Stai consultando: 'La Patria. Geografia dell'Italia Provincie di Modena e Reggio nell'Emilia', Gustavo Strafforello

   

Pagina (260/331)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina      Pagina


Pagina (260/331)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina




La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Modena e Reggio nell'Emilia
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1902, pagine 328

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

Aderisci al progetto!

   
[Home Page]




[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   151-2
   Parte Terza — Italia Centrale
   era diventata un centro attivissimo di propaganda delle nuove idee, che quivi, più che non altrove degli Stati estensi, avevano trovato ardenti ed entusiastici seguaci.
   Le vittorie di Bonaparte in Liguria e Lombardia avevano messo un grande fermento negli animi e l'appressarsi a Reggio dei Francesi in veste di liberatori mise la città in vero entusiasmo. Il Consiglio di governo, lasciato dal duca fuggitivo a Modena, aveva mandato G00 uomini di truppa in Reggio, col pretesto dell'ordine, ma, tn fondo, collo scopo di osteggiare e frenare i sentimenti della popolazione vivamente manifestatesi per le idee rivoluzionarie. Nacquero quindi provocazioni e conflitti : stanco il popolo reggiano di quella permanente causa di disordini, nella notte dal 20 al 21 agosto armatosi, si sollevò contro le truppe ducali, al grido di A Modena! a Modena! Dopo breve resistenza le truppe ducali dovettero abbandonare la città, dirigendosi su Modena. La mattina del 26 agosto fu innalzato, con grandi feste pubbliche, l'albero della libertà.
   Impotente a far testa agli eventi e destituito d'ogni autorità, il Consiglio di governo lasciato dal duca, anche per non aver saputo soddisfare alle onerose condizioni dell'armistizio patteggiato per gli Stati estensi da Bonaparte, non aveva più alcuna influenza in Reggio, ove erasi costituita la Municipalità o Governo provvisorio. Fu subito organizzata la guardia civica e si mandarono messi agli altri Comuni della provincia, onde indurli a fare adesione al governo di Reggio ed accettarne i provvedimenti. Si riscosse fra gli altri Scandiano, ove vennero mandate le guardie civiche, occasionando un conflitto di qualche gravità coi sostenitori dei reazionari. Ma più grave e glorioso fatto attendeva qualche tempo appresso la guardia civica reggiana ad un vero battesimo del fuoco. Sulla line del settembre giunse in città l'avviso che una colonna di Austriaci da Mantova aveva passato il Po e s'avanzava minacciosa su Reggio. Fu tosto convocata la guardia civica, alla quale si unirono volontariamente parecchi cittadini non obbligati al servizio ed i pochi soldati francesi che erano rimasti nella città. Assunse il comando di quel piccolo corpo d'esercito il capitano Carlo Ferrarmi da Reggio, il quale seppe disporre e manovrare sì bene i suoi uomini da costringere gli Austriaci a rifugiarsi al di là dell'Enza, nel castello di Montechiarugolo. Senza aspettare altro . Reggiani diedero l'assalto al castello ed obbligarono, dopo un vivo combattimento, gli Austriaci ad arrendersi (8 ottobre 1796), facendo 114 prigionieri con tre carriaggi e tutte le armi.
   La notizia della vittoria dei Reggiani fu accolta con entusiasmo dovunque: Bonaparte in persona, a Milano, ove gli erano stati condotti i trofei della vittoria ed i prigionieri, premiò il Ferrarmi e gli altri ufficiali della piccola legione; donò alla guardia civica di Reggio 500 fucili, 4 cannoni ed una bandiera allusiva al fatto, il quale fu ricordato da Foscolo nella sua Ode a Napoleone, da Monti nella terzina:
   Reggio ancor non oblia che dal suo seno La favilla scoppiò d'onde primiero Di nostra libertà corse il baleno.
   Del fatto di Montechiarugolo, dandogli carattere di primo combattimento sostenuto dalle armi italiane per la libertà, parlarono gli storici del tempo e singolarmente il Botta ed il Zanoli. Bonaparte nel suo rapporto al Direttorio esecutivo del 17 vendemmiale, anno V, narrando il fatto di Montechiarugolo ed encomiando il valore delle guardie cìviche reggiane, dice dei tlue cittadini rimasti morti nella fucilata: Ces soni les premiers qui yent versé leitr song pour la libertà de leur pays.
   Dichiarato da un proclama di Bonaparte decaduto il governo ducale e gli Stati estensi passati sotto la protezione e l'amicizia della Repubblica francese, Bonaparte incitò i popoli dell'Emilia ad unirsi in una sola Repubblica. Le popolazioni risposero all'invito ed un primo Congresso di trentasei deputati bolognesi, trenta ferraresi, ventidue modenesi e ventun reggiani si riunì il 16 ottobre 1796 e tenne seduta anche nei