma al tempo d'Augusto, furono i fratelli Apollonio e Taurisco di Traile nella Caria, nel 3 av. G. 11