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l' arie Quarta — Italia Meridionale
costruito nel 1724 su disegno di Angelo Cnrasalc, il costrutto!' primitivo dei San Carlo, là dov'era il giardinello di Montccalvario donde il nome di Teatro sotto Monlecalvario trasformato in quello di Nuovo, quando si volle, dopo un restauro, renderlo rivale del teatro vecchio de'Fiorentini. 11 cauto vi si alternava con la prosa recitala dagli allori del San Carlino per ispasso della Corte. Fu poi ceduto alle suddette Compagnie Lombarde e l'opera in musica non vi fu introdotta se non quando esse ebbero posto ferma dimora al teatro suddetto dei Fiorentini. La sala, ornata con buon gusto e semplicità, è ristrelta anzichenò e assai piccino il palcoscenico. Sonviperaltro cinque ordini di palchetti ed una platea con quindici file di sedili oltre l'orchestra. Vi si rappresentano principalmente opere semiserie e commedie in prosa e operette.
Teatro della Fenice. — In piazza del Municipio, costruito nel 1806 in un'ampia scuderia nelle case dei Duchi di Frisia. Come seguiva al San Carlino si scende per entrare in platea, e il primo dei Ire ordini ili palchi è al livello della strada. Vi si recita due volte al giorno con Pulcinella, in dialetto napoletano, eli è un teatro pel popolino.
Teatro l'arlcnope. — In piazza Cavour, fu
costruito nel primo quarto del secol nostro in alcuni magazzini nel Largo delle Pigne, e l'architetto ne trasse si bene partito che riusci uno dei più graziosi per quanto piccoli teatri popolari di Napoli, con tre ordini di palchetti, una comoda platea ed ornati che imitano quelli del San Carlo. Recite due volte al giorno in prosa e in musica.
Teatro Bellini. — Nuovo e bel teatro di stile barocco in via Bellini, presso e in vicinanza del Museo Nazionale con ingresso da via Conte di Ruvo. Platea con sedili e palchetti; dramma, opera in musica e commedia napoletana con lo Scarpetta.
Teatro Rossini. — Nella via fuori porta Medina, con operette e commedie.
Teatro Sannazaro. — In via di Chiaia, fra due chiese e presso il palazzo Fra ricavi Ila. E un teatro molto elegante, costruito nel 1875, con interno assai grazioso, preferito dall'aristocrazia. Vi si rappresentano drammi, commedie anche in dialetto con buoni attori.
Politeama. — In via Monte di Dio, circo anche con opera e ballo.
Circo delle Varietà. — Gran teatro molto elegante in via Chiatamonc, per l'operetta e il cufé chantant.
Contansi ancora in Napoli alcuni teatrini di marionette, e nel sotterraneo della Galleria Umberto I è il Salone Margherita, specie di caffè-cantante, a cui si va dalle vie Roma e del Municipio. Ai cufés chanlants bisogna aggiungere l'Eldorado, a mare, sotto Castel dell'Ovo ; VEsedra, in via Chiatamone ; il Caffè Svizzero, al Cliiatainone stesso; l'Eden, al Rettifilo San Giuseppe.
MUSEO NAZIONALE
È il primo Museo del mondo, particolarmente per le antichità e gli oggetti d'arte di Pompei e i bronzi d'Ereolano che non hanno uguali in verun luogo. Egli è perciò dover nostro soffermarci alquanto più dell'usato in questo tempio nazionale dell'Arte antica, descrivendone rapidamente il più che far si possa ed illustrandone i tesori innumerevoli.
Storia. — Sorge il grandioso edifizio (fig. 112) nell'alto della città, in piazza Cavour, all'angolo della Strada Nuova di Capodimonte e fu in origine una cavallerizza fatta costruire dal vecchio duca d'Ossuna ed abbandonata poi per mancanza d'acqua. Il conte di Lemos la fece convertir dal Fontana in università la quale, comechè la spesa ascendesse a 200,000 ducati, rimase incompiuta, c, cosi com'era, fu schiusa il 14 giugno 1616 alle nuove scuole col titolo di Regi Studi.
Dopo il tremuolo del 1688 il palazzo divenne sede dei Tribunali, quindi, nella rivoluzione di Macchia del 1701, quartier di soldati, e finalmente fu addetto di nuovo nel 1676 al pubblico insegnamento dopo di essere stalo ampliato dall'architetto Sanfelice. Ebbe in seguito nuove am-pliazioni dal Fuga e dallo Schiantarelli finché
fu compiuto per intiero dagli architetti Francesco Moresca ed Antonio Bonneci.
Nel 1780 divenne sede dell'Accademia delle Scienze e delle Belle Arti e nel 1790 vi furono trasportate le varie collezioni antiche e moderne dei Borboni di Napoli, la collezione Farnese, proveniente da Roma e da Parma, quelle dei palazzi di Portici e Capodimonte, in un coi prodotti degli scavi di Ercolano, Pompei, Stabia; il tutto sotto il titolo di Museo Reale Borbonico.
Ma nel 1860 il generale Garibaldi, dittatore, proclamò il Museo e il territorio degli scavi proprietà della Nazione; e dopo l'annessione di Napoli al Regno d'Italia, Vittorio Emanuele riorganizzò il Museo aggiungendovi le collezioni Cumana e Sautangelo.
La classificazione del Museo è opera del