Modena
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non è certo se i legati clic furono mandati ai Boi a richiamarli di loco, fossero violati da essi, ovvero se questo ìmpeto fu fatto contro ai triumviri nel partire de' campi
< Essendo questi assediati in Modena e la gente nella oppugnazione della città imprudente e rozza e nella opera militare pigra e negligente, stati intorno alle mura senza combattere, cominciò a simulare di far la pace; e chiamati gli ambasciatori dai principi dei Galli a ragionamento, non solamente eontra la ragione delle genti, ma rotta la fede che in quel tempo era stata promessa, furono tenuti dai Boi, negando lasciarli se prima non fossero a loro dati nelle mani 1 loro ostaggi. Intese queste cose dai legati, e che Modena ed il presidio stavano a pericolo, L. Manlio, pretore, acceso d'ira, mosse a rotta le sue schiere verso Modena. Le selve, e i boschi erano in quei tempi intorno alla via e i più dei luoghi inabitati. Quivi passando Manlio senza le antiguardie fu assalito dai nemici che stavano in agguato e con molta uccisione della gente sua, si ritrasse a grande pena in luogo aperto, afforzando quivi gli accampamenti, ecc. ».
i I)a questo racconto di Livio — osserva l'erudito Cavedoni — e segnatamente, da quelle parole vitactis adsideret muri*, chiaro ci pare che Modena era fin d'allora una città forte e cinta di mura. Si ha poi da Livio medesimo che i campi intorno a Modena, prima che fosse dedotta colonia romana, erano dei Galli Boi e da principio furono degli Etruschi >.
11 Tiraboschi afferma che Modena fosse dedotta a colonia romana fin dal 536, all'epoca del suddescritto assedio. Ma il Cavedoni, basandosi sulla fede di Polibio e sui ragionamenti del Sigouio e sulle induzioni che gli vennero suggerite dai profondi suoi studi sull'archeologia, la numismatica e la storia romana, dimostra che Modena non potè essere dedotta in colonia romana prima dell'anno 571. Intorno a quest'epoca il nome di Modena corre abbastanza noto e frequente fra gli storici romani come teatro o sede d'importanti avvenimenti. Così si ha che nel 5G1 di Roma un'insigne vittoria fu riportata dal console Lucio Cornelio Menilo sopra i Galli Boi nelle vicinanze di Modena; vittoria nella quale, al dire di Tito Livio, rimasero morti 14.000 dei Galli Boi, presi 1031 prigionieri e 721 cavalieri; dei Romani oltre a 5000 vi lasciarono la vita. Nel 567 Marco Emilio Lepido, console, soggiogati tutti i Liguri, dì là del-l'Apeiinino, si volse contro quelli eh' erano sul versante settentrionale, cioè Liguri Friniati o Briniati (gli abitatori dell'attuale Frignano, a cui lasciarono il nome), lì vinse e, tolte loro le armi, li forzò dalla montagna ove annidavano* sempre e minacciosi i ribelli, li condusse al piano, costringendoli a tenersi quivi ed a lavorarne i campi. Nello stesso periodo M. Emilio Lepido fece aprire la sua famosa strada, che da Rimini metteva a Piacenza e che fu 111 seguito uno dei grandi coefficienti della prosperità emiliana nel periodo romano. Forse a quest'opera colossale lavorarono quei Liguri Friniati, clic il valoroso console aveva divelti dalla montagna e coattamente condotti ad abitare ed a lavorare nel piano. Quattro anni appresso Modena, in un con Parma, fu dedotta colonia di cittadini romani nel consolato di M. Claudio Marcello e di Q. Fabio Labeone; « e furono 2000 uomini nei campi che prossimamente erano stati dei Boi e prima dei Toscani, ed ebbero 8 jugeri di terra per uomo a Parma e 5 a Modena >. Furono condotti quivi dai triumviri Marco Emilio Lepido, T. Ebuzio Caio, L. Quinzio Crispino.
Nel 577 di Roma il console Caio Claudio Pulserò, con le sue legioni dell'Istria, venne nel territorio di Modena a debellarvi i Liguri, che si erano di nuovo ribellati ed avevano accampato nella pianura presso il fiume Scoltenna (Panaro). La battaglia fu lunga e sanguinosa: i Liguri morti furono 15.000, i prigioni oltre 700. I superstiti rifugiaronsi, disperdendosi, nei loro monti. Ma non appena il vincitore e le sue legioni si furono allontanati, quei Liguri — il che prova come, contrariamente all' affermazione di Tito Livio, la sconlitta non li avesse atterriti — incitati anche dai loro fratelli