Stai consultando: 'La Patria. Geografia dell'Italia Provincia di Napoli', Gustavo Strafforello

   

Pagina (42/475)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina      Pagina


Pagina (42/475)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina




La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Napoli
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1896, pagine 450

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

Aderisci al progetto!

   
[Home Page]




[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   3 2
   Parie Quarta — Italia Meridionale
   si voglia, composto di tufi rossi e gialli e di antiche scorie, ma vestito in qualche punto di piante, è alto forse 40 piedi sul piano interno del vulcano che è in forma elittica lungo 298 metri e largo 253.
   Nel piano e nei punti ove il terreno alluminoso e sulfureo non è troppo caldo, vegetano del pari erbe ed arbusti; anzi qua e là il terreno è coperto di macchie di castagni, corbezzoli, mirti e da cespi di scopa. Ciò non di manco l'idrogeno solforato, che incessantemente esala dalle crepe innumerabili del suolo in forma di gaz, dà luogo alla formazione di fragili, scherzosi cristalli di solfo, i quali s'appiccicano ai sassi estratti dai pozzi poco fondi, dai quali estraesi la sottostante terra alliunifera, e a tutti i corpi sui quali può condensarsi. Queste esalazioni chiamatisi fumarali, e rispetto ad esse bisogna star sempre sopravvento altrimenti mozzano la respirazione: ma quando l'atmosfera è calma e pura, i fumaroli ergonsi in dense colonne vorticose candide come neve, espandendosi via via che si innalzano e dissipandosi poi nello spazio senza appannare l'azzurro del cielo. Ad una certa altezza dal piano l'orlo del cratere è coperto di efflorescenze solfuree aranciate ed evanescenti. L'incendio eterno della Solfatara ò così prossimo alla superficie del suolo clic quasi in ogni dove, ma principalmente a est, se scavasi una buca di profondità mediocre, non vi regge la mano pel gran calore. Tutto il plano altro 11011 è che la cupola di una vòlta ricoprente vani sotterranei ; il suolo rintrona sotto il passo 0 sotto il colpo di un sasso 0 di un bastone e facilmente in qualche punto sprofonda, ond'ò che i sentieruoli che conducono sicuri alle allumiere e ai sollizi sono tortuosissimi.
   Tal si è il vulcano semispento della Solfatara nota sin da tempi più remoti, detto dai Romani Forum Vulcani e descritto stupendamente dalla magica penna d'Annibal Caro in una delle famose lettere alla quale rimandiamo il lettore. Oltre l'allume e l'ammoniaca la Solfatara somministra all'industria gran copia di zolfo che si raccoglie per sublimazione. Molti scrittori, fra cui Petronio, Strabone e Silio Italico, parlano delle antiche eruzioni di questo vulcano; ma l'unica di cui si abbia una chiara rimembranza fu l'ultima del 1190, quando eruttò lave e lapilli in tanta copia che tutta la regione circostante ne rimase devastata.
   Il Lucrino e il Fusaro, laghi celebri nella mitologia di Averno (che ritroveremo nel circondario di Pozzuoli), sebbene creduti ancor essi crateri di vulcani spenti, non sono 111 realtà clic porzioni di mare tagliate fuori da dighe naturali. L'unico cratere tuttora attivo nella provincia è il Vesuvio che descriveremo ampiamente nel circondario di Napoli. Fra il Vesuvio e l'Ischia contansi ben 09 crateri fra spenti e semispenti, dei quali i principali sono il monte San Nicola od Epoineo nell'isola d'Ischia, la cui ultima eruzione avvenne sotto Carlo II di Angiò, Pianura, Agnano, monte Gauro 0 Barbaro, Astoni, Solfatara, monte Nuovo, Soccavo e Santa Maria del Pianto.
   4. Astroni, — Una strada di circa un chilometro conduce in direzione nord-ovest dal lago d'Agnano agli Astroni, il più ampio e il più perfetto dei crateri vulcanici nei Campi Flegrei. Servi per molti anni di riserva di animali per le regie caccie e intorno all'orlo fu rizzato un muro per impedirne la fuga. L'orlo, di un circuito di ben 0 chilometri, non è interrotto che da un'apertura artificiale per l'ingresso. Ripida la salita, ma praticabile in vettura. L'interno è vestito d'elei magnifici e di altri alberi forestali che offrono una bellissima scena, segnatamente in primavera. Una discesa di circa 200 metri conduce al piano del cratere antico cinto da una via carrozzabile. All'estremità sud liavvi un laghetto abbastanza profondo.
   Nel 1452 Alfonso I diede in questo cratere una gran festa in occasione degli sponsali di sua nipote Eleonora di Aragona coll'imperatore Federico III. Narra il l'ontano che vi assisterono 30.000 persone, che i vasi d'010 e d'argento adoperati nel servizio avevano il valore di 150,000 ducati d'oro e che scorrevano del continuo rigagnoletti e cascatelle di vino. L'ultima scena dello spettacolo fu una caccia notturna al chiaror delle torcie.