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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Napoli
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1896, pagine 450

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Campania
   V'ó
   ci son riferiti e non v'ha dubbio che il vero corso di essi ci fu occultato od alterato dagli annalisti romani.
   I Campani, quantunque sottomessi nominalmente a Roma, par rappresentino ima parte indipendente, e sposaron da ultimo apertamente la causa dei Latini quando ruppero apertamente guerra a Roma. La grande battaglia in cui le forze combinate dei Latini e dei Campani furono debellate dai consoli romani, T. Manlio e I'. Decio, fu combattuta presso le falde del Vesuvio nel 340 av. C., e fu susseguita prontamente dalla sottomissione dei Campani, i quali vennero puniti con la perdita di quella porzione del loro fertile territorio a nord del Volturno nota sotto il nome di Falermis Ager. I cavalieri di Capua (equìtes Campani), che s'erano opposti alla defezione da Roma, furono ripagati coi pieni diritti di cittadini romani; mentre il rimanente ottenne soltanto la civitas siile suffragio.
   Le medesime relazioni furono stabilite con le città di Cuma, Suessula ed Acerra. Noi troviamo, quindi, durante il periodo che tenne dietro a codesta guerra, per oltre 120 anni, l'unione più stretta fra i Campani e il popolo romano; i primi furono ammessi a servire nelle legioni regolari in luogo degli ausiliarii: e per questa ragione Polibio (li, 24) calcolando la forza delle nazioni italiche nel 225 av. C., classifica i Romani e ì Campani in un corpo, mentre enumera separatamente i Latini e gli altri alleati.
   II periodo dalla pace che tenne dietro alla guerra del 340 av. C., al principio della seconda Guerra Punica, fu un periodo di grande prosperità pei Campani. Il loro territorio invero divenne necessariamente il teatio occasionale delle ostilità durante le guerre prolungate dei Romani coi Sanniti; ed alcune delle città non connesse immediatamente con Capua, furono anche così avventato da esporsi all'inimicizia dei Romani, schierandosi coi loro avversari. Ma la presa della città greca di Paleopoli (vecchia Napoli) nel 326 av. C., spinse i vicini Napoletani a conchiudere con Roma uu trattato di perpetua alleanza; e la conquista (li Nola nel 313 av. C. e di Nocera nel 308 av. C. stabilì saldamente il dominio romano nella porzione meridionale della Campania. Ciò par fosse ammesso e confermato nella pace del 304 av. C. che pose fine alla Seconda Guerra Saimìtica (Liv., vm, 22-26, ecc. ; Nietìithr, voi. in, p. 259).
   Nel 280 av. C. la Campania fu attraversata dagli eserciti di Pirro, ma i costui tentativi d'impadronirsi di Cuma o di Napoli andarono a vuoto (Zonara, vili, 4). 1 trionfi di codesto monarca non pare scuotessero neanche per un momento la fedeltà dei Campani. Ma altrimenti avvenne coi trionfi di Annibale. Immediatamente dopo la battaglia di Canne (216 av. C.) le città più piccole di Atella e Calatia rlichìararonsi in favore del generale cartaginese e poco appresso la potente città di Capua gli schiuse le sue porte (Liv., xxn, 61, ecc.). A ciò non tenne però dietro, com'era forse da aspettarsi, la sottomissione del rimanente della Campania. Annibale s'impadronì di Nocera e di Acerra, ma rimase frustrato ne' suoi tentativi contro Napoli e Nola, ed anche la piccola città di Casilino non fu sottomessa che dopo mi lungo assedio. Da quel tempo la Campania divenne una delle sedi principali della guerra e, durante parecchie campagne successive, fu il teatro delle operazioni guerresche dei due eserciti rivali. Seguirono molti combattimenti con vario successo; ma nell'insieme il risultato fu favorevole alle armi romane.
   Ad Annibale non venne mai fatto d'insignorirsi (li Nola, mentre i Romani riuscirono, nella primavera del 212 av. C., a por l'assedio a Capua; prima del termine dell'anno seguente questa città importante cadde di bel nuovo nelle loro mani. D'allora in poi i Cartaginesi sloggiarono dalla Campania e la guerra fu trasportata in altre parti d'Italia. Le città ribelli furono punite severamente e spogliate di tutti i privilegi municipali, ma la tranquillità di cui godè quindi innanzi codesta parte d'Italia, in un coi vantaggi naturali del suo suolo e del suo clima, ricondussero 111 breve la Campania iu uno stato di prosperità uguale, se non superiore a quello (li cui godeva in addietro : così, verso la line