Modena
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che mette il cuore della città in comunione colla grandiosa piazza Reale, sulla fronte meridionale, monumentale dell'anzidetto palazzo degli Estensi, ora sede della Scuola militare; il corso Canal Chiaro, bella e larga via, sebbene non troppo regolare, che dal centro della città conduce alla porta meridionale di San Francesco, da cui comincia la inagniiica strada nazionale detta Giardini, che attraversando l'Apennino conduce 111 Toscana.
Il maggior numero delle vie di Modena sì principali che secondarie è, se 11011 colla inesorabile continuità delle vie bolognesi, fiancheggiato da portici, il che contribuisce a dare alla città un aspetto alquanto malinconico ed antiquato, ed a far sentire per certe località l'urgenza del piccone demolitore e risanatore. Ma nel suo aspetto complessivo, Modena si presenta simpaticamente pulita ed anche moderna al visitatore, e sufficientemente ricca di edilizi e di monumenti, di reale interesse storico ed artistico.
La piazza Grande, o del Comune, aprentesi sulla fiancata meridionale del Duomo e sulla fronte occidentale del palazzo Civico, è approssimativamente il centro topografico della città. Essa è monumentale e, nelle ore del mercato mattinale, animatissima e pittoresca. Del resto poche città di secondo ordine possono dirsi animate e movimentate come Modena nelle sue vie centrali Sotto i portici che fiancheggiano la via Emilia, il via vai della gente è contìnuo, vario, incalzante.
Nei giorni di mercato, poi, come il lunedì ed il venerdì, nei giorni festivi, in molti punti della città, nella piazza Grande, in via Emilia, sotto il portico del Collegio vi è addirittura ressa, tanta è l'affluenza dei cainpagnuoli che dai dintorni, e di negozianti che dalle vicine e lontane città vengono al mercato di Modena, considerato — quello del lunedì — per uno dei più importanti dell'Emilia, in materia di bestiame e di prodotti agrari.
EDIP1ZI SACRI
Duomo. — Se vogliamo credere al sacerdote Vc-driani, die scriveva la Storia di IIndenti intorno alla metà del secolo XVII, storia per la quale il Comune votò allo scrittore un premio — allora assai cospicuo — di 100 scudi, il Cristianesimo sarebbe stato por-lato in Modena nei tempi apostolici e dai Ss. Pietro, Paolo e Barnaba. Ma nulla, all'infuori dell'asserzione del VedtWtl viene a confermare questo fatto.
Più modestamente, un cronista modenese del XVI secolo, il Pannini, afferma, clic venuti in Modena, nel l'anno 03 di C., l'ateniese Dionigi Areopagita ed il suo compagno, il vescovo Eutropio, ctiimuciarono a fare propaganda della nuova dottrina, allora pressoché sconosciuta nella colonia modenese : e clic le loro predi cazioni, inspirate da sacro ardore, furono tanto convincenti che ben presto i due missionari ebbero gran ninnerò dì seguaci, i quali non tardarono ad erigere, fuori delle mura della città, una chiesa a San Pietro, il principe degli Apostoli già da anni martirizzato in l'ionia. Il Pannini afferma anzi — ma ciò, dato i tempi ed il modo col rjunle il Cristianesino si propagò, non è ammissibile — clic fu trasformato al culto cristiano un tempio che prima era dedicato a Giove. Ora è noto clic siffatte trasformazioni non avvennero ed anche a stento —- ripugnando ai primitivi cristiani qualsiasi comunione in materia di culto col Paganesimo —, se non nel IV o nel V secolo, quando il Paganesimo era pressoché tramontato ed il Cristianesimo era la religione di Stato nell'Impero romano.
Molto verosimilmente i primitivi cristiani di Modena, siccome praticavano i loro correligionari d'altre città, eressero il loro primo tempio fuori della citlà, per sottrarsi, nella contemplazione dei nuovi ideali, ai rumori ed alle tentazioni di questa ed anche più probabilmente per evitare il rigore delle leggi e le persecuzioni, che non tardarono ad essere promulgate e ad infierire contro i cristiani. E opinione degli eruditi, convalidata dalla costante tradizione popolare, che quel primo tempio cristiano ili Modena sorgesse nel luogo ove ora si trova l'antica chiesa di San Pietro.
Secondo gli stessi storici sembra clic a primo vescovo ili Modena sia stato ordinato Cleto, diacono romano, mandato a richiesta dei neofiti modenesi dal pontelice Anacleto Greco nell'anno 103 di C., imperando Trajano. Ma dopo Cleto tace la cronologia per lungo corso d'anni fino alla metà del secolo IV, nel quale appare come vescovo di Modena, succeduto ad Antonio, di cui era diacono, quel Gciniiiiano che i Modenesi presero a loro patrono e che fu, se non il fondatore, il rinnovatore della loro Chiesa come qualche altro, sebbene in più ristretto campo, ad es. Sant'Ambrogio, capo della Chiesa milanese e suo contempo-ranco. I panegiristi di San Geniiiiiaiio dicono che egli combattè vivacemente la sètta di Ario, clic diede opera alla distruzione di quanto ancora rimaneva di gentilesimo nella sua città, che ospitò in Modena il celebre vescovo e predicatore Atanasio, ed assegnano perfino a San Geinimauo fauno stesso di morte, accertato per
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