fj(')
Parlo Terza — Italia Centrale
Scuderia per le malattie contagiose, per la clinica sperimentale e ]>er dimostrazioni di zootecnica; il Galn-iictto e kiJtnjphfffianatjtpfcOj i canili, il Gabinetto di clinica; la Scuola per le esercitazioni chirurgiche; i locali per le operazioni.
Attiguo a questi locali liawi l'Istituto ili zootecnia, sopra al quale si trova il Gabinetto e Museo di zootecnia ed igiene, creato con paziente cura dal professore Tainpelliin, fornito di numeroso materiale, sì da essere annoverato oggidì fra i migliori del genere.
Nei locali superimi trovatisi : la Scuola di fisiologia; l'Aula scolastica; il gabinetto perii clinico; il salone del Museo zootecnico, iniziato nel 1841 dal prof. Antonio liicciardi, con molte suo preparazioni d'anatomia comparata, continuato ed accresciuto dal 18,r>(> al 181)7 coi preparati del prof. Lodovico lìiliellini e recentemente dal prof. Cesare Roux, eoi uuuvi preparati di anatomia razionale divisi per sistemi e per regioni. Allo stesso piano havvi pure il \lnseo ili anatomia patologica e veterinaria, fondato nel I87'J dal direttore di il Istituto, il prof. Generali, con preparati patologici interessantissimi, specialmente riguardanti le malattie dei liovini in questa regione, ove l'allevamento del liestiame costituisce un importante cespite di ricchezza
Completano poi il corredo delle istituzioni scientifiche dell Università ili Modena : Gabinetti e laboratori di chimica generale, di anatomia patologica, di fisiologia; Gabinetto di ostetricia e di materia medica e le varie cliniche in dipendenza dell'Ospedale civile; gli Istituti biologici nei locali ili Sant'Eufemia, prineipalissiina questa d'igiene, dove annualmente si lamio i corsi di perfezionamento per gli ufficiali sanitari.
Albergo d'Arti. — Questo grandioso edilìzio sorgente sul lato meridionale dell'ampio piazzale di Sant'Agostino, fu eretto nella seconda metà del secolo scorso, d'ordine del duca Francesco III, per collocarvi a spese dello Stato gli orfani e figli dei poveri, onde vi apprendami quelle arti o mestieri verso cui si sentono più inclinati. Ne diede il disegno, semplice e grandioso ad un tempo, l'architetto modenese Pietro Ter-inanini, che ultimò il lavoro nel 1767. Nel 1780 Tu soppressa la Scuola d'arti e mestieri che, a quanto sembra, non dava frutti corrispondenti all'ingente spesa del suo mantenimento. Nel 1817 il grandioso stabile passò in possesso della Congregazione di carità, la quale vi collocò il Monte di pietà, duratovi fino al 1880. In quest'anno la Congregazione di carità vendette il fabbricato al Connine, clic ne abbisognava per allogarvi alcuni istituti scientifici ed artistici, mal disposti tu altri luoghi della città e sopratutto per insediarvi la Biblioteca c la Pinacoteca estense, espulse ila quella parte del palazzo Ducale in eui fino ad allora avevano avuto sede.
Così in questo palazzo od Albergo delle. Arti hanno attualmente sede: il Museo lapidario; l'Archivio comunale ; la Biblioteca comunale Poletti ; la II. Biblioteca Estense ; il Musco civico e del Risorgimento e la Galleria Poletti ; il Salone archeologico ; il Museo, la Pinacoteca ed il Medagliere Estense.
Daremo, come e nostro uso, ima rapidissima e sintetica descrizione di questi istituti, clic per consenso Unanime (li scienziati e d'artisti routengono tesori d'arte e rarità archeologiche, collezioni artistiche e scieutilirhe di primissimo ordini
Museo Lai'IIiaiiio. — E collocato perla massima parte nell'atrio d'ingresso, nella gran corte dell'edilìzio, sotto il vasto porticato clic tutta la circonda e sui fianchi dello scalone clic conduce ai piani superiori.
La singolare abbondanza ili marmi romani trovati in Modena e nel suo territorio circostante, il pregio artistico c l'importanza storica ed archeologica di un grandissimo numero di questi marmi, fecero nascere negli eruditi cittadini avv. Carlo Malumsi, canonico Cesare Galvani e monsignor Celestino Cavedoui, il pensiero di costituire uu Museo lapidario modenese. Con sovrano chirografo del 31 marzo 1828 ebbero dal duca Francesco IV facoltà di mettersi all'opera ed un annuale assegnamento per le spese di ricerche di acquisti, collocamenti ed illustrazioni ilei monumenti.
11 luogo scelto a tale ullicio, anche per essere facilmente accessibile al pubblico, fu l'ampio cortile dell'Mbergo d'Arti. Nel mezzo di questo cortile, riordinatosi nel 1882, insieme a tutto l'edilizio anche il Museo lapidario, dal Colmine venne fatta collocare sopra apposito piedistallo in granito la statua di Dorso d Ente, primo duca ili Ferrara e ili Modena. Questa statua ftl eseguita dallo scultore Pelliccia ili Carrara per commissione del duca Francesco IV, clic intendeva collocarla nel palazzo Ducale ; cosa clic gliavvenuti cambiamenti politici imi; consentirono poi di effettuare. Il duca Borso è rappresentato in magnifico paludamento col tocco in testa, nella destra tiene sguainata la spada e nella sinistra la rosa d oro, dono clic i pontefici, ili occasione di Pentecoste, sogliono l'are ai principi più devoti e fedeli.
Nel porticato c nelle due ali laterali al cortile è disposto il Musco lapidario nel modo che segue : a destra di clii entra ì monumenti d'epoca romana del I secolo dell'era nostra sino alla caduta dell Impero; a sinistra marmi e monumenti ìnedioevali lino ai tempi più recenti
Ila sopratutto grande valore la parte romana, che e senza dubbio in questo genere la più pregevole e copiosa di tutta l'Emilia, sia sotto il rapporto storico dato dall'importanza delle epigrafi e delle notizie clic vi si desumono, sia per l'effettivo pn gio artistico 11 questi monumenti. I marmi modenesi furono studiati con grande interesse da tutti i più celebri archeologi del secolo scorso e del nostro, fra i quali vanno ricordati il Marini, il Fabbretti, il Griiter, il Mommsen, il Winkchnaim il Muratori, il Cavedoui, il Montfaueon c molti altri. Essi, insieme ad utili notizie storiche e cronologiche, ci danno un'idea dello stato dì iloridezza e di civiltà della Modena romana, del gusto artistico e del senso pietoso della sua popolazione.
Fra i principali pezzi di questo Museo vanno ricordati: il sarcofago di marmo greco venato, già tomba di Clodia Plautina, dissotterrata nel 1350 scavandosi le