Modena
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II proscenio, largo e di belle linee, ft formato da due colonne corinzie che sostengono un ricco architrave a rosoni ed altre decorazioni dorale. In occasione di feste da ballo e veglioni, il piano della platèa è, da apposito facilissimo meccanismo, innalzalo al livello del palcoscenico.
Il teatro Comunale di Modena possiede due sipari, clic sono considerali nel genere per due pregevoli lavori d'arte II primo e principale, è lavoro del professore Adeodato Malatesla, rappresentante Ercole Iduca di Ferrara visilanle il teatro, in legno, costrutto in quella città nel 1489. Il secondo sipario, in gergo teatrale detto comodino, opera del pittore Luigi Manzini rappresenta il Ricevimento di Torquato Tusso in casa llangoni a Castelvetro (1500), nelle pittoresche colline del Modenese, Lo sfortunato poeta fu ospite qualche tempo in Castelvetro della contessa Lucrezia Pica Rangone e dei di lei figli. 11 Manzini, oltre del poeta e dei suoi ospiti, ha voluto figurare nel piacevole quadro da lui ideato lo storico Carlo Sigonio, la celebre poetessa Tarquinia Molza, il Castelvetro, il Vignola ed altri illustri personaggi in quel tempo viventi in Modena.
II teatro Comunale di Modena è adatto agli spettacoli d'opera e di ballo più grandiosi e vi si diedero stagioni di primaria importanza. Fu inaugurato nel 1811 e può contenere, nelle sere di granile affluenza» oltre a 1500 persone.
Teatro Stordir — Questo teatro, sorgente presso la barriera Garibaldi (già porta Bologna), fu costrutto nel 188C in seguito ad uu accordo intervenuto tra il Comune ed un facoltoso negoziante, il rav. Gaetano Stordii, il quale osservando che la città, dopo l'incendio del piccolo e mal comodo teatro Ali-prandi, non possedeva un teatro secondario specialmente adibito agli spettacoli dì prosa, operette, equestri e varietà, propose al Connine l'erezione di un teatro di questo genere, ollrendo a proprio concorso la somma di 150.000 lire, nell'intendimento che coi recidili affittuari del teatro fosse fondata un opera di beneficenza a prò dei convalescenti dimessi dall'ospedale. Così fu fatto ed il teatro sorse sui disegni dell'archi-
tetto Vincenzo Maestri, che s'attenne allo stile classico. La sala, essendosi rivelata difettosa per la visuale e per l'acustica, fu alcuni anni or sono completamente rifilila e trasformata ad opera del valentissimo architétto milanese Sfornirmi, resosi celebre per le sue costruzioni teatrali in Italia ed all'estero. La nuova sala, inauguratasi nel 1895, riescimi modello di perfezione e di eleganza ed oggi lo Stordii conta tra i migliori teatri secondari d'Italia.
Giardino pubblico (anticamente detto Ducale). — Ha due ingressi : l'uno, il principale, all'estremità settentrionale del corso Canal Granile ; l'altro sul corso Vittorio Emanuele, dove sorge il monumento a Nicola Fabrizi. Questo nuovo ingresso venne aperto nel 1885 e vi si utilizzarono i bellissimi cancelli in ferro, opera a martello del fabbro Giambalti -la Malagoli, eseguito nel 1703 ed esistente prima sul piazzale ili Sant'Agostino.
In origine questo giardino era riservato alla Corte ducale. Nel 1739 il duca Francesco III d'Este lo fece riordinare destili;milolo ad uso pubblico. In quella circostanza fu eretto, in elegante barocco, il padiglione che serve di sfondo al corso Canal Grande, decorandolo di busti d'imperatori romani — trovati negli scavi della città — e di plastiche allegoriche. Nell'ottagono centrale, con cupolino, si tenevano allora dei concerti musicali, ai quali non di rado intervenivano il duca stesso e la sua Corte. In processo di tempo l'edilizio fu assai trascurato e mutato in serra ed in deposito degli attrezzi ili giardinaggio, si che era caduto in deplorevoli condizioni. Parecchi anni or sono il Connine lo fece, con provvido consiglio, interamente riattare e pur riservandone le ali all'uso di serre e di riparo per l'inverno ai fiori e alle altre piante delicate, ne adattò l'ottagono o padiglione centrale, decoralo con allre-sclii dal prof. Manzini, ad uso di ritrovo pel pubblico e di riparo in caso d'improvviso maltempo.
Il padiglione fu intitolato ali illustre agronomo e botanico Filippo Re, che per molli anni fu direttine dell'Orto botanico e professore all'Università, ed all'opera ed ai consigli del quale debbonsi gli abbellimenti che fanno ili questo giardino gradito ritrovo della cittadinanza.
MONUMENTI
La Croce di San Pietro — Sorge sul piazzale di San Pietro, davanti alla chiesa abbaziale, nel lato sinistro di chi osserva questa. Consta di una rozza ed aulica croce collocata sopra una colonna di marino, con piedestallo di pietre annerite dai secoli; da una parte ha scolpila la figura del Cristo e dall'altra quella di San Pietro. Notevole invece per la eleganza di fattura è il capitello della colonna con foglie d'acanto e teste di leoncini, scolpiti abbastanza finemente ed evidentemente e lavoro del periodo romano. Secondo la tradizione pietosa, questa croce sarebbe la prima eretta in Modena cristiana; ma sull'autenticità della leggenda si possono fare molte riserve. Comunque va annoverata fra le cose più vetuste di Modena. I mo-
naci di San Pietro (Benedettini), nel 1010, fecero l'istaurare questo piccolo monumento, senza però alterarne l'euritmia tradizionale.
Monumento a Muratori. — Sorge sulla piazza omonima, lungo la via nella parte occidentale della città. E semplicissimo. Consta di un basamento in granito quadrangolare, appena fregiato di rudimentali modanature, sul quale sorge in attitudine raccolta e pensosa la figura del untissimo sacerdote e grande storiografo.
Questo monumento fu eretto nel 1853 per offerte spontanee dei cittadini, colle quali si sopperì alle spese dei materiali. La statua fu modellata e scolpita dal prof. Adeodato Malatesta, che lavorò in quest'opera