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Parte Terza — Italia Centrale
la Società di mutuo soccorso fra gli operai, l'Ospedale, con un patrimonio'di circa 150.000 lire, l'Opera pia Morsiani per ricovero e mantenimento di cronici con un patrimonio di circa 87.000 lire ed altre istituzioni benefiche di minor conto.
I dintorni di Scandiano, costituiti d'amenissime collinette, sono popolati di numerose case o palazzine di villeggiatura, fra le quali vanno, per gusto architettonico ed aspetto signorile, ricordate quelle delle famiglie Cugini, Rossi, Riva, Rangone, Rasini, Vecchi, Bertolani, Reggi, Zuccoli, Toschi, ecc.
II territorio di Scandiano è fertilissimo. I)à cereali, viti, frutta, ortaglie e foraggi. Dai vigneti si trae un moscato spumante di gusto prelibato e ben noto in tutta l'Emilia. L'allevamento del bestiame bovino è industria fiorente di tutto il Comune, alla (piale viene parallela quella della produzione dei latticini, esercitata in 15 caseifìci con metodi che vanno sempre più perfezionandosi e facendosi razionali. Le altre industrie sono rappresentate da una filanda o trattura della seta con 120 operai,
Il territorio di Scandiano presenta anche vivo interesse sotto il riguardo delle scienze naturali. Vi si rinvengono depositi e stratificazioni con svariate fossilizzazioni di origine marina, conchiglie in gran parte; traccie di minerali di manganese, di zolfo, agate ed altri consimili materiali litoidi.
Cenno storico. — Questo Comune appartenne sempre alla diocesi di Reggio ed ha antiche origini. Nel secolo XIII aveva già una poderosa rocca posseduta dai Fogliasi, famiglia patrizia primeggiarne in Reggio. Le notizie certe intorno a Scandiano risalgono al 1210. Nel 1358 è menzionato nel trattato col quale Reggio si sottometteva ai Gonzaga. Nel 1343 vi dimorò, trovandosi ospitato in casa dei Fogliani, Francesco Petrarca, che viaggiando tra Parma e Reggio era caduto in un'imboscata di nemici dei Correggeschi — sotto i quali allora trova vasi Parma — ed a stento potè salvarsi prendendo la via delle colline e ricoverandosi a Scandiano.
Più tardi Scandiano passo in possesso di Obizzo d'Este, marchese di Ferrara e di Modena, e continuò ad essere soggetto agli Estensi anche dopo che il dominio di Reggio passò, nel 1371, ai Visconti di Milano. Scoppiata, sul principio del secolo XV, la guerra tra il marchese Nicolò III d'Este ed Otto Terzi, già capitano dei Visconti, improvvisatosi signore di Reggio, costui occupò con forte nerbo di truppe Scandiano e lo tenne fino a che colla sua morte, avvenuta nel 1400, non ritornò in potestà del marchese d'Este, il quale, nel 1123, ne investì Feltrino Boiardo, ch'era uno fra i migliori e più fidati suoi capitani Da questa illustre famiglia Scandiano salì a maggiore rinomanza, specie per la rocca che i Boiardo fecero ampliare e ricostruire pressoché a nuovo, col gusto e le raffinatezze tutte dell'arte del Rinascimento. Per oltre un secolo furono ospiti dei Boiardo a Scandiano quanti personaggi illustri, viaggiando l'Italia, ebbero ad attraversare l'Emilia. Ultimo dei Boiardo fu il marchese Giulio, morto in Ferrara nel 1553. Una delle sue figlie, Laura, ottenne per il marito, conte Ottavio Tiene, la investitura di Scandiano, che alla morte del Tiene passò ad Enzo Bentivoglio, della celebre famiglia principesca bandita da Bologna, ove aveva signoreggiato per quasi un secolo. Nel 1043 il feudo di Scandiano rientrò in dominio della Camera ducale di Modena per cessione fattane dal marchese Cornelio Bentivoglio. 11 duca Francesco I d'Este lo diede per investitura allo zio Lodovico, del ramo cadetto, indi ai figli di un altro suo zio, il principe Borso, dai quali fu trasmesso al principe Ercole Rinaldo. Il duca Francesco III ne investì solo a vita il marchese Mari, genovese, ma in conclusione restò sempre dominio diretto della Casa estense e seguì sempre le sorti della provincia di Reggio nei rivolgimenti generali del paese, tra la fine del secolo scorso ed i nostri giorni.
Uomini illustri. — Furono nativi di Scandiano: Lazzaro Spallanzani ed Antonio Vallisnieri, che furono vanto sommo delle scienze naturali italiane nel secolo XVIII e