Modena
73
vicino le città e l'agro modenese. Malgrado l'ambasceria del Senato, M. Antonio si ostinò nell'impresa di Modena; allora si staccò da lui Ottaviano, che voleva mostrarsi ossequente alla volontà del Senato, ed alla testa delle legioni che gli si erano votate mosse in soccorso di Bruto, angustiato sempre dall'assedio di Antonio. Sul finire di marzo e sul principio dell'aprile Irzio, console, ed Ottaviano Cesare mossero da Imola con l'esercito verso Modena, temendo ormai per Bruto o espugnato od in procinto di arrendersi per stremo di vettovaglie. Occupata Bologna senza combattere, perchè da Antonio lasciata senza presidio, avanzandosi sempre sulla strada di Modena, scon-traronsi a Forum Gallicum (molto probabilmente l'attuale Castelfranco) colla cavalleria (li Antonio, che fu tosto messo in fuga. Ma il Panaro, in quell'epoca di pioggie e di disgelo, rigonfio, li trattenne. Misero scolte sulla sponda del fiume e trovarono modo di far pervenire a Bruto notizia del loro arrivo coi soccorsi, e vuole la leggenda modenese ciò facessero mediante colombi viaggiatori, dei quali 111 quella città è ab immemorabili tradizionale e singolare l'allevamento. Nel frattempo ad Ottaviano Cesare e ad Irzio si aggiunse anche il console C. l'ansa, venuto a grandi giornate con nuove legioni da Roma per sottomettere il ribelle. La battaglia avvenne il 14 di aprile eie prime legioni a scontrarsi con le truppe d'Antonio fui ono appunto quelle condotte da Pansa, ad incontrare le quali Irzio aveva mandata la legione Marzia e due coorti. Lo stesso Pansa in quel combattimento rimase gravemente ferito. Intanto la lotta si sviluppava da ogni parte e ben presto furono impegnate tutte le legioni di Ottaviano Cesare e di Irzio. La battaglia durò tutto il giorno ostinatissima e solo verso sera la vittoria cominciò a spiegarsi in favore di Ottaviano Cesare e dei due consoli: Antonio dovette ritirarsi più che sollecito ai suoi accampamenti intorno a Modena, quivi rafforzandosi.
Qualche giorno appresso, volendo ad ogni costo disimpegnare la città, Irzio ed Ottaviano diedero improvviso attacco agli accampamenti di Antonio: attacco sanguinoso quanto mai, nel quale perì lo stesso Irzio, il vincitore della prima battaglia. Ottaviano Cesare, addossatosi l'intero e supremo comando delle legioni dopo la morte del console, inflisse una nuova sconfitta a M. Antonio, agevolato validamente in ciò da Bruto, che, uscito coll'esiguo ed estenuato suo presidio dalla città, sorprese alle spalle gli assediatiti e decise della vittoria per Cesare e della piena sconfitta delle legioni di Antonio, il quale, nella notte seguente, se ne fuggì con la cavalleria e con pochi a piedi ed inermi. Questo fu l'avvenimento per il quale il nome di Modena ebbe maggior lustro nella storia di Roma.
Durante il periodo imperiale più scarse e meno importanti si fanno le notizie dì Modena. Ad esempio: nell'anno G9 di Cr., avendo M. Silvio Ottavio ucciso Galba ed assunta la porpora imperiale e scoppiata la guerra tra Ottavio stesso e Vitellio, proclamato imperatore dalle legioni della Germania, i decurioni di Modena offrono armi e danaro ai senatori — partigiani di Ottavio che lo avevano seguito nell'impresa contro Vitellio ed erano quivi radunati a consulto — perchè o lascino la città o si dichiarino parti tanti di Vitellio, che minacciava di assediarli. La disfatta di Bedriaco nel Cremonese, inflitta da Vitellio al competitore, scongiurò da Modena il minacciato assedio.
Nella guerra intrapresa l'anno 313 da Costantino Magno contro Massenzio, suo competitore nell'Impero, Modena fn, insieme ad altre città, assediata e occupata dalle truppe costantiniane, ma senza gravi danni; anzi, per quello che ne afferma Nazario nel suo Panegìrico, con compiacimento della stessa popolazione che veniva sollevata dall'oppressione di Massenzio, il quale, ove avesse trionfato, avrebbe rinnovate e rincrudite le persecuzioni ai Cristiani, di cui restava il recente ricordo del periodo dio-clezianeo. In questo momento il Cristianesimo era già da più d'un secolo fortemente radicato in Modena e la civiltà pagana faceva quivi, come altrove, gli ultimi suoi conati di resistenza.
81 — 1,14 Patria, voi. Ili, parte 3'.