Modena
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aperta campagna sotto grandi tonde. Durante il vescovado di Ildebrando fu eretta m Modena da 1111 prete Stefano — che ne ebbe dal vescovo la concessione ed il terreno — la chiesa di San Pietro, nel luogo ove già esisteva la primitiva chiesa, cadente per vetustà ed insieme alla chiesa 1111 cenobio, nel quale il prete Stefano ed altri suoi compagni si chiusero seguendo la regola di San Benedetto.
Più importante però è il fatto politico che si compì in Modena e nella regione durante il vescovado di Ildebrando e dei suoi successori: il risorgimento dell'autorità feudale, nella persona dì Azzo Adalberto di Toscana, signore di Canossa, creato, come fu detto, da Ottone I, conte di Modena e Reggio. E con questo fatto che la regione modenese e reggiana si stacca alquanto dalla legge pressoché generale della rivoluzione vescovile, che continua ad evolversi nelle maggiori città della Lombardia, avendo alla testa Milano.
Azzo Adalberto, nominato conte da Ottone I, fu certamente uomo energico e compreso della sua missione. A lui si deve l'abbassamento della fortuna di Guido vescovo. Morì dopo il 976, lasciando a successore il figlio Tedaldo, essendogli premorto il primogenito Rodolfo. L'autorità dì questo Tedaldo appare subito assai maggiore di quella del padre. Mentre questi, nei documenti lasciati, non usò mai d'altro titolo fuorché di conte, Tedaldo per il primo usò il titolo di marchese.
Azzo Adalberto aveva il governo di un comitato o due città; Tedaldo d'una marca, estensione di territorio considerevole comprendente varie Provincie. Come rieseisse a tale grandezza, questo avolo della contessa Matilde, non è arrivato fino a noi. Quello ch'è certo si è che da un documento dell'anno 989, pubblicato prima dal Campi e poi dal Muratori, egli è indicato colle parole: Domo Tedaldi, Marchio et Comes, Comitatu Mutinenses. Quale era la Marca o provincia della quale esso Tedaldo era signore? Alla domanda risponde il Tiraboschi: « Era signore di Modena, come l'accennata carta ci mostra. Era pure signore di Reggio, come provasi da un'altra dell'anno 1001. Era signore di Ferrara, per qualunque titolo egli l'avesse. Era signore di Brescia, come è provato da una carta nonantolaua dell'anno 1001. 11 Gaviroli sospetta che ei fosse ancora signore di Bologna, perchè ila lui dovette prendere il nome quel Castel Tedaldo ch'era fuori di porta Ravignana e certo da lui dovevano dipendere alcuni distretti del Bolognese, che diconsi posti territorio Bononiensi judicaria Mutinensì ».
Comunque, o di fatto o di titolo ch'egli fosse signore di tutte queste città, Tedaldo, sul principio del secolo XI, appare come uno dei più potenti signori d'Italia. Egli è imparentato con Arduino d'Ivrea, ultimo per allora dei re d'Italia italiani, e a malgrado di questa parentela, che nel regno gli avrebbe potuto recare non dubbi vantaggi, Tedaldo figura fra i più caldi fautori della venuta iu Italia di Arrigo di Bamberga; ed egli con Varino, vescovo di Modena, ed Arnolfo d'Arsago, arcivescovo di Milano, ebbero, cogli incitamenti e l'esempio parte grandissima nella defezione dei signori italiani alle Chiuse dell'Adige, ove li aveva radunati Arduino per impedire il passo ad Arrigo, che dalla Germania per la via del Brennero e di Trento calava in Italia a prendervi la corona regia ed imperiale insieme (1004). A questo Tedaldo si deve la fondazione dell'abbazia di San Benedetto di Politone (ora San Benedetto Po in provincia dì Mantova).
Durante il governo di Tedaldo, sotto al quale peraltro sembra che le città godessero di una certa autonomia, nell'anno 975 cominciano i contrasti tra Modena e Bologna per ragioni di conline e di territorio. Le scarse notizie del tempo non dicono in che consistessero precisamente le ragioni del contrasto; è certo però che il territorio modenese allora doveva estendersi assai più ad oriente di quello che adesso 11011 sia, e che perciò suscitasse le gelosie e le rivalità dei Bolognesi.
Il marchese e conte Tedaldo, avo della contessa Matilde, morì intorno al 1009 e fu sepolto in Canossa, luogo del reggiano a lui ed ai suoi discendenti singolarmente diletto.
85 — Lia Pali-i», voi. IH, parte 3.