Introduzione
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coi quali furono incanalate le sorgenti, gli stagni, gli scoli e le escrescenze dei torrenti che rendevano infruttuosi e insalubri i terreni feraci di A versa e di Acerra. In seguito, e sotto Ferdinando I, altri terreni bassi furono sottratti alle acque, affondando vieppiù gli alvei, e successivamente furono arginati i torrenti che scendon dall'alto nel circondario di Nola.
IX. — Geologia.
Le rocce primitive o fondamentali del suolo dell'Italia meridionale appariscono in Calabria, e sono graniti e scisti cristallini, formanti le ruvide vette dell'Aspromonte, della Serra e della Sila. Esse sono circondate quasi dovunque da basse colline terziarie; ma dal lato nord si attaccano con l'Apennino propriamente detto per mezzo del gruppo del Pollino, formato in gran parte di calcari secondari antichi, che si continuano ad intervalli coi monti della Lucania, protendendosi sin verso Avellino e la penisola sorrentina. Calcari analoghi appariscono poi nel gruppo del Gran Sasso e in poche altre località; ma la gran distesa dell'Apcnnino meridionale, dalla valle del Velino insino alla Basilicata» è formata quasi per intiero da terreno secondario più recente, ossia dai cosidetti calcari ippuritiei del cretaceo. Distinti affatto dall'Apennino sono poi la catena, o meglio altipiano, delle Murge in Puglia e la penisola del Gargano, costituite in massima parte da calcari cretacei e quest'ultima anche da giuresi.
Estesissimi sono i terreni terziari e in particolare i calcari e gli scisti dell'eocene, le argille e le sabbie del pliocene. I primi formano per lo più grandi masse addossate ai monti secondari dcll'Apennino ed occupano estensioni grandissime nel centro della penisola, da Aquila a Campobasso e Potenza e sino alla Calabria; i secondi, sviluppati particolarmente nel versante adriatico, formano una zona continua di basse colline lungo il mare, dal Tronto al Tavoliere di Puglia, nella Basilicata orientale e nella penisola leccese. Nò vi mancano i terreni del miocene, o terziario medio, talvolta con ligniti, particolarmente nel Teramano e in Calabria.
In quanto ai terroni quaternari e recenti, essi trovansi di preferenza lungo i litorali e allo sbocco delle grandi valli, dove formano pianure acquitrinoso e generalmente malariche, quali quelle di Fondi, di Mondragone, diPesto, di Sant'Eufemia lungo il Tirreno, lunghe striscie di litorale malsano nel golfo di Taranto e il più volte accennato Tavoliere di Puglia verso l'Adriatico.
Fra i terreni quaternari vanno annoverati i vulcanici prodotti dai grandi centri eruttivi insulari delle Isole Pontine e dell'Ischia, e dai continentali di Roccamonfina, dei Campi Flegrei e del Vesuvio, cui devesi aggiungere il monte Vulture nei dintorni di Melfi. Tutti questi vulcani hanno dato prodotti svariati, alcuni trachitici, come le isole Ponza, l'Ischia, i Campi Flegrei e in parte Roccamonlina; altri lavici, tra cui specialmente il Vesuvio, tuttora attivo, e che costituisce una delle principali attrattive dei dintorni di Napoli.
Fra i terreni più recenti giova infine accennare ai depositi di travertino, prodotti ordinariamente da acque termali, entro i quali non è difficile trovare avanzi di vegetali ed ossami di animali ora scomparsi.
X. — Prodotti agrarii.
Le provincie continentali del Mezzogiorno, ben nomate Sicilia Continentale dal tempo della dominazione normanna che fondò il regno delle Due Sicilie, formano una regione prediletta dalla natura. Il piovente occidentale soprattutto, annaffiato da una quantità sufficiente di piogge annuali, potrebbe divenire uno sterminato giardino, come tali son già parecchie delle sue piagge a Sorrento, a Salerno, a Reggio di Calabria. La temperatura media di Napoli è semi-tropicale, vale a dire di I6°.7;
2 — Lia l'atrin, voi. IV.