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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Modena e Reggio nell'Emilia
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1902, pagine 328

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   151-2
   Parte Terza — Italia Centrale
   coll'esereito tìngendo di andare a Parma; ma, ad un certo punto, voltò indietro volgendo verso Cavilliano (San Polo), sperando di cogliere alle spalle ed alla sprovvista il castello di Canossa e rovinarlo. < Ricordava, scrive il buon Donizzone, il lungo aspettare a piò nudi sulla neve e un ardente desiderio di vendetta gli ribolliva nell'animo >. La contessa però non dormiva sugli allori còlti a Sorbara ed a Montebello e vegliava ognora sulle mosse dell' irritato e potente nemico ; perciò, come fu tosto informata di quest'improvvisa retrocessione di Arrigo, lasciando Canossa ben guernita, s: recò a Bianello, tenendovisi ben fortificata ed in osservazione. Giunti in vicinanza del monte Giumegna — secondo narra Donizzone — quei di Arrigo, che numerosi e compatti venivano dalla parte opposta, passavano per il monte Lentrignano (ora, forse, Sedignano) e la vicinanza era tale che stando sull'uno dei monti si udiva il calpestìo delle truppe che marciavano sull'altro. Mentre Matilde entrava in Bianello, Arrigo affrettatasi coi suoi su Canossa, ove giunse col vessillo largamente spiegato. Intanto 1 più valenti fra quelli che avevano scortata la contessa ritornarono sui loro passi ed evitando abilmente di venire a battaglia coi soldati del re, poterono rientrare in Canossa e congiungersi ai loro compagni della rocca. Quindi, tutti assieme, prima ancora che le truppe di Arrigo tentassero l'assalto, diedero di piglio alle armi ed uscirono con grande impeto ed a suon di trombe. S'appicca la zuffa, diviene sanguinosa in breve ed i regi mal resistono al terribile urto. Mentre combattesi a pie della rupe, in alto l'abate Giovanni coi suoi monaci intuona salini a gran voce e invoca sui regi la collera di Dìo. Era l'ottobre ed una folta nebbia investiva la rocca: il figlio di quel marchese Oberto, già caduto a Sorbara, faceva sventolare il vessillo del re; quando, per (scansare un colpo a lui diretto, trascinato dalla pesante lorica, traboccò a terra, mentre un fante di Matilde, accorrendo, gli strappava il vessillo. Rialzatosi, il marchese balzò sul cavallo, die indietro a gran furia e andò al re, che da un'altura vicina col suo seguito assisteva al combattimento. La vittoria fu piena per la contessa e Donizzone nota che i regi, per la nebbia fattasi fitta, nonché toccarla, non giunsero neppure a vedere la rocca. Il vessillo d'Arrigo fu con gran pompa ed immenso giubilo recato ili Sant'Apollonio, ove rimase come trofeo per molti anni. Arrigo, vergognoso, abbandonò l'impresa e si ridusse a Boiano (forse Bibbiano) e di là, il giorno appresso, passò 111 territorio di Mantova. Matilde, giovandosi dei riportati vantaggi, fu pronta ad inseguirlo e potè cosi ricuperare Governolo e Ripalta, con molti altri luoghi che di là del Po eranle stati tolti. Questa battaglia, avvenuta nei dintorni di Cavilliano (S. Pauli Costruiti), fu il tracollo della fortuna di Arrigo in Italia ed il principio dei suoi guai maggiori in Germania.
   Altre vicende, meritevoli d'essere ricordate, subì questo paese nel corso dei secoli. Nel 1297 fu posseduto dai Parmigiani, loro dato per tradimento e col compenso di 1000 fiorini d'oro da Azzolino di Canossa, che per conto dei Reggiani avrebbe dovuto difenderlo. Più tardi, il 28 giugno 1335, questo castello fu tolto a Nicolò Fogliarli, che, in nome di Giovanni di Boemia, erasi fatto signore di Reggio, dagli alleati Estensi, Gonzaga, Scaligeri e Visconteschi, in guerra appunto col re di Boemia ed ì pochi suoi fautori. Nel 1372 questa rocca fu presa da Bernabò Visconti; indi, durante la ribellione di Reggio, venne occupata dal marchese Nicolò d'Este, signore di Modena e di Ferrara.
   Durante le guerre del principio del secolo XVI la rocca di San Polo fu più volte occupata dalle truppe dell'una o dell'altra parte e, nel 1520, fu orribilmente devastata dalle truppe imperiali di Carlo V, sebbene dal duca Alfonso I d'Este, signore del Reggiano, vi avessero avuto amichevole quartiere. Nel 157G il feudo di San Polo fu dai Contrari venduto ad un Ricci di Montepulciano, il quale ne ottenne dal duca di Ferrara e di Modena l'investitura. Più tardi, nel 1633, diventò feudo del marchese Ghe-rardini di Verona, che poscia vi rinunziò (1652), ricevendone in parziale corrispettivo il feudo di Castelnovo di Sotto ; ma poi lo riconquistò ancora (1G59), riportandone la