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Parte Terzo — Italia Centrale
seguito, duratitela lotta perle investiture, l'imperatore Arrigo IV, per recarsi a Canossa a chiedere dal fiero pontefice Gregorio VII, ospite della contessa Matilde, la revoca, in umilianti condizioni, della scomunica che gli sollevava contro i sudditi d'Italia e di Germania. Di ritorno da Canossa, profondamente scosso per l'umiliazione patita, Arrigo si ferma in Reggio, città dichiaratasi favorevole alla causa imperiale e dove lo attendevano i vescovi lombardi, capitanati da Giuberto arcivescovo di Ravenna. Questi prelati, avversi alle riforme che il rigido pontefice voleva introdurre negli ordinamenti del clero e parteggiatiti per l'imperatore, persuasero questi, che già ne aveva poca voglia, a non sottostare a quella umiliazione: e macchinarono un tranello per avere nelle mani il pontefice, farlo prigioniero, costringerlo o a dimettersi od a cedere sui punti più importanti della questione delle investiture. In questo divisamente Arrigo si portò al castello di Dianello sulla vicina collina, chiedendo un nuovo abboccamento col pontefice prima di recarsi in Germania, ove il fermento dei suoi sudditi lo richiamava. Il papa acconsentì ed accompagnato dalla contessa si recò a Rianello. Là Arrigo, profondendosi in dimostrazioni di ubbidienza, invitava il pontefice e la contessa in Lombardia, ove avrebbero più agevolmente potuto di comune accordo comporre la grave controversia pendente. Sulle prime il papa e la contessa accettarono e già si disponevano per il viaggio, ma insospettiti ed avvisati del tranello, con molta abilità, diedero volta alle loro cavalcature e rientrarono nella agguerrita e fida Canossa.
Fallitogli il colpo e pressando gli avvenimenti di Germania, ove i suoi avversari avevano proclamato re Rodolfo di Svevia, Arrigo dovette lestamente lasciare Reggio. Seguì un periodo di maggiori convulsioni del precedente. Liberato dalla morte del suo competitore, per il quale s'era dichiarato il pontefice, Arrigo IV convoca un Concilio di vescovi a lui devoti e provoca un scisma facendo proclamare papa Giuberto, arcivescovo di Ravenna, in luogo di Gregorio, che viene dichiarato deposto. La lotta si accende più che mai tra i partigiani del papa e dell'antipapa; naturalmente per il primo era la contessa Matilde, che si trovava in conflitto con Gandolfo vescovo di Reggio, dichiaratosi per la parte dell'imperatore. Fu lunga ed aspra questa lotta, nella quale Chiesa ed Impero misero tutta la loro forza, tutte le loro arti. Di ritorno da Roma, dove, dopo avervi insediato l'antipapa Giuberto col nome di Clemente III e ricevuta da questi la corona imperiale, non aveva voluto attendere il normanno Roberto Guiscardo signore di Salerno, che, devoto a Gregorio VII, rifugiatosi presso di lui, muoveva colle sue armi su Roma onde cacciarne l'intruso antipapa, Arrigo IV si scontrò nel Modenese presso Sorbara colle truppe della contessa Matilde da lei medesima condotte. Vi fu un aspro combattimento, in seguito al quale Arrigo dovette lestamente ripiegarsi verso la Germania, lasciando morti molti dei suoi più ardenti fautori, tra cui Gandolfo vescovo di Reggio.
In seguito a questa vittoria la contessa provvide le Chiese di Reggio, di Modena e di Pistoia di vescovi devoti alla causa del papa legittimo e sua. Nel 1092 chiamò, insieme ad altri prelati e signori, Eriberto vescovo di Reggio, in Carpineti, suo castello, per consultarli se dovevasi continuare nella lotta od accettare le proposte di pace che venivano da Arrigo. Fu decisa la prosecuzione della guerra. Allora Arrigo venne a Reggio e, fingendo di proseguire la sua strada per Parma deviò il cammino verso Cavilliano, ora San Polo d'Enza, allo scopo di sorprendere sguernita la contessa in Canossa. Ma questa, ch'era in Bianello, avvertita in tempo del movimento, fece assalire alle spalle dalle sue milizie il seguito dell'imperatore, mentre quei di Canossa respingevano validamente l'improvviso assalto. Anche questo colpo andatogli male, Arrigo dovette ritirarsi e poco appresso uscì d'Italia, dove non ritornò più, essendo morto a Spira qualche tempo appresso.
Durante questi avvenimenti, ed in ispecie sulla fine del secolo XI e sul principio del XII, il Comune era indubbiamente stabilito ed affermato in Reggio, sebbene la