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l'arti; Quarta — Italia Meridionale
I vantaggi marittimi della Campania appareggiavansi a quelli che derivavano dalla fertilità naturale del suo territorio. La sua linea costiera ha una direzione discretamente. uniforme verso il sud-est dalla foce del Garigliano a Cuma: ma a sud di questa ultima è interrotta dal suddescritto ardito ed isolato gruppo di monti vulcanici che vanno a metter capo verso sud nell'alto e dirupato capo Miseno. Fra questo punto e il promontorio di Minerva o punta Campanella — elio non è altro, com'è detto più sopra, se non l'estremità di un braccio laterale dcH'Apennino — la costa è incavata profondamente dalla magnifica baia detta anticamente Cratere, dalla sua forma a coppa, ed anco Sinus Cumanus e Puteoìanus dalle vicine città di Cuma e Puteoli o Pozzuoli — ed ora nota e celebrata nel mondo tutto sotto il nome di Golfo di Napoli.
I due gioghi che costituiscono i due promontorii confinanti codesta baia o golfo che dir si voglia, continuano nelle isole adiacenti: quelle d'Ischia e Precida presso il capo Miseno d'origine vulcanica come il prossimo continente; mentre l'isola opposta di Capri, con le sue rupi precipiti e calcari, è evidentemente un prolungamento del giogo calcare apenninico che termina al capo Campanella.
Le spiagge di questo golfo incantevole, entro terra ed aperto soltanto ai miti e temperati venti di sud-est, furono frequentate di buon'ora dai Romani come luogo di ritiratezza, di amenità e di lusso ; e, in giunta allo città numerose che crebbero intorno ad esso, le ville, i palazzi, i giardini che colmavano gli interstizi fra osse eran così numerosi che presentavano, al dir di Strabonc, l'aspetto di una città continua. Anche Tacito lo chiama pulcherrimus Sinus, con tutto che ai tempi suoi non si fosse ancor riavuto dall'orribile devastazione cagionata dalla memorabile eruzione vesuviana del 79 dopo C.
Nel lato nord dell'ampia baia, immediatamente dietro il promontorio Miseno, stendesi un'altra più piccola baia, nota col nome di Sinus Baiauus, ora golfo di Baia, e qui tro-vavansi due porti eccellenti — quello di Miseno stesso presso il promontorio omonimo; e, nel lato opposto della baia, quello di Pozzuoli, che divenne sotto l'Impero romano uno ilei porti più frequentati d'Italia.
Strabonc (p. 242) parla della costa della Campania da Sinuessa (Mondragone) a capo Miseno come formante un golfo, e può essere benissimo che ai tempi di Strabene la foce del Volturno fosse meno protratta e quindi si avesse un vero golfo in luogo di una spiaggia diritta; attualmente però quella porzione della costa non presenta che una leggera incurvatura, e conviene esaminarla sopra una scala pili ampia per poterla considerare qual parte della gran baia che stendesi dal promontorio Circeo a nord a capo Miseno, o piuttosto all'isola d'Ischia a sud.
Nel lato meridionale del promontorio Sorrentino schiudesi un'altra grande baia, più estesa di quella di Napoli ma meno profonda. Era nota agli antichi col nome di golfo di Posidonia o Paestum (Sinus Poskloniates o Puestanus secondo Strabone, v, p. 251 e Plinio, ili, 5, s. 10); ma le sue spiagge settentrionali soltanto sino alla foce del Silaro appartenevano alla Campania.
II clima della Campania andava rinomato nell'antichità pel suo carattere mite e geniale, derivante, non v'ha dubbio, dalla sua esposizione a sud-ovest e dalle baie profonde che frastagliano Se sue coste. Credevasi invero che quel clima avesse un'influenza snervante, e a questa influenza del pari che all'effeminatezza generata dall'opulenza del suolo gli antichi scrittori attribuirono il carattere imbelle, o non bellicoso, degli abitanti e i frequenti mutamenti di popolazione.
Oltre la bellezza del paesaggio e la mitezza del clima, le spiagge della Campania avevano un'attrazione particolare pei Romani nelle numerose acque termali onde abbondavano, segnatamente nelle vicinanze di Baia, di Pozzuoli e di Napoli. Codeste acque derivavano indubbiamente dai residui dell'azione vulcanica in quelle regioni; 0 le medesime cause producevano lo zolfo abbondante in tale modo nel Forum