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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Modena e Reggio nell'Emilia
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1902, pagine 328

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   fj(') Parlo Terza — Italia Centrale
   pennello : le figure di donne coi pennacchi sono ili Gerolamo Vignola; altare della Risurrezione, con im quadro moderno del Manzini e quattro dipinti di l!er-narilo Cervi, discepolo di Guido Reni ; il sarcofago in onore del vescovo Baraldi, morto nel 18?>Ì; Madonna della Piazza, antichissimo dipinto su pietra esistente in origine nella fiancata del Duomo guardante la piazza, trasportata nell'attuale luogo nel 17'J8; scalinata in marmo conducente al santuario per l'abside di destra (in origine ora nel mezzo della navata, fu trasferita quivi nel 1000). A destra di chi sale si leggono le epigrafi commemorativo del cardinale Filippo Carandini morto iu Modena nel 1810; del professore in medicina Giuseppe Jacopi, morto nel 1813. Sopra questi si osserva un grandioso San Cristoforo ed altri antichissimi dipinti di maniera pre-giottesca, scoperti e ristaurati dalla benemerita Commissione clic presiede al l'istauro dell'insigne basilica. Sulla parete a destra del ripiana sono incastrati alcuni bassorilievi in marmo, appartenenti agli antichi amboni quivi collocali liei secolo XVII, quando furono distrutti ; rappresentano : Pietro che davanti a I'ilalo rinnega il suo Maestro, Giuda Iscariota che riceve il prezzo del suo tradimento, il Maestro che sveglia gli Apostoli, dicendo loro: Sorgete et ambulate; nonché alcuni altri episodi della Pussione, colla lavanda, la Ilagellazione, la cena, scolturc dorate e dipinti che sono attribuiti ad Anselmo da Campione, operante sulla fine del secolo XII e sul principio del XIII. Sopra questi bassorilievi, che per quanto ingenuamente trattati, sono espressivi ed hanno notevole valore archeologico, veggonsi nel muro avanzi ih altri dipinti, scoperti dalia stessa Commissione ristauralrice del Duomo. Cappella del Sacramento con altare di finissimi marini e pietre preziose, lavorato in Genova nel 1694 per la chiesa di San Giovanili del Cantone e, soppressa quella chiesa durante il periodo rivoluzionario, quivi trasportato ; la calotta del piccolo abside, lavorata a ralTaellesclii ed a figure di animali su fonilo d'oro dal prof. Ferdinando Manzini; i Santi Ambrogio, Agostino, Girolamo, del frontone, erano di Geminiano Vincenzi, modenese e furono levali per aprire la piccola rosa posta sull'altare. Palla parte del Vangelo vedesi una scoltura antica raffigurante Cristo co! libro dei Vangeli fra le, mani; ri-tiensi che questa, come le altre dell'atrio della cripta, facesse parte degli amboni, o grandi pulpiti per la lettura o spiegazione del Vangelo, che usavansi nelle primitive basiliche cristiane. L'abside maggiore e cappella centrale a calotta fu ridotta alla primitiva sua forma nel 188G-87, rimoveiido l'ancona dipinta dal Volani e le altre pitture del Vincenzi che l'ornavano, c riaprendovi le tre finestre esistenti in origine. L'altare moderno, rimpiazzante l'antico in marmi di più specie e sorretto da tredici colonnette, fu demolito ed in suo luogo ripristinato l'antico, assai più in carattere coll'arcliitettura del tempio. Gli scanni del coro offrono pregevoli lavori di tarsia, eseguiti nel l ì05 dai fratelli Cristoforo e Lorenzo Cavazzi di Lenilinara. La Calotta dell'abside venne dipinta a fondo d'oro colle
   figure del Redentore e di varii santi, sullo stile dei musaici bisantiiu e calogeriui, in gran voga nel lempo in cui fu costrutto il duomo modenese. L'altare dello 1 >e— liquie, sull'abside minore a sinistra entrando, ha una tavola dipinta anlichissima, rappresentante la Vergine seduta col liambino e, dietro lei, un santo mitrato. Vuoisi sia stata dipinta nel 120!) e l'itiensi sia quella già detta della Colonna, alla quale, secondo il cronista Silingardo, Amedeo di Savoia dello il Conte Verde, offerse una lampada d'argento massiccio, per ringraziamento della ricuperata saluto (!3fH). I dipinti della vòlta sono di Matteo Preti, detto il Calabrese. Anche questo altare più non esiste, essendo stata ridotta l'abside all'aulica forma.
   Seguono, fra i ricordi funerari, il busto in marino del primo arcivescovo di Modena monsignor Emilio Cugini, opera dello scultore Pelliccia di Carrara; il sarcofago di Francesco di Gherardino e di Caterina Molza, scolpito nel 151G da Bartolomeo Spani, «lì Reggio; il monumento di Lucia Husca-Hangoni, moglie di Francesco Maria lìangoni, morta nel 1508, lavoro del maestro Antonio daMorbegno in Valtellina, eseguito nel 1513. La grande cappella mortuaria contenente il monumento in marmo di Carrara, eretto nel 1820 da Maria Beatrice Ricciarila al proprio padre Ercole III d'Este, ultimo duca di Modena, morto in Treviso nel 1803 e trasportato a Modena dopo la ri-staurazionc del 18IG, fu distrutta per rimettere a posto il pronao della porta della Pescheria. Il monumento fu trasportato nella chiesa di San Vincenzo, dove tro-vansi le altre salme degli Estensi e dove furono pure portate le ossa di Ercole III, che prima erano sepolte nella cripta del Duomo presso l'aliare di San Geminiano. Non lungi havvi una Madonna col Bambino, scoltura (li bella espressione e di buona fattura, che sembra appartenere alla scuola di Nicolò Pisani.
   Scendendo la scala che mette alla sottostante navata, si notano nel muro numerose lapidi mortuarie di cittadini illustri ed un bellissimo mausoleo di Claudio lìangoni, disegnato da Giulio l'ippi detto comunemente Giulio Romano e lavorato da Nicolò Cavalierini, modenese, suo allievo. 11 lìangoni fu uno dei migliori capitani del secolo XVI. Morì nel 1537.
   Nella navata laterale a sinistra entrando si osservano: l'aliare della Flagellazione, dipinto da Carlo Bianchi Ferrari (1560-1G32): nella vòlta sonvi buoni affreschi di Luca Ferrari, reggiano, ed il monumento funerario del vescovo Roberto Fontana e buon lavoro di Ercole Ferrala, milanese, del secolo XVII ; altare dei Santi Girolamo, Battista e Sebastiano, dipinto dal già ricordato Dosso Dossi, ferrarese; sotto questo conservavasi in apposita nicchia il bellissimo Presepio in terracotta, lavorato nel 1521 dal celebre plastico modenese Antonio Begarelli, era posto nella parete opposta della chiesa ; altare a forma di trittico in legno dorato, nei varii scompartimenti del quale lavorò Serafino Serafini, pittore modenese; l'altare detto delle Statuette, foggiato pur questo a trittici): con guglie, statue, arabeschi credesi lavoro di plastico toscano