Modena
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consimili. Scrive il Cavedoni: < Quando nel 1099 la pietà dei Modenesi prese ad innalzare, ad onore del santo protettore, la chiesa cattedrale, che tuttora si vede fabbricata di marmo, il lavoro era avanzato alquanto sopra teria e si cominciò a temere che mancassero i materiali. Allora —¦ narra lo scrittore contemporaneo — per grazia del benedetto Iddio che dil ige le nienti degli uomini, si posero i Modenesi a ricercare materiali sotterra: e scoprirono sì meravigliosa congerie di marmi insigni e di pietre che parve bastante a compire l'opera incominciata >. Cosi quar.do si trattò di costrurre la torre della Cattedrale si dovette scavare una non minore quantità di inaimi. Nelle Antichità italiane il Muratori riporta una licenza data nel 1167 al massaro della Cattedrale di scavare pietre per le strade e piazze della città, e fuori ancora per le strade, nei paludi, luoghi comunali e fossati e pei campi contigui alle vìe entro lo spazio di quattro braccia.
Nella Cronaca di San Cesario è narrato che nell'anno 1209 i Modenesi trovarono a Santa Croce, dietro la via Claudia fuori della città, nel borgo di Saliceto, tutti i marmi occorrenti per il pavimento della cattedrale di San Geminiano. Nell'anno 1242 il vescovo di Modena permise al massaro della Cattedrale di scavare pietre e qualunque altra cosa in quella parte di terreno e paduli di sua ragione ch'era fuori di porta Uazzovara.
E senza dire dei magnifici sarcofagi che arricchiscono il Musco lapidario archeologico modenese, illustrato dal dottissimo monsignor Cavedoni, va ricordato che quando si cavarono le fondamenta dei baluardi e delle mura di Modena per ordine del duca Ercole II (1540-51) si scoperse, in quella località una grande quantità di marmi, che dovevano essere avanzi di antichi grandiosi edilizi ; ma furono per la gran parte guasti ed impiegati in altre opere II Lancillotto ricorda di bellissimi pavimenti a musaico trovati in quattro parti della città e distrutti dall'insipienza dei lavoranti: uno di questi era ad opera tassellata con bellissimi fogliami; vasi di terracotta d'ogni maniera, condotti di piombo, dei quali uno rinvenuto a caso nel 1025 e scavato per la lunghezza di un ottavo di miglio, il quale, fuso come fu, diede parecchie migliaia di pesi di metallo, portava a varie riprese la scritta II. I'. MVTINENSIVM. Un altro tubo, trovato fuori di porta Saliceto, pesava, in un pezzo solo, 150 libbre. Tali tubi dovevano condurre le acque agli edilìzi delle terme che non mancavano mai nelle maggiori e più raffinate città del mondo romano. Altri avanzi del periodo romano vennero in luce, nel 10:35, facendosi gli scavi per i lavori della cittadella; ma furono utilizzati senza riguardo al loro valore storico od artistico od archeologico in quei medesimi lavori.
Da tutto ciò è facile il desumere come Modena, colonia importantissima tino dai primi tempi della conquista romana nella Gallia Cisalpina, assegnata poi alla tribù Follia, diventata poi municipio e godente del diritto romano, da Roma accordato alle maggiori città d'Italia, fosse venuta man mano prosperando, ampliandosi ed arricchendosi, e come in fatto ili edilizia e di monumenti potesse gareggiare con tutte le altre grandi città dell'Italia superiore.
Medioevo. — Nell'oscurità che si addensa sulle cose d'Italia, durante il precipitare rovinoso dell'Impero d'Occidente ed il periodo delle invasioni barbariche, in difetto di solidi monumenti storici, ha molto lavorato colla leggenda la fantasia degli scrittori, più o meno storiografi, dei secoli successivi. E con molta cautela adunque che vanno prese le narrazioni di assedi, di distruzioni, di miracoli, di prodigi avvenuti m questo tristissimo periodo, riferentisi alle varie città d'Italia e, per singolare combinazione, iu molti casi rassomigliantisi, tanto da ingenerare il sospetto che si tratti d'un fatto originario unico, lavorato ed adattato dalla fantasia degli scrittori postumi alle esigenze ed alla gloriola del proprio natio luogo.