Modena
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Maggiore, di fronte al Duomo e fu costrutto in questi ultimi anni per lascito cospicuo d un cittadino e patriota. 11 disegno fu dato dall'architetto Luigi Giacomelli di Treviso, residente in Vicenza, vincitore del concorso nazionale all'uopo bandito. E in Milo del lìmascimento, già baroccheggìante e sovraccarico di decorazioni non tutte del miglior gusto e non sempre appropriate allo scopo dell'edilìzio. Ma quel ch'ò peggio si è clic, pur avendo per sè stesso qualche inerito intrinseco di disegno, d'imponenza, quest'edificio è in perfetta dissonanza cogli edifizi caratteristici della piazza, sulla quale sorgono il vetustissimo e meraviglioso Duomo colla sua gran torre ed il palazzo del Comune, di linee eleganti e severe. Fu deplorevole cosa the nei termini del concorso 11011 si facesse obbligo agli artisti di uniformarsi o meglio d'intonarsi al complesso ormai tradizionale e caratteristico che questi due edilìzi danno alla maggior piazza della città.
Terminati ì lavori di adattamento interno si sono gradualmente insediati in questo edilìzio gli istituii giudiziari della città, che avevano ora sede troppo angusta e disadatta nella casa del Comune, con pregiudizio ed incomodo degli uffici di questo, pei quali deve essere facile e continuo il contatto colla cittadinanza,
Palazzo Reale, già Ducale (fig. 7), — E il maggiore edilìzio di Modena e conta indubbiamente fra i pin maestosi d Italia. Nella vasta area ove ora sorge il palazzo, che fu la Corte or fastosa ed allegra, or melanconica e sospettosa, degli Estensi, sorgeva fin dalla seconda metà del secolo XIII un poderoso castello, che serviva di presidio alla città e di dimora agli eventuali suoi dominatori Donde la designazione di Castello rimasta a tutta questa parte della città.
Il castello ripete le sue origini da Obizzo II d'Este marchese di Ferrara, chiamato dai Modenesi, afflitti da lunghe e sanguinose discordie, a mettere pace nelle loro cose e ad assumere il reggimento della loro città. Ohizzo II d'Este venne in Modena il 23 gennaio 1289 e con molta energia si diede a sedare le discordie partigiane, punendo i perturbatori della quiete pub-lilica e richiamando in patria tutti i fuorusciti. A rafforzarsi meglio in questo suo dominio, ben sapendo quanta fosse 1 incostanza degli animi e dei partiti, Obizzo eresse, nella parte settentrionale della città, un poderoso castello, munito agli angoli di quattro solide torri, circondalo da mura e da fossati, in modo da essere stimato per inespugnabile, e quivi prese dimora circondato sempre da un forte nerbo dei suoi devoti Ferraresi.
Sotto ì 2 febbraio dell'anno 1291 esistono nell'Archivio di Stato modenese gh strumenti fatti per la compera di ventotto diverse case a demolirsi per creare l'area del nuovo palazzo. Affi 17 marzo dello stesso anno, con un altro strumento, esistente pur questo nel pubblico Archivio, il marchese Obizzo rivende al Comune le stesse case al medesimo prezzo col quale erano state da lui comperate, cioè lire 2388 di Modena. Parrà strano che tale vendita seguisse sì da vicino la compera ed il fatto non può trovare altra spie-
gazione se non nell'ipotesi che il Comune di Modena, per atto di devozione verso il nuovo signore, volesse a proprie spese innalzare il palazzo o castello nel quale il principe doveva abitare. Cominciato al tempo di Obizzo il nuovo castello fu compiuto durante il governo di Azzo Vili ; ina non appena la grandiosa opera potè dirsi terminala, per uno dì quei rapidi muta-nienti d'opinione di cui il periodo delle nostre rivoluzioni comunali dà si frequenti e singolari esempi, il popolo modenese, sollevatosi nel gennaio 1300 contro Azzo d'Este, lo caccia dalla città, rivendica a libertà d Comune e per primo fatto invade, saccheggia ed in gran parte distrugge quella ch'era stata la dimora del signore. Però trent'anni dopo, Obizzo III d'Este, in parte colle armi ed in parte coi maneggi dei suoi fautori, riacquistato il dominio di Modena, rifabbricò ed ampliò il castello che era stalo di Obizzo II e di Azzo Vili. Si hanno in proposito documenti del 1351 riguardanti la compera di circa venti case fatta dal marchese Obiz: o nei dintorni del suo palazzo, affine di dare maggiore estensione a quel fabbricato ed alle sue fortificazioni.
11 palazzo, sorgendo sul punto ove confluivano i vari! canali passanti nel sottosuolo della città formando il canale, allora ed oggi ancora detto Naviglio, era circondato da fossati d'acque correnti, che si attraversavano mediante ponti levatoi: una vera fortezza piantata davanti alla città a sfida e minaccia ad un tempo. Della ricostruzione e del rimaneggiamento dell'edilìzio fu autore, a quanto sembra, il bolognese maestro Manfredini della Trìade.
Oltre del signore — (piando trovavasi in Modena
— nel castello dovevano tener stanza il podeslà e gli altri magistrati da lui nominati, affine di guarentirli meglio che non potessero esserlo nell'antica sede del Comune in piazza Grande, contro gli improvvisi scatti e sollevamenti del popolo. Questo stato di cose durò per oltre nn secolo, fino a che liorso d'Este, duca dì Modena e dì Ferrara, non destinò al governo della prima di queste due città il proprio figlio Ercole. Allora il Comune di Modena, riguardando il palazzo o castello come cosa propria, ne fece atto di perpetua donazione al principe ed ai suoi discendenti, affinchè più degnamente vi si stabilissero colla loro Corte.
Quando, liei 1598, gli Estensi furono dalla politica pontificia costretti a sgombrare da Ferrara ed a lasciare quel loro possesso alla Santa Sede, il duca Cesare, venuto colla sua numerosa e splendida Corte in Modena, dovette fare ingrandimenti e miglioramenti al castello; altri furono condotti sotto Alfonso III ed infine il duca Francesco I — che fu uno dei personaggi più illustri della famiglia d'Este e del suo tempo
— pensò al rifacimento generale dell'edifizio e chiamò ad operarlo l'architetto romano Bartolomeo Avanzini, famoso per opere compiute in quella grande città e presso altre Corti d'Italia. L'Avanzini si mise al lavoro nel 1035, dando i disegni e costruendo il modello del palazzo, perchè il committente ne avesse pronta ed esatta idea, e di quest'opera fece senza dubbio il suo capolavoro, creando uno dei più grandiosi e splendidi