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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Modena e Reggio nell'Emilia
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1902, pagine 328

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Reggio nell'Emilia
   c255
   riunivano molti noliili non troppo amici degli ordinamenti democratici del Comune. Gli odii. le violenze, le minacci e e le vere battaglie, a cui nelle vie stesse della città si abbandonavano le due parti, ebbero lunga durata, ad onta delle frequenti ed effimere paci che venivano giurate in questa od 111 quella chiesa. Solo nel 1260, per le predicazioni di un frate da Perugia, entrarono sentimenti pacificatori nell'animo dei cittadini. Furono allora viste per Reggio e suo contado le processioni di penitenti    Altre discordie, per le quali pur si dovette far ricorso alle armi, furono quelle scoppiate tra il vescovo ed il suo clero contro i capitani del popolo ed i senatori, che reggevano il Comune. La causa delle discordie era la percezione delle decime ecclesiastiche, operata dal clero con metodi troppo fiscali ed in misura eccessivamente gravosa per il popolo. Alle rimostranze dei magistrati del Comune per simili procedimenti il vescovo rispose intimando la scomunica al capitano, ai senatori ed agli altri magistrati del Comune. Per ricambio il Comune decretò pene severissime contro chi avesse parlato od abitato coi preti ed avesse loro somministrato vitto o procurato altre agevolezze. A questo decreto il clero ed i suoi partigiani si levarono in armi; ma, sopraffatti dal rimanente della cittadinanza, dovettero ritirarsi nelle loro case e domandare pace e perdono. Nei patti che segnarono questa pace fu stabilito che da allora in poi ognuno pagasse le decime alla chiesa in quella proporzione che la propria coscienza gli suggeriva.
   Nuova causa di dissidi e torbidi cittadini fu, nel secolo Xllf, l'uccisione di Guido e Bonifazio di Bianello, fatta perpetrare per inveterato rancore da Scarabello da Canossa. Quell'eccidio ebbe grande, ripercussione nella città, ove erano molti gli aderenti tanto degli uccisi che dell'uccisori; le stesse famiglie guelfe si scissero in due fazioni. Si costituirono così due nuovi partiti, i Super invi e gli Inferiori ; si combattè nelle vie della città e fuori nel contado. Dopo varii combattimenti prevalse la fazione dei Superiori e gli altri furono cacciati in bando.
   Le fazioni avevano ridotta la città in condizioni deplorevoli, nè si sapeva in qual modo fare cessare l'ira delle fazioni, quando Francesco Fogliani, ch'era uno dei maggiorenti del Comune, successo ai Sessi ed ai Canossa, propose di chiamare, con missione pacificatrice, al governo della città il marchese Obizzo d'Este signore di Ferrara, uomo che allora aveva grande rinomanza di potenza e di saggezza. Già l'esempio era stato dato da Modena e da altre città, ed ii Senato reggiano, che dallo stato degli animi dei capi parte temeva imminente lo scoppio di un'altra procella fazionaria, accolse la proposta del Fogliani ed esibì ad Obizzo d'Este la signoria della città per un triennio. Obizzo, avvedutamente, disse di non voler accettare tale oneroso incarico che per un anno e col figlio Azzo fece la sua entrata in Reggio, accettandone la dedizione il 19 gennaio 1290.
   Ma, spirato l'anno e visto che il possesso di quella nobile città gli era assai meno gravoso di quello che aveva temuto e che contribuiva ad accrescere il lustro e la potenza della sua Casa, si guardò bene dal rimettere la signoria a chi gliela aveva affidata, al Comune; ma, invece, restrinse la libertà cittadina, menomò l'autorità dei