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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Napoli
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1896, pagine 450

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   l'arti; Quarta — Italia Meridionale
   Cosi andarono le cose sino al 18 dicembre in cui alle IO del mattino il cratere, dopo una violentissima scossa, cacciò fuori un'immane corrente di lava divisa in parecchi rami, spesso larghi alcune miglia, i quali allagarono i pendii fra Torre Annunziata e Portici, sino al mare, distrussero San Jorio e si spagliarono a nord presso la Madonna dell'Arco, distruggendo alberi e case ed uccidendo circa 3000 persone fra cui 400 che stavano facendo una processione. La lava scorreva con tale una rapidità che giunse dal cratere al mare in men di un'ora. In pari tempo il mare si ritrasse dall'intiera costa napoletana per tornarvi poi furioso.
   Uno dei suddetti rami della lava distrusse Bosco e Torre Annunziata e si versò ancora 200 metri nel mare; un secondo devastò Torre del Greco e s'inoltrò ancora 400 metri nel mare; un terzo abbattè Resina sopra Krcolano e Portici e si spinse ancor oltre in mare al Granatello ; un quarto finalmente più occidentale si gettò sopra San Giorgio a Cremano e toccò ancor Barra e San Germano. Dall'alto del vulcano si staccò un braccio ancor più grosso di lava il quale rovinando giù pel Fosso della Vetrana e il Fosso di Faraone si precipitò su Massa di Somma e giunse sino a San Sebastiano e alla Madonna dell'Arco. La massa della lava vomitata in 2 ore fu calcolata in 13 milioni
   Fig. 10. — II cratere del Vesuvio nell'anno 1774.
   di metri cubici i quali coprirono all'altezza media di 5 metri una superficie di 14 Va milioni di metri quadrati ! Una pietra del peso di 25,000 chilogrammi fu scagliata sino a Somma ed un'altra a Nola ili tal grossezza che venti bovi non poterono trascinarla. Anche enormi correnti di melma cagionarono danni come le lave, le quali, ove terminavano, formavano alte colline.
   Dopo l'eruzione il Vesuvio, ch'era in prima 40 metri più alto del monte Somma, rimase 168 metri più basso; l'orlo del cratere sprofondò e l'interno divenne un abisso angusto e profondo. La spiaggia vuoisi si prolungasse nel mare per ben (J00 metri.
   In seguito le eruzioni vesuviane divennero men violente, ina assai più frequenti, nel nostro secolo principalmente, in cui se ne annovera una quasi ogni 4 anni. Nelle piccole eruzioni la cima divenne per solito più aita e più ampia per contro nelle grandi. Ora aveva nel mezzo uno, due, tre coni, uno nel o presso all'altro, ora due o più cavità con fondo piano o concavo, con o senza cono sopra di esso. Le recenti eruzioni, relativamente parlando, più violenti furon quelle del 1794, 1822 e 1872.
   3. Eruzioni recenti. — Nel 1794 l'intiero piano del cratere fu lanciato in aria e nella Pedamentina si schiuse una spaccatura lunga 000 metri e profonda 30 metri, da cui s'innalzò una mostruosa colonna di fuoco a cui tenne dietro immediatamente una poderosa corrente di lava che giunse al mare in 4 ore, distrusse quasi per intiero, con una larghezza di 600 metri, Torre del Greco, raggiungendo in alcuni punti della città 12 metri di altezza. Nel mare la lava formò ancora una massa alla 8 metri che costituisce ancora oggidì l'orlo meridionale della cala di quella città. 11 Vesuvio tremava durante l'eruzione come per iscoppio di una batteria e in seguito tremò anche il