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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Modena e Reggio nell'Emilia
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1902, pagine 328

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Reggio nell'Emilia
   c257
   Lombardia o ne tornavano, e dove passavano eserciti allora voleva dire saccheggio, devastazione, danni alle cose ed alle persone. A questi mali si aggiunsero i tentativi fatti dal papa Clemente VII per ricuperare il dominio di Reggio, tentativi andati a vuoto, perocché Alfonso I d'Este, riscontratosi coll'imperatore Carlo V, ebbe da questi la ricompensa solenne ed in perpetuo di tutti gli antichi 'domimi della sua Casa.
   Alla morte di Alfonso, avvenuta nel 1534, succedette nel governo dello Stato il duca Ercole II, il quale, recatosi in Reggio nel 1537, vi fu solennemente accolto da quella cittadinanza ed ordinò importanti opere edilizie nella città, che munì di nuove fortificazioni e di terrapieni, nello stesso tempo che faceva abbattere i sobborghi e cascinali circostanti, onde non avessero a togliere la vista del nemico in caso d'assedio. Ciò, per un largo circuito, produsse un vero deserto ove prima erano popolose borgate, chiese, monasteri e ridenti ville. Fu sotto il successore di Ercole III, Alfonso II, che i Reggiani iniziarono, nel 1598, la costruzione del loro più artistico e memorabile tempio : la Madonna della Chiara.
   La morte di Alfonso II, senza figli, e l'assunzione al ducato di Cesare suo cugino, fu causa di nuove agitazioni negli Stati estensi: minacciati dalle truppe pontificie, non avendo voluto il pontefice Clemente Vili riconoscere legittima quella successione, col dichiarare estinta la linea diretta degli Estensi, alla quale il papa ab antiquo aveva consegnato in feudo Ferrara. In altri termini, la Corte romana voleva la retrocessione di quel feudo importantissimo, minacciando di riprenderselo a mano armata. Il duca Cesare, cui dal piccolo marchesato di Montecchio non pareva vero di essere sbalzato sul trono di Modena e Reggio, non ebbe nè forza nè volontà sufficienti per opporsi alle pretese della Curia romana ed acconsentì a lasciare Ferrara. I Reggiani allora lo invitarono a prendere sede nella loro città; ma il duca, ringraziandoli, stabilì la Corte a Modena.
   Per due secoli quasi che durò la linea dei duchi di Modena e Reggio, discendenti da Cesare d'Este, non si segnalano in Reggio avvenimenti d'importanza speciale, uscenti dal carattere della cronaca locale. Vanno fra questi ricordati: le nozze del duca Francesco I d'Este con Maria Farnese, avvenute in Reggio ; il continuo passaggio di truppe per la guerra di successione al ducato di Mantova, nella quale il duca di Modena si era impigliato; la pestilenza del 1630, che desolò terribilmente la città ed il suo contado ; le ripetute occupazioni or dei Gallo-Ispani or degli Imperiali, comandati questi ultimi dal principe Eugenio di Savoia durante la guerra per la successione di Spagna, sui principio del secolo XVIII; e le altre che nella prima metà dello stesso secolo seguirono per le successioni di Polonia e d'Austria.
   Governo illuminato e riparatore, per gli Stati estensi, fu quello del duca Francesco III, nella seconda metà del secolo XVIII; in questo periodo anche per Reggio rifiorirono gli studi, le arti, i traffici ed il benessere pubblico. Furono aperte strade, scavati canali, sistemate acque, compiute molte opere edilizie, per il che la città e l'agro reggiano sì ebbero non lievi vantaggi.
   Al duca Francesco III, morto nel 1780, succedette il tìglio Ercole III, che fu l'ultimo della famiglia estense di ramo diretto : uomo semplice, mite e di poca levatura, avverso agli ordinamenti feudali ed ai nobili in genere ed amante della popolarità.
   L'onda riformatrice del tempo e le novità che sullo scorcio del secolo cominciavano a venire dalla Francia precorrevano i miti metodi di Ercole III, che si trovò ben presto in arretrato coi tempi e spaventato dal sormontare della marea rivoluzionaria, dalla Francia minacciante di dilagare sul rimanente d'Europa ed in Italia, innanzi tutto. Fu allora che il duca si diede ciecamente iu braccio alla reazione, minacciando pene severissime ai propagatori delle nuove idee. Ma inutilmente: e l'incalzare degli eventi costrinse il duca a lasciare i suoi Stati e su Reggio e Modena ebbe termine il dominio della linea diretta degli Estensi (5 maggio 1796). Reggio, in quel frattempo»
   107 — l.a l'iitrla, voi. Ili, parte 3*.