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l'arti; Quarta — Italia Meridionale
dominio etrusco è però una quistione assai dubbia ; ma qual che ne possa esser la data, noi leggiamo che queste città etnische pervennero rapidamente ad un alto grado di ricchezza e prosperità, ma furono grado grado snervate ed affievolito dalle mollezze sì che mal poterono resistere alla potenza crescente dei loro bellicosi vicini, i Sanniti. La sorte di Capita <*«* loro città principale, che fu, come vedremo a suo luogo, costretta per la prima ad ammettere i Sanniti ai privilegi della cittadinanza ed alla partecipazione del suo fertile territorio, finché cadde intieramente in loro potere — l'u probabilmente condivisa in breve dalle città minori della Confederazione. Ma nò essa ne la metropoli divennero Sannite: pare costituissero sin da principio un corpo nazionale separato che assunse il nome di Campani, vale a dire gente, della pianura. E evidentemente codesto evento che troviam designato qual primo sorgere del popolo Campano, in Diodoro (sii, 31), quantunque ei lo ponga nei 440 av. C.; mentre, secondo Livio (iv, 37) Capita non cadde nelle mani dei Sanniti che nel 423 av. C. La nuova nazione crebbe siffattamente in potenza che, sol tre anni dopo l'occupazione di Capua, essa potè prendere d'assalto la città greca di Cuma che aveva conservato la propria indipendenza per tutto il periodo del dominio etrusco.
Il popolo dei Campani, costituito in tal modo era essenzialmente di razza Osca. I conquistatori Sanniti o Sabellici pare formassero, come gli Etruschi che soppiantarono, un corpo relativamente esiguo; ed è probabile che l'originale popolazione Osca, che aveva continuato ad esistere, quantunque sottomessa, sotto gli Etruschi si amalgamasse rapidamente con un popolo di razza affine qual si erano i loro nuovi conquistatori, sì che i due accoppiaronsi intieramente in una sola nazione. Certo è che il linguaggio dei Campani continuò ad esser l'Osco e da loro deriva principalmente la conoscenza che abbiamo della lingua Osca. Il loro nome, come abbiamo già osservato, significava probabilmente solo gli abitanti della pianura ed era in quel periodo ristretto a quella parte soltanto che fu poi chiamata Campania. Nè pare che vi fosse fra essi alcuna organizzazione distinta od unione nazionale.
Gli Ausonii od Aurunci e i Sidicini a nord del Volturno, continuarono sempre ad esistere quali tribù distinte ed indipendenti. Le città minori intorno a Capua - Acerra, Atella, Calatia e Suessula — par seguissero il loro esempio e riconobbero probabilmente la supremazia della potente Capita; ma Nola sì tenne in disparte e pare conservasse una più stretta connessione col Sannio: mentre Nuceria, o Nocera nella porzione meridionale della pianura Campana, apparteneva agli Aitatemi che orano probabilmente una tribù indipendente. Quindi i Campani, coi quali i Romani vennero a contatto nel quarto secolo av. C., furon soltanto il popolo di Capua stessa con la sua pianura circostante e le città dipendenti. Non erano però meno una nazione numerosa e potente: Capua stessa, al dire di Tito Livio (vii, 31), era a quel tempo la più grande e la più opulenta città d'Italia: ma quantunque fossero scorsi 80 anni appena dallo stabilimento dei Sanniti nella Campania, i Capuani erano già così sfibrati e corrotti dalle mollezze da essere inadatti al tutto a contender coll'armi coi loro più indurati e più energici fratelli nelle montagne del Sanino.
Nel 313 av. C., il picciol popolo dei Sidicini — con la loro città principale (li Teano (ove li ritroveremo) sul pendìo orientale del gruppo vulcanico di Roccamonfina — assalito dai poderosi Sanniti, chiese aiuto ai Campani. L'aiuto fu pronto, ina i loro nuovi alleati furono alla lor volta sconfitti dai Sanniti in battaglia campale sulle porte stesse di Capua e rinchiusi entro le mura della loro propria città. In siffatto frangente si rivolsero a Roma ; e per comprare l'aiuto di questa potente repubblica, dicesi facessero una cessione assoluta (deditio) della loro città e territorio ai Romani, ì quali sposarono la loro causa e con le vittorie di Valerio Corvo a monte Gauro e Suessula (Se-ssola) liberarono tosto i Campani da ogni pericolo dei loro nemici Sanniti (Liv., vii, 29 a 37). È difficilissimo comprender gli eventi dei due anni successivi quali