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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Modena e Reggio nell'Emilia
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1902, pagine 328

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Modena
   03
   brilla sia oro. Abbiamo sott'occliio un pregevole rapporto sullo stato igienico sanitario della città, nel quale sono fatti gravi appunti sulle condizioni edilizie ed igieniche di un gran numero delle abitazioni. Notando come sia piuttosto alto il coefficiente di popolazione urbana in rapporto colla estensione della città e come ben poca sia l'area scoperta in confronto colla coperta, l'egregio autore di tale rapporto, che è il dott. Antonio Boccalari, ufficiale sanitario del Comune, continua: « Tale stato di cose rende di necessità poco salubri molte delle nostre abitazioni e deve necessariamente contribuire quale uno dei principali fattori dell'alto coefficiente di mortalità. Presso di noi, fino a questi ultimi tempi, si fece l'inverso di quello che ragionevolmente doveva farsi e che altre città, con molto utile loro, andavano compiendo; invece cioè di allargare la cinta, la popolazione si andò sempre più concentrando sulla stessa area. Infatti nel 151G, per ragioni strategiche e politiche, si soppressero borghi e sobborghi e quando, nel 1598, la Corte estense venne a Modena dalla vicina Ferrara e si trasse dietro gran numero di nobili, di clienti, di servi, ecc., colle loro famiglie, fu tutto un demolire, un ricostruire e modificare, cominciando dal castello ducale ; ma la conclusione fu di aggiungere entro la città nuove abitazioni.
   * Non è a tacersi però che prima di quest'epoca Ercole 11, nell'intento di migliorare le condizioni edilizie della città, aveva incominciata la riforma clic poi fu detta Addizione Erculea, mettendo a disposizione degli abitanti una vasta area di terreno fabbricabile; ma perchè questo avvenisse fu necessario oltre un secolo ed occorsero speciali, generose concessioni per parte del Comune, che fu anzi costretto a far costruire case a suo carico, per poi rivenderle successivamente ai privati. A restringere maggiormente lo spazio delle vie della città si aggiunsero le molte concessioni fatte ai proprietari di case nello scorso secolo di chiuderne i portici per ricavarvi botteghe, cantine e simili
   < Buona parte delle abitazioni di Modena trovasi perciò in cattive condizioni igieniche; in molte non vi sono cortili, oppure questi sono tanto ristretti, fiancheggiati da muri così alti da non lasciarvi mai penetrare sufficientemente l'aria e la luce; le case costrutte su di un suolo generalmente umido e malsano, fabbricate con materiale che facilmente assorbe l'umidità, specialmente nei piani inferiori, presentano numerose traccie di umido.....Nell'abitazione del povero manca frequentemente l'altezza voluta nelle stanze, e quasi sempre la cubatura non è nel giusto rapporto col numero delle persone che vi convivono >.
   A questo quadro poco lieto, comune del resto — salve rare eccezioni — a troppa parte delle città italiane, fa seguire un rimedio eroico, lo sventramento: porre il piccone dove il male è maggiore ed aprire strade e piazze ove ora non penetrano l'aria e la luce.
   Gli inconvenienti più sopra lamentati si avverano specialmente nella parte più centrale ed antica della città. Ma è da augurarsi che, dopo il risveglio dato dagli igienisti e dopo la constatazione delle gravi conseguenze che, nei rapporti dell'igiene e della morale, ha un simile stato di cose, il Comune di Modena provvedere al risanamento di quella parte infetta e malata della gentile città.
   Ciò non toglie che Modena non possegga ed in gran numero edifizi privati, che, oltre rispondere a tutte le esigenze dell'igiene e della vita moderna, hanno eziandio carattere monumentale e pregi architettonici ed artistici non comuni. Citiamo innanzi tutto fra questi — sebbene appartenente ad un ente morale — il grandioso palazzo del Collegio di San Carlo in via Emilia. Questo Collegio fu fondato per iniziativa del conte Paolo Boschetti» cavaliere di Malta, nel 1626, e fu detto dei Nobili, perchè originariamente non vi potevano essere ammessi se non alunni appartenenti a famiglie nobili e cattoliche, tanto del ducato che di altri paesi, e di San Carlo, per la contiguità di questo istituto colla chiesa dedicata a tale santo. L'edilizio attuale venne