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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Modena e Reggio nell'Emilia
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1902, pagine 328

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   151-2
   Parte Terza — Italia Centrale
   individualità artistica, che col crescere degli anni si sviluppava in lui possente, vivace e d'una indiscutibile originalità, finirono per staccarlo affatto dal metodo che i Man-tegna avevano tratto dal loro padre, per lasciarlo solo ed armato delle sole forze del suo genio nella difficile battaglia dell'arte in un momento in cui, anche senza parlare dei sommi, gii emuli valorosi e possenti erano molti. Tuttavia egli superò quanti
   erano e giunse a collocarsi assai vicino a quei due grandi capiscuola che furono 1 Urbinate e Tiziano.
   A differenza della vita di tutti gli artisti suoi coevi, trascorsa tra il fasto e le vicende delle Corti dei grandi signori, la vita del Correggio passò placida e serena quasi come un bel sogno, fra l'amore dell'arte e quello della sua donna, Geronima Meritai, una bella e pallida giovinetta mantovana — nelle cui vene sembra scorresse, per via obliqua, il sangue dei Gonzaga — ch'egli condusse in isposa, appena quindicenne, nel 1520. L'arte e la dolcissima compagna sua, della quale vuoisi trovare l'effigie nella soavissima Madonna Assunta in cielo cli'è nella magistrale sua cupola del duomo di Parma, assorbirono tutta la vita pur troppo breve del Correggio, che dalle gioie intellettuali del lavoro passava a quelle tenere e virtuose della famiglinola.
   A trarlo da quella segregazione nella quale lo tenevano i suoi concepimenti artistici e le sue tenerezze famigliari, a farlo salire alla Corte dei suoi principi ed apparire alle pubbliche feste, doveva usare del suo prestigio, su di lui squisitamente gentile, Veronica Gambara, moglie a Giberto X da Correggio, che di quando in quando lo voleva nel crocchio dei suoi amici più cari e stimati, e di lui scrìsse ch'era < bello, amabile, glorioso >. Per questa illustre donna, onore d'Italia e del suo sesso, il Correggio dipinse in ima villa sontuosa affreschi di soggetto mitologico ed eroico, in parte perduti. Di commissione del marchese Gonzaga di Mantova, che ne fece dono ali imperatore Carlo V, dipinse Venere, e Cupido, Danae, Lea ed lo, lavori che vedemmo fra le opere massime dei grandi maestri nel Museo di Madrid.
   Il Correggio lavorò circa dieci anni nella cupola e negli affreschi del duomo di Parma. La cupola del duomo di Parma, nella quale egli raffigurò VAssunzioni celestiale della Vergine, è tal lavoro in linea d'arte che non ha riscontro se non colle cose grandissime che in questo genere si possono vedere solo in Poma nella Cappella Sistina o nelle Loggie Vaticane. Come concezione artistica, la cupola del duomo di
   Fig. 39. — Correggio: Monumento ad Antonio Allegri detto il Correggio (da fotografia).