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Parte Terza — Italia Centrale
l'ardire e la prepotenza di costui, il Guicciardini, governatore di Reggio, più retto e coscienzioso degli altri, in una sua lettera informando il cardinale De Medici, che fu poi Clemente VII, dei continui disordini e delle uccisioni che l'Àmorotto, per t suoi lini, perpetrava, dimostra la necessità (li togliergli il suo sicuro asilo, la rocca delle Carpinete. < Ne credo, scriveva il celebre storico, che all'onore di N. S. e di quello della Santa Sede appartenga dar favore a simili uomini >. Ma le insistenze del Guicciardini non ebbero per molto tempo effetto; nè egli poteva agire di proprio impulso, avendo forze insufficienti al suo comando ed essendo molte delle più potenti famiglie reggiane, o per timore, o per complicità, o per altri interessi, legate d'amicizia all'Amo-rotto. Solo nel 1521, dopo che in Firenze potè abboccarsi con Giuliano De Medici, cardinal-legato di Bologna e sovrintendente anche a Modena ed a Reggio, il Guicciardini potè agire contro l'Àmorotto, confiscandone i beni e spogliandolo del comando della rocca di Carpineti. Nello stesso tempo moveva contro di lui, dichiarato ribelle di Santa Chiesa, Alessandro Malaguzzi, commissario pontifìcio, con numeroso corpo di lancie a cavallo e di fanti, sotto il comando dei capitani Pellhio Orsetti e Nicolò Ceniicellì. Amoretto fu costretto a fuggire dal paese e, ritiratosi a Reggio, forte delle protezioni che anche da Roma, malgrado tutto, gli venivano, ottenne dal Guicciardini perdono, purché si allontanasse dal territorio, il che apparentemente fece, tenendosi nascosto in una rocca di gente amica, finché non gli si presentò il destro di riapparire e ricominciare le sue imprese. Il che fece non appena motto Leone X e mutato dal governo di Reggio in quello di Modena il Guicciardini, auspice il pontefice Adriano VI, che rivocò le precedenti disposizioni onde compensarlo delle ultime prove di devozione date alla Chiesa, combattendo contro gli Estensi e loro fautori nel Frignano. Rientrato nel possesso della rocca delle Carpinete, Amoretto ebbe inoltre il comando di tutta la montagna reggiana. Ciò diede agio a lui ed a tutti i ribaldi che si erano radunati sotto la sua bandiera di riprendere con maggior lena le antiche imprese, molestando e devastando, oltreché la montagna reggiana, la vicina Garfagnana, ad onta delle rimostranze di Lodovico Ariosto, governatore di quella regione per il duca di Ferrara, e dei suoi tentativi onde infrenarli.
Il castello delle Carpinete era il quartier generale di questi malviventi, opranti in parte sotto l'egida della stessa Corte romana, L'Àmorotto morì in seguito alle ferite riportate in una zuffa avuta dai suoi con un'orda d'altri malviventi sotto il coniando di Vigilio da Castagneto, figlio di Cato, e dei Pacchioni di Roteglia, ch'erano sempre stati i suoi acerrimi nemici e concorrenti. Morto l'Àmorotto fu più facile l'estirpare il malandrinaggio da quelle montagne, smantellandone quelle rocche medioevali che ne erano diventate i covi e gli inespugnabili baluardi, dopo essere state i baluardi di uno dei maggiori pontefici contro uno dei più grandi imperatori tedeschi. A queste cause devesi l'abbandono del celebre castello delle Carpinete, la capitale del patrimonio matildico, nel secolo XI e sul principio del XII, ora un cumulo di quasi jtfonni rovine, nido a legioni di gufi, di civette e di nottole.
Coli, elett. Castelnovo ne' Monti — Dioc. Reggio — I,s e T. locali, Str. ferr, a Ventoso.
Casina (444-3 ab.). — Il territorio di questo Comune si stende nella parte nord del mandamento, d'ambo i lati della strada nazionale da Reggio per il passo del Cerreto, tra la valle del Crostolo e quella del Tresinaro, in località piuttosto montuosa. Il Comune è molto frazionato. — Casina, frazione capoluogo, è un mediocre paese di oltre 1300 abitanti, a 574 metri sul mare e chilometri 26 a sud di Reggio, in bella e salubre posizione, con edilizi moderni ed in parte rimodernati. L'edilizio di maggior conto del luogo è la chiesa parrocchiale di antiche origini, ma più volte ristaurata.
Il territorio di Casina, assai fertile, dà cereali, foraggi, viti, castagne, frutta e legna da ardere, da opere e da carbone. L'allevamento del bestiame da stalla e da