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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Modena e Reggio nell'Emilia
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1902, pagine 328

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   151-2
   Parte Terza — Italia Centrale
   Governo provvisorio, alla presidenza del quale fu eletto Jacopo Lamberti, ch'era stato senatore del ltegno Italico, uomo già avanti negli anni ma pieno di vigoria e d'amor patrio; fu istituita una guardia civica e venne chiamato ad organizzare le truppe del Governo provvisorio di Modena e di Reggio il generale Carlo Zuechi, reggiano, generale di brigata nelle guerre napoleoniche, già coinvolto nelle congiure militari del 1814 ed esiliato dall'Austria; furono liberati i detenuti politici e si presero accordi con Modena, Bologna e la Romagna, pur sollevata contro il governo papale — sorretto dalle baionette austriache — per la comune difesa. Ma il moto, rimasto isolato per l'abbandono delle potenze che avevano promesso aiuto in omaggio all'assurdo principio del non intervento, e per non aver trovato alcuna ripercussione nel rimanente della penisola, fu presto soffocato. Ai primi di marzo Francesco IV, spalleggiato da un forte corpo di truppe austriache, rientrava dal Mantovano nei suoi Stati; le truppe del Governo provvisorio opposero una viva resistenza alle truppe estensi a Novi ed aCarpi; indi il generale Zucelii, vista impossibile nelle scarse e mal disciplinate sue truppe un'opposizione qualsiasi all'invasione austriaca, condusse il suo piccolo esercito nel Bolognese, ove erano ancora vive le speranze di libertà.
   Dopo questo glorioso ma non lieto episodio, coronamento del quale furono i patiboli di Modena eretti per Ciro Menotti e Vincenzo Borelli e le infinite condanne all'ergastolo pronunziate dal tribunale statario, passarono tristissimi per Reggio, senza avvenimenti meritevoli di rilievo, gli anni della servitù fino al risveglio delle speranze italiane nel 1817. L'esaltazione di Pio IX al pontificato, l'amnistia e le riforme liberali da lui concesse, animarono gli Italiani di indicibile entusiasmo. Un gran fermento regnava nella popolazione; da ciò prendeva occasione la polizia ducale per commettere violenze, provocazioni, arbitrii d'ogni sorta. Specialmente nella notte del 12 dicembre del 1817, dopo una rappresentazione d'una commedia di Royard, un personaggio della quale aveva dato al pubblico occasione di fare una manifestazione ostile al governo ducale, la sbirraglia si precipitò proditoriamente sulla folla uscente dal teatro, scia-boleggiando a destra ed a sinistra, ferendo molti cittadini, le donne non escluse.
   Pochi giorni dopo, mentre il fermento durava ancora in Reggio, giunsero 3000 Austriaci e di lì a due giorni altri 4000, sicché, alla fine di quell'anno, la guarnigione di Reggio, senza contare le truppe estensi, era formata di 7000 Austriaci, chiamati dal duca in sostegno del vacillante suo trono.
   Ma la rivoluzione scoppiata a Vienna, la disfatta di Radetzky a Milano nella lotta delle Cinque Giornate, l'avanzarsi delle truppe sarde in Lombardia, il crescente fermento delle popolazioni, che domandavano riforme ed armi, costrinsero il duCa Francesco IV a sgombrare insieme agli Austriaci i suoi Stati e subito fu costituito un Governo provvisorio con intendimenti patriottici. La gioventù reggiana corse numerosa ad arruolarsi nei corpi che stava organizzando il generale Durando: e sebbene mal provvisti di armi, di vesti, di tutto, sotto il comando del maggiore Fontana, insieme ai volontari modenesi, combatterono e vinsero gli Austriaci a Castelbelforte, a Castel-laro ed infine nella brillantissima fazione di Governolo. Mentre i volontari reggiani facevano il loro dovere sul campo di battaglia, il Governo provvisorio, costituitosi negli ex-Stati estensi, uniformava la propria condotta politica al sentimento ed alle aspirazioni generali del paese; e poiché il concetto unitario cominciava a prendere il sopravvento su tutti gli altri, anche i Reggiani, nella giornata del 21 inaggio 1848, con solenne manifestazione, proclamavano la loro annessione al Piemonte. Il Governo subalpino, accettando l'annessione, mandava subito a Reggio, quale commissario regio, il conte di Santa Rosa, il quale, neli'incalzare dei disastri che in quella seconda fase della campagna percossero l'esercito sardo, fece quanto era in suo potere onde tener alto il sentimento patriottico delle popolazioni e ritardare sul territorio reggiano la rioccupazione austriaca.