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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Modena e Reggio nell'Emilia
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1902, pagine 328 |
Digitalizzazione OCR e Pubblicazione a cura di Federico Adamoli
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Nel Museo civico di Modena mostrarsi i saggi dei diversi terreni alluvionali die s'incontrano perforando i pozzi col sistema della trivellazione, detto modenese, perchè usato ab immemorabili in Modena — tanto che lo stemma del Comune porta dne trivelle decussate con una fronda, nella quale leggonsi le parole Avia pervia — dalla superficie attuale del suolo tino al bacino ghiaioso, nel quale sono incanalate e compresse le acque che alimentano i pozzi modenesi, le quali tanto in città quanto nelle adiacenze trovansi alla profondità dai 20 ai 30 metri del suolo. In quel grande specch'o lacustre paludoso, il lavoro incessante dei fiumi apenninici e dei torrentelli preaprn-ninici che si versano direttamente nella pianura modenese, produsse delle colmate formando delle isole, dei monti coli di materiale di trasporto, sulle quali non si sa come, nè per parte di quali abitatori, cominciarono a manifestarsi i primi albori della vi'a umana in questa regione. Questi esseri umani, venuti forse —- sebbene non si comprenda come — per vie ora non più esistenti dalle lontane terre dell'Asia, quivi si stabilirono, secondo l'opinione più ferma e consentita dalla maggioranza degli scienziati trattanti della materia, vivendo in piccoli gruppi di capanne, e furono i creatoli di quei singolari monumenti dall'aspetto di piccoli colli, che non sono altro che cumuli di detriti d'ogni genere della loro vita, conosciuti dai paletnologi col nome di Terre-mare e che nel dialetto del paese sono detti Méren (marne).
Nel territorio modenese si conoscono sedici di queste terremare e da esse vennero cavati in grandissima quantità gli oggetti più svariati della vita domestica di quei primi abitatori dell'agro modenese, oggetti che ora formano, sotto il punto di vista scientifico ed etnografico, ciò che di più pregevole ed interessante può offrire il Museo civico modenese.
Le suddette sedici terremare o marne possono ripartirsi, per la loro ubicazione, in nove per la regione delle colline, sino a 130 inetri sul livello del mare, cioè nei Comuni e località di Razzano, Sant'Anastasio, Castiglione di Morano, della Trinità. Cà dei Monesi, Monteborello, San Marco, San Pietro in Isola e Gajano; cinque sull'altipiano delle colline stesse superiormente alla via Emilia, dette di ©orzano, di Fonnigine o della Cappuccina, del Montale, di Casinalbo e di San Lorenzo; due nella pianura inferiormente alla via Emilia, note coi nomi di Sant'Ambrogio l'una e di Redù, o marna Salimbeni (ora Rizzi) l'altra. La terramara di fiajano è quella che si trova a maggiore altezza rispetto al livello del mare, cioè a 130 metri da questo; quella di Redù èia più bassa, essendo a 20 metri appena.
Secondo quanto scrive l'erudito Crespellani, che fu il principale raccoglitore e donatore delle collezioni esistenti ora al Museo civico nonché l'illustratore accurato delle terremare modenesi, < le prime, più numerose, coprivano cocuzzoli di collinette; quelle dell'altipiano o dei colli e quelle della pianura superiormente alla via Emilia sorgevano nei luoghi alti ed asciutti ; tutte poi indistintamente adagiavansi sopra terreni post-pliocenici, s'innalzavano a foggia di mammelloni o di cumuli rettangolari, alti dai 4 ai 5 metri dal piano odierno delle attigue campagne, muniti di fosse all'interno ed all'esterno, di modo che l'assieme dei fatti dimostra ch'esse furono terrestri e che gli autori delle marne o terremare modenesi preferirono i luoghi arieggiati ed asciutti ai palustri e malsani della bassa pianura, avendosene ancora una prova nell'assoluta mancanza, per ora, di terremare nel vasto spazio di pianura modenese che resta da quella di Redù al fiume Po; cosicché la marna di Redù nel Nonantolano segnerebbe, per l'odierno Modenese, l'estremo limite dell'abitato al tempo delle terremare.
< Esse si debbono parimente considerare come monumenti a sè, da non confondersi colle palafitte dei laghi, nò colle abitazioni delle caverne, perchè hanno una forma tutta loro speciale e la costruzione ne differisce sostanzialmente, presentandosi piuttosto come le tombe degli antichi popoli, a guisa cioè di grossi mammelloni o rialzi di terreno, entro ai quali stanno nascostis quasi cosa preziosa o sacra, i varii ammassi

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