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Parte Terza — Italia Centrale
Cenno storico. — Il Marchesato di San Martino d'Este. — Dalla dotta monografia pubblicata dal dott. Clinio Cottafavi intorno a San Martino del Rio, riassumiamo i punti più caratteristici della storia di questo minuscolo Stato, durato con fisonontia propria sino alla fine del secolo XVIII. Le prime notizie che si hanno di San Martino in Rio risalgono alla metà del secolo XI, allorché Bonifacio di Canossa, il padre della contessa Matilde, acquistava da Nicolò Maltraverso, vescovo di Reggio, alcuni feudi in enfiteusi, tra i quali è menzionato il castello di San Martino. Nel 1155 il luogo appare infeudato dalla contessa Matilde alla famiglia dei Roberti, discendenti da un Roberto, nobile cavaliere tnirandolano ch'era stato al servizio di Bonifacio e di essa Matilde; il luogo detto San Martino in Rivo prese anche in certi documenti il nome di San Martino dei Roberti.
Nel 1167 il castello di San Martino fu, giusta l'affermazione del cronista modenese Giovanni da Bazzano, distrutto da Barbarossa; nel 1169 Alberto de' Roberti giurava davanti al vescovo Albericone ed al console della città di Reggio di essere cittadino reggiano, legando in tal modo il suo feudo al capoluogo della provincia. Nel 1322 il castello di San Martino subì un assedio ad opera di Francesco Bonaccolsi, signore di Modena e di Mantova, che voleva assoggettare anche Reggio. L'appressarsi delle truppe pontificie, sotto il comando del famoso cardinal-legato Bertrando del Poggetto, ridusse il Bonaccolsi a levare in gran fretta, dopo cinque giorni di ostilità, quell'assedio. Quando, nel 1316, gli Estensi ebbero riacquistato il dominio di Modena e già brigavano per riafferrare quello di Reggio, i Roberti da Tiepolo, ch'erano i signori di San Martino, promisero fedeltà e sudditanza al marchese d'Este, rinnovando un anteriore trattato stretto con Obizzo, purché ad essi fosse lasciato il feudo di San Martino e relativi possedimenti. Nel contrasto tra i Gonzaga ed i Visconti per il dominio di Reggio, avendo i Roberti parteggiato sempre contro i primi, Filippino Gonzaga, nel 1353, devastò tutto il territorio di San Martino, e atterrò il castello che fu, con grande alacrità, nell'anno seguente, rifabbricato dai Roberti, aiutati con danari dal Visconti. Quest'amicizia dei Roberti coi Visconti spiacque a Nicolò II d'Este, che rotta la guerra coi Visconti per il dominio di Reggio, occupò la rocca di San Martino e, nel 1400, dichiarò i Roberti decaduti dal loro feudo e ne confiscava i beni; il che peraltro non impedì a quelli di continuare a ritenere il castello e tutti i loro beni, non essendo il Reggiano ancora sottomesso al marchese d'Este. Nel 1407, scoppiata di nuovo la guerra, i Roberti ricevettero le truppe milanesi nel loro castello e contrastarono passo passo l'avanzarsi del marchese Nicolò, non volendolo riconoscere per signore del Reggiano. Ma i fati furono più forti della loro volontà. Nel 1409 il marchese d'Este diventò signore di Reggio ed uno dei suo.i primi atti fu quello di rinnovare il decreto di decadenza dal feudo contro i Roberti, qualora non si fossero sottomessi. I Roberti ricusarono ubbidienza ed allora il marchese, colle sue armi, si portò sotto al castello. Messi alle strette, i Roberti domandarono pace e perdono, ma era tardi. Col! intercessione d'uno dei loro, Ugo, che era vescovo di Padova e patriarca di Gerusalemme, il marchese accordò il perdono e restituì ai Roberti i beni confiscati, ma tenne per sé il feudo; così dopo oltre trecento anni finì la signoria dei Roberti in San Martino.
Il feudo fu governato dapprima da un legato del marchese d'Este e fu sotto questa giurisdizione che gli anziani del luogo, profittando dei privilegi loro accordati dall'Estense, pensarono di provvedere la loro terra d'uno statuto che li governasse e regolasse e nella vita civile ed amministrativa e nella punizione dei delitti, per togliersi del tutto dagli arbitrii e dalle prepotenze del passato (1440). Gli statuti di San Martino in Rio constano di cinque libri e sono giudicati fra i migliori dei tempi. Il dotto storiografo marchese Campori chiama lo statuto di San Martino < ragguardevole per la sua antichità, essendo ch'è anteriore di 68 anni a quello della vicina Correggio > ed aggiunge: < Opera non inutile farebbe chi la prisca legislazione di