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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Napoli
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1896, pagine 450

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   l'arti; Quarta — Italia Meridionale
   in tre piani comunicanti fra di loro por mezzo di scale. In ima parte, chiusa al principio del secolo nostro, è una cappella con tre ardii sorretta da colonne di tufo con un seggio episcopale e un battistero, in un'altra parte è una fonte servita, probabilmente, pei riti battesimali.
   Lunghesso i muri dei corridoi e delle camere sono scavati molti loculi, o nicchie sepolcrali, in cui veggonsi ancor degli scheletri con rozzi disegni del ramo d'ulivo, della colomba, del pesce e altri siffatti emblemi dei primitivi cristiani con, qua e là, un'iscrizione greca. Codeste nicchie erano chiuse da lastre marmoree di cui molti frammenti con iscrizioni formarono il pavimento della chiesa di San Gennaro, ma che furori poi trasportate nella Collezione epigrafica del Museo.
   Gli archeologi napoletani fecero sfoggio di grandi; erudizione e di dottrina nel discutere intorno all'origine di queste Catacombe. Alcuni le identificarono con le buie dimore dei Cimme-riani di Omero ; altri le qualificarono Latomie (LaktOiimé) o cave donde gli antichi cavavano i massi di tufo per gli edilizi; mentre altri ancora le dissero scavate dai cristiani primitivi come ricovero dalle persecuzioni e sepolcri.
   Passaggi e camere così vasto ed intricate mal poterono esser opera d'uomini clic cercavano un nascondiglio pel loro culto perseguitato; e di presente la costruzione di queste Catacombe è attribuita generalmente ai coloni greci.
   Non v'ha però dubbio che tanto i Itei.iani quanto i primi cristiani se le appropriarono in seguito — i cristiani pei loro riti religiosi del pari clie per le loro sepolture. San Gennaro, San Gaudioso, Sant'Agrippino e altri martiri, canonizzati in seguito, furonvi seppelliti Quindi le Catacombe furono particolarmente venerate nel medioevo e il clero della città doveva visitarle almeno una volta ali anno. Esse divennero il cimitero delle vittime della peste nel 4656; e l'aliate Romanelli, che le esplorò nel 1844, vi rinvenne parecchi scheletri di quelle vittime tuttora interi e con gli abiti che indossavano in vita. Le iscrizioni scoperte pare riferiscansi esclusiva-niente ai cristiani.
   Le Catacombe di Napoli voglionsi più vaste di quelle di Roma. Una porzione stendesi sotto la chiesa della Sanità in cui è la tomba di San Gaudioso con suvvi un dipinto della Testa del Salvatore, di un periodo antichissimo.
   CASTELLI
   Castel Riuivn. — Ora caserma, antica imponente fortezza, con torri massiccie, detta la Bastiglia di Napoli, quantunque la sua prossimità al porto e il forte isolato che ne occupa il centro le dieno una rassomiglianza più generale alla torre di Londra. Fu incominciata nel 1283 da Carlo I su disegno di Giovanni da Pisa, nello stile fortificatorio cosi detto francese in contrapposto al tedesco, che tanto dispiaceva, dicesi, a Carlo nel Castel Capuano. Ma Carlo non vide compiuto Castel Nuovo. 1 suoi successori ne fecero il loro palazzo come quello ch'era allora fuor della cinta della città e. prossimo al mare.
   Alfonso I lo ampliò coll'aggiunUi di un'altra cerchia di mura e torri protetta da un fosso profondo e torri rotonde agli angoli. Questi bastioni circolari credonsi l'unica porzione superstite dell'opera di Alfonso, essendo la più parte delle opere presenti attribuita a Don Pedro de Toledo, il quale edificò i bastioni quadrati verso il 4540.
   Nel 1862 furono demolite due delle torri come dirizzale contro la città.
   L'ingresso del castello è a nord venendo dalla piazza dei Municipio. Si passa davanti la sentinella, si piega a destra indi a sinistra e, dopo alcune centinaia di passi dall ingresso del forte propriamente detto, si arriva all'alto e magnifico Arco di Alfonso 1 (fig. 26), eretto fra due torri rotonde in memoria del suo ingresso (27 febbraio 4413) da Pietro di Milano (147U) e da Giuliano da Maiano secondu il Vasari. Lavorami
   più tardi alle scolture (probabilmente) il detlo Giuliano da Majano, Isaia da l'isa, Andrea, allievo di Donatello, e Silvestro d'Aquila. La magnifica porta e in pari tempo, si può dire, quella della vittoria per la quale il liinasciniento fece il suo ingresso trionfale a Napoli
   Si compone di un arco fiancheggialo di colonne corinzie, ora in parto murate, ili un fregio e II un cornicione con sopra un attico. Bello il bassorilievo rappresentanteEntrala di Alfonso l dì Arayona ni Napoli. Il tutto è coronato di statue mutilate rappresontanli San Michele, Sunt'Aulonio Abaie e Sun Sebastiano, ili Giovanni da Nola. Nelle nicchie, soltostanti sono le statue, delle quattro Virtù cardinali.
   Le celebri Porle di hronzo della piazza furono eseguite, da Fra Guglielmo di Napoli che vi rappresentò in vari cuinpartiinenti Vittorie di Ferdinando I sul duca d'Anijiù e i baroni nielli. In una di codeste porte è incastrata una palla di cannone sparata, al dire del Giovio, durante uno degli assalii Ira Francesi eSpagnuoli al tempo di Consalvo di Cordova. Fu lanciata dall'interno del castello dai Francesi che avevano chiuso le porte, al primo annunzio dell'arrivo degli Spaglinoli. La palla non penetrò intieramente nelle porte e rimase poi cosi incastrata nel metallo che non fu più possibile estrarla. Le porte furono restaurate nel 4 ffi.
   Dentro le porte è un ampio quadrangolo con in fondo la chiesa, la caserma ed un edilizio che