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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Napoli
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1896, pagine 450

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   iòi
   l' arie Quarta — Italia Meridionale
   L'Albergo, con una rendila di 250,000 ducati, contiene circa 5000 poveri dei due sessi. Casa dei Trovatelli. — Sorge allato alla chiesa dell'Annunziata, con a sinistra dell'ingresso l'antica buca, ora murata, per la quale si facevano passare nell'interno dell'ospizio i bambini abbandonati. Orai genitori di quei bambini hanl'obligo
   di dare il loro nome alla soprintendenza. I maschi vi rimangono per solito sino a sette anni e le femmine più a lungo, qualche volta per tutta la loro vita, dove non si maritino in qualità di operaie e inservienti. I redditi dello stabilimento ragguagliansi a 400,000 lire. Gran concorso del popolino il 24 e 25 aprile.
   Oltre i suddetti contansi in Napoli molti altri Ricoveri, Opere pie, Conservatorii, Ritiri, Monti elemosinieri, Asili infantili, ecc.
   TEATRI
   Teatro San Carlo (fig. 111). — Annesso al palazzo Reale, uno de' più grandi e famosi teatri del mondo, fatto edificare da Carlo III nel 1737 su disegno di Giovanni Medrano, brigadiere dell'esercito, dall'imprenditore Angelo Carasale, il quale lo edificò nel breve spazio di 270 giorni ! In capo a 40 anni l'architetto Ferdinando Fuga ne rinnovò con poco buon gusto l'interno, finché l'architetto toscano Antonio Niccolini fu chiamato a riformarlo aggiungendovi un atrio e una facciata come ora si vede.
   Un portico di cinque archi, de' quali i due estremi ed il medio rispondono alle magnifiche scale, forma la facciata dell'edilìzio a bugne, le quali, più rozze al basso, divengono a grado a grado più levigate e leggiere in alto. Sopra ciascuno degli archi il bugnato è interrotto da cinque bassorilievi, in cui sono figurati i Prodigii operali dalie lire di Amfione e di Orfeo, nel medio, Apollo con le Muse, e negli altri le Apoteosi di Sofocle e di Euripide. Poggia sul portico una balaustrata di travertino e in mezzo alla facciata quattordici colonne joniche di marmo bianco reggono il cornicione sottostante ad un frontone triangolare, il quale nell'acrotcrio di mezzo ha una Partcnope in piedi che incorona i (lenii della Tragedia e della Commedia, e due tripodi negli acroterii laterali. A questo frontone corrispondono di dietro le ufficine degli scenografi.
   Nel muro della facciata, allato alle colonne che reggono il frontone, sono incisi a grandi lettere i due triumvirati supremi del teatro italiano, da una parte quello del dramma con Alfieri, Metastasi e Goldoni, dall'altra quello della musica con Pergolesi, Jommelli e Piccinni. Le sale di questo piano, già da giuoco, sono ora da ballo.
   Nel 1810 un incendio, cagionato da un lume, divorò il macchinario e distrusse tutto l'interno del teatro, lasciando intatto l'esterno. Ferdinando I, senza frapporre indugio, invitò di bel nuovo il Niccolini a por riparo al disastro, non la perdonando nò a fatiche, nè a spese, le quali ammontarono in complesso a 230,000 ducati. Il Niccolini ampliò il palcoscenico e fabbricò in cima le sale capaci per gli artefici, serbò 1 antica, forma della platea ingrandendola anch'essa e contornandola di sei ordini di palchetti,
   ciascuno di trenladue con parapetti riccamente ornati e tutti con fregio particolare. Sopra la porta d'ingresso schiudesi splendidissimo il palchetto reale occupando lo spazio di due per ciascun ordine, basato sopra due grandi palme dorate ai lati dell'ingresso e coperto da un ricco panneggiamento purpureo cosparso di gigli d'oro, il quale, cadendo giù da una corona (forata, è raccolto e sorretto ai due lati da due Vittorie. Nè con minor ricchezza fu ornato il grand'arco del proscenio, sul quale veggonsi effigiate in bassorilievo le Arti della scena accosto al Tempo, il quale col dito in alto segna le ore scolpite sopra un disco clic gli gira sopra la testa, mentre una Sirena tenta allettandolo di trattenerlo come per indurlo anon lasciar correre veloci le ore per gli spettatori. Degno del teatro è il soffitto in forma di un grande velario sorretto da aste dipinte anch'esse con in mezzo Apollo che conduce davanti a Minerva i poeti principali del inondo, da Omero ad Alfieri.
   Il Niccolini restaurò in sette mesi il San Carlo, come l'aveva costruito in otto, il Carasale; ma avendo il teatro, coli andar degli anni, rimesso assai della leggiadria degli ornati fu rinnovato e ravvivato or fa circa quarantanni tanto nella sala interna quanto nei vestiboli e nelle scale, tutti arricchiti di fregi vaghissimi, con una nuova entrata da piazza San Ferdinando. Esso fu ridotto all'odierna sua forma nel breve spazio di tre mesi e sei giorni dal 28 giugno al 3 ottobre del 1844, e in cosi poco tempo la platea fu tutta sgombrata e rifatta in ferro fuso, rinnovati i dipinti del soffitto e le dorature di tutti i palchi, dipinto con circa ottanta figure l'immenso sipario per tacere delle opere del vestibolo, della scala e di tutti in una parola quei lavori che hanno, noi; solo restituita, ma raddoppiata l'antica leggiadria onde andava celebrato questo tempio principale dell'arte musicale in Italia e in Europa. In esso infatti echeggiarono nel secolo scorso le note melodiose iell'Anfossi del Guglielmi, del Pergolesi del Giuiarosa, del Paisiéllo e di molti altri principi dell'armonia ; e nel secol nostro vi risuonarono le melodie di un Rossini, di un Rollini, di un Donizzetti, di un Mercadante, di un Verdi e di molti altri maestri famosi. La Donna del Lago,