Stai consultando: 'La Patria. Geografia dell'Italia Provincia di Napoli', Gustavo Strafforello

   

Pagina (45/475)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina      Pagina


Pagina (45/475)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina




La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Napoli
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1896, pagine 450

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

Aderisci al progetto!

   
[Home Page]




[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   Provincia di Napoli
   35
   (sosta annuale nella coltivazione) nella rotazione dei raccolti essendo il terreno mantenuto da un anno all'altro in istato d'intensa coltura.
   Una delle caratteristiche del sistema Campano è la coltivazione delle granaglie all'ombra degli alberi. Questa pratica fu spesso censurata dai viaggiatori stranieri come prova di cattiva coltura; ma in questa regione si è trovato che il suolo protetto in tal modo produce granaglie insieme ed erba di miglior qualità, quantunque per avventura in minor quantità.
   Ma questa deficienza nella quantità è più che compensata dal vantaggio di poter accoppiare la coltura granaria a quella della vite, del gelso e degli agrumi. Se l'agricoltore preferisco la vite, pianta olmi o pioppi sui quali innalzarla; se l'ulivo od il gelso, li pianta in filari discosti da 9 a 12 metri, lasciando con ciò ampio spazio fra di essi alla granicoltura e all'erbaggio.
   In parecchie fattorie ottiensi un altro raccolto permanente coli'introduzione del pino che torreggia sopra tutti gli altri alberi senza privarli dei raggi del sole e radduce un largo guadagno in un paese in cui si fa grande consumo di pinocchi.
   La rotazione in codeste fattorie è regolata con molta cura. Al principio di ottobre seminasi trifoglio, ravizzone o lupini per alimento fresco al bestiame dal dicembre al marzo. Nell'aprile si ara il terreno, quindi si semina il mais nei solchi con fave, patate o zucche negli spazi interposti. Terminati questi raccolti estivi, si semina il grano. Alle volte la canapa piglia il posto del mais nel primo anno e il grano primaverile nel secondo quando il terreno è concimato dalle greggio.
   Un'altra rotazione di uso frequente è la canapa con concime nel primo anno ; grano nel secondo; grano primaverile nel terzo e grano nel quarto. Calcolasi che il terreno coltivato in tal guisa radduce in media il 15 per cento. Ultimamente si raccolse molta robbia nella valle del Sarno e cotone nei dintorni di Scafati, Pompei, ecc.
   Ma i prodotti agrari più copiosi della provincia di Napoli ritraggonsi principalmente dagli uliveti, vigneti, aranceti e pometi : vi abbonda ogni sorta di frutta, come fichi, pomi, albicocche, pesche, melagrane, noci, susine, aranci, limoni, ecc. Le isole poi, Ischia e Capri principalmente, sono feracissime di vini di cui si fa grande esportazione. Scarsi per contro i prodotti animali i quali, se sono sufficienti agli usi campestri, non bastano all'alimentazione della città più popolosa del Eegno quale è Napoli.
   Industria. — Non meno molteplici che variate sono le industrie manufattrici della provincia di Napoli. Fra questo vuoisi annoverare quella dei filati e dei tessuti di cotone sia in opifici meccanici sia nella campagna ove abbondano i telai casalinghi. Si fanno anche filati e tessuti di canapa e di lino e qualche poco di lana. Nò vuoisi tacere delle berrette alla levantina (coppole) di cui si fa gran traffico principalmente in Levante e assai lodate per la buona qualità e la finezza dei colori.
   Anche l'arte del cappellaio ha fatto progressi notabili sia in fatto di cappelli di seta che per quelli di felpa o di pelo.
   Le suola resistenti, sovatti, i marocchini, le bazzane, le allude e le pelli tinte con bella gradazione di colori, hanno dato rinomanza alle fabbriche di Castellammare e di Resina. In Napoli son molte le fabbriche in cui, con la perfezione introdotta dalla chimica nell'arte, si conciano vitelli e vacchette di grande bontà, pelli di cane e di montone a vario colore, rigate e a varii disegni.
   I guanti di Napoli non la cedono ai migliori di Parigi, di Grenoble e di Londra, e grande è l'esportazione che se ne fa in ogni dove. Se ne fabbricano di molte specie con pelli di agnellini così fine e gentili da raggiungere quanto può desiderarsi in leggerezza. E i guanti lavoransi in molte guise : alcuni sono messi insieme da due soli pezzi congiunti, altri son così sottili e leggieri che sin tre paia ne capono in un guscio di noce e di conchiglia. I lavoranti che danno opera a quest'industria veramente perfezionata sono circa 7000.